Berlusconi vuole il record dì Bernabeu

Berlusconi vuole il record dì Bernabeu QUARTA CHAMPIONS, LA PRIMA A BARCELLONA NELL'89 CONTRO LO STEAUA Berlusconi vuole il record dì Bernabeu E' a due Coppe dal mitico presidente del Rea Giancarlo Laurenzi inviato a MANCHESTER Appoggiato con il braccio a 45 gradi sulla portiera (sintomo di parziale relax), mentre pochi metri più a sinistra Platini svicolava verso il tendone deUe celebrità senza un flash che ne illuminasse almeno i chili, Berlusconi firmava autografi sui bighetti che i tifosi in delirio avrebbero riportato in Itaha come Gronchi Rosa. Era già sceso nello spogliatoio per brindare, e ora, protetto dalle guardie del corpo virtuali (Bonaiuti, Fede, Gonfalonieri), spiegava a chi provava ad estorcergli rasoiate agli alleati di governo che «se parliamo di verifiche quella più dura da superare erano i rigori di Champions», e dal sorriso smagliante capivi che il sapore del trionfo ancora in bocca era il digestivo per i bocconi ingoiati controvoglia lunedì. Il presidente del Milan-Consiglio è arrivato alla sua quarta Coppa Campioni vinta nell'arco di 14 anni (cominciò a Barcellona nelr89,4-0 allo Steaua, doppiette di Gullit e Van Basten), e nella sua testa - statene certi - il nuovo obiettivo è incidere il proprio nome al posto di quello di Santiago Bernabeu, che con il Real ne vinse 6, di cui 5 di fila (dal '56 al '60). Che sia un presidente ideale, in fondo, lo ha confermato anche Rivera, totem rossonero e suo rivale politico: «Dovrebbe fare solo quello, gli riesce benissimo, mentre per il Paese sono più i danni che fa...». Berlusconi è ripartito senza partecipare alla festa nell'albergo di Prestbury, 25 km da Manchester, ma in regalo ha lasciato le dehzie preparate dal suo chef Sergio Persichini, aiutato dal cuoco della squadra Oscar Basini. Una torta tutta bianca (per scaramanzia), tinta di rossonero dopo il rigore finale segnato da Shevchenko. E una serie di primi piatti da leccarsi i baffi: gnocchi gratinati, tortelli alla parmigiana, trofie al pesto, tagliatelle alla bolognese, orecchiette. Più limitato il parco dei secondi: cosciotto d'agnello, roast-beef. Nelle sale del Mottram Hall Hotel si è andati avanti fino all'alba intrisi di alcol, 300 invitati tra squadra, dirigenti, parenti e vip e mentre i più sfollavano, Ancelotti e i suoi ragazzi hanno chiesto una razione supplementare di pasta, 4 chili e mezzo dipennette all'amatriciana spazzate via poco prima delle 5 del mattino. Infine, mentre alcune star andavano a dormi- re, chi esausto per la fatica fatta (Sheva, Inzaghi), chi per le fatiche vicine (Rui Costa, avviato in camera con la moglie), chi sentendosi corpo estraneo (Rivaldo), un gruppo di invasati mai sazi è uscito sul prato davanti all'albergo, improvvisando una sfida di calcetto durata mezz'ora: Kaladze, Nesta, Brocchi, Pirlo, Ambrosini, Gattuso, Abbiati, Dalla Bona, i 4 preparatori di MilanLab. Era un'esaltazione nata dopo il discorso fatto da Berlusconi all'ora di pranzo, quando a tavola (tra pasta, pesce e crostata di frutta) il presidente aveva voluto indicare Rui Costa a modello della simbiosi gradita tra classe innata e spettacolo preteso come insindacabile obiettivo. Concentrazione totale, serviva. Berlusconi è stato vicino alla squadra fino in fondo, partecipando anche alla riunione tecnica. A Enzo Ghigo, presidente deUa Regione Piemonte e fedelissimo di Forza Itaha, aveva dovuto spiegare la rinuncia all'inaugurazione di Casa Piemonte: «Non posso venire, devo restare con la mia squadra. E comunque vada, vinciamo noi». Ouando Sheva ha trafitto la rete di Buffon e i cuori dei 12 milioni di tifosi juventini, Berlusconi è rimasto in trance, appeso alla balaustra deUa tribuna, appena scosso dai baci di Maroni e Galhani. Si è ricordato della rac¬ comandazione fatta poche ore prima a Gattuso («Genny, mi raccomando con Zambrotta») e della carezza profetica sulla testa di Paolo Maldini («Alzerai al cielo la Coppa, 40 anni dopo tuo oadre»). S'è convinto che alla )ase di ogni successo c'erano i suoi blitz, incurante di invadere la sfera tecnica di Ancelotti. Le due punte insieme e Serginho in campo: questo ha preteso, ribadendolo a brutto muso nell'intervallo del derby d'andata, semifìnaie di Champions. Shevchenko lo ha ripagato: «Il presidente è un genio, la sua visita mi ha trasmesso una serenità unica. Tirare un rigore mi trasmette un nervosismo insopportabile, in genere. Stavolta il tragitto sull'erba prima dell'esecuzione mi è sembrato un tappeto volante. Non sono mai stato così felice, e impazzisco di gioia all'idea di aver vinto la Coppa davanti alla mia famiglia: papà, mia sorella, Kristen (la mamma era rimasta Milano, ndr)». Sheva sapeva che - in caso di errore - il sesto penalty della serie sarebbe stato tirato dai piedi soffici di Inzaghi. Ed è questa la cosa più incredibile. Che sia rimasto sereno davanti a un pericolo incombente di tal i dimensioni. Shevchenko lo esalta: «E' un genio, il suo discorso all'ora di pranzo mi ha trasmesso serenità al momento di tirare il rigore decisivo» Nella notte la festa con 300 persone Pennette poco dopo le 4 e prima di una incredibile partita di calcetto nel giardino dell'albergo Shevchenko abbracciato da Dida. Se l'ucraino avesse fallito il penalty, il sucessivo sarebbe stato calciato da Pippo Inzaghi

Luoghi citati: Barcellona, Manchester, Milano, Piemonte