«La Rai torinese deve tornare a contare dì più» di Luciano BorghesanLucia Annunziata

«La Rai torinese deve tornare a contare dì più» DALLA PRESIDENTE DELLA TV PUBBLICA LA CITTÀ E IL PIEMONTE ATTENDONO RISPOSTE AGLI INTERROGATIVI SUSCITATI DAL CONTINUO IMPOVERIMENTO DI VIA VERDI «La Rai torinese deve tornare a contare dì più» Due giorni di convegno con l'Annunziata Luciano Borghesan Per due giorni Lucia Annunziata ascolterà Torino e il Piemonte. Parte dalla città dell'ex Eiar, dove hanno avuto i natali telefono, radio e tv, il suo giro per l'Italia della Rai. Vuole visitare i centri di produzione, gli uffici, sentire dirigenti-e redazioni. La presidente Rai parlerà solo a conclusione del convegno sulla grave situazione determinatasi nell'ex capitale delle telecomunicazioni per il costante trasloco delle attività. In dieci anni questo è il sesto arrivo di un presidente dell'emittente pubblica. Demattè, Letizia Moratti, Siciliano, Zaccaria, Baldassarre...., tutti si sono sempre prodigati in promesse non mantenute. Zaccaria le aveva anche firmate in un documento con gli enti locali. Baldassarre aveva voluto nel suo studio, a Saxa Rubra, il dipinto di Casorati che aveva dato il nome a una sala dell'edificio di via Cernala. Un ricordo di Torino? Per la verità, quella «promozione» (accompagnata da un secondo Casorati e da un Chessa) non era stata ben accolta dai dipendenti del palazzo di vetro, destinato a diventare albergo o centro commerciale. L'Annunziata tornerà con il Casorati che ha trovato nell'ufficio in cui lavora da pochi mesi. Lo riconsegnerà a Torino. Un bel gesto, anche simbolico: a questa città che ha dato, si deve anche saper rendere. Il presidente deve indirizzare, al cda spetta decidere e al direttore generale Flavio Cattaneo realizzare. E qui c'è bisogno di fatti concreti. L'allarme è stato suonato da tempo dai sindacati, dagli enti locali, dai parlamentari. Negli ultimi anni - anche a causa dell'aggravarsi della crisi industriale - si è diffusa l'esigenza di rafforzare le eccellenze intemazionali della prima -storicamente - regione italiana ed europea. Ora sono in campo cittadini, intellettuali, operatori: lo fanno proponendo innovazioni, mentre a Milano già si è festeggiato in piazza, con Raidue alleata. Su La Stampa si è svolta un'approfondita riflessione. Lo stonco Giovanni De Luna, che ha aperto quel confronto, teme (di modo in cui si discute del decentramento della Rai nel Paese: dà talvolta l'impressione di ima canea che si spartisce una carcassa». Avverte: «Lo smembramento sarebbe il colpo di grazia per una Rai in crisi di ascolti, che sta soccombendo rovinosamente nel duello con Mediaset». Per il docente universitario, e conduttore di programmi radiofonici e televisivi di successo, «bisogna tornare al modello che ha fatto grande la Rai: quando a dividersi le fasce del palinsesto erano le reti (azzurra, gialla etc.) sul territorio: le sedi periferiche intervenivano nelle trasmissioni a catena, organizzavano fette intere del palinsesto, in un disegno coordinato dal centro, ma che cercava di sfruttare ogni sede regionale secondo le particolari abilità e inclinazioni di ognuna». Un cervello unitario, un decentramento funzionale. De Luna condivide l'enunciato dell'Annunziata in commissione vigilanza. «Anche per il confronto-concorrenza con Mediaset dice -. Le reti di Berlusconi, presenti solo a Roma e Milano, sono condannate a inteipretare il territorio esclusivamente in termini di consumi e di mercato. Propongono agli italiani di riconoscersi in un unico modello culturale, un'omologazione che ha proprio nel consumare tutti le stesse cose la sua matrice identitaria più forte. La Rai può riscoprire altre identità: quella nazionale più connotata sui valori dell'appartenenza civile e identità locali più legate alla concretezza deUe nostre culture, tradizioni». Gh esempi per Torino sono espressi nel documento elaborato da Regione, Provincia e Comune, e di cui riferiamo sopra: «Una proposta seria, non vellei- tarla. Gli enti locali non possono spingersi più in là, esiste un delicato problema di autonomia aziendale, di organigrammi consolidati. Ma certo un segnale incoraggiante dall'azienda dovrebbe venire nel varo di ima dirigenza locale in grado di gestire produzioni complesse». E' piaciuta l'idea di Tuttolibri di creare un tg-cultura. «Inoltre, Torino - conclude De Luna - ha scadenze che la devono vedere comunque in prima fila. Con le Olimpiadi, c'è il cinquantenario della tv». Nel 1954 il segnale partì da quella via Verdi che oggi l'Annunziata visiterà con due torinesi voluti al fianco: l'ex direttore del centro di produzione, Maurizio Ardito, ora nel suo staff, e l'attuale, Tommaso Genisio, subentrato all'interim romano di Lorenzo Vecchione i Sul tavolo anche la proposta del Tg cultura E intanto Saxa Rubra riconsegna un Casorati La presidente della Rai Lucia Annunziata e il direttore generale Flavio Cattaneo