L'applauso dì Agnelli: stavolta è andata bene a loro di Fabio Vergnano

L'applauso dì Agnelli: stavolta è andata bene a loro IL PRESIDENTE DELLA FIAT A MANCHESTER L'applauso dì Agnelli: stavolta è andata bene a loro La società bianconera guarda avanti: ricomincia subito la caccia alla Coppa sfuggita retroscena Fabio Vergnano inviato a MANCHESTER LA maledizione dei rigori questa volta ha colpito la Juve. E' un verdetto crudele. Ha vinto non il più bravo in assoluto ma chi dal dischetto ha sbagliato meno, chi ha conservato un brandello di residua lucidità. Così è stato amaro, alla fine, l'applauso sportivo al Milan da parte di Umberto Agnelli, che da quando ha ripreso la conduzione della società bianconera, nel '94, ha festeggiato 5 scudetti (l'ultimo freschissimo) ma una sola Champions League. Ed è stato sincero il complimento alla sua squadra ma anche agli avversari: «Stavolta è andata bene a loro». Una giornata intensa, per il presidente della Fiat. Ore 17,15, aeroporto di Manchester: il jet privato del Dottore parcheggia in mezzo a decine di altri aerei provenienti da tutta Italia. A bordo con lui la signora Allegra, i figli Andrea e Anna, il direttore generale del Tesoro, Siniscalco, e Alessia Merz. Problemi di traffico aereo e ima beve indisposizione avevano ritardato l'arrivo in terra inglese, facendo saltare buona parte del cerimoniale. Fra l'altro anche la visita a Casa Piemonte, dove Agnelli era atteso dalle autorità torinesi e regionali e da Evelina Christillin. Neppure il tempo di correre all'hotel della squadra per salutare i giocatori che alle 18,15 (ora di Manchester) erano già tutti sul terreno di gioco di Old Trafford. Subito in tribuna vip, nello speciale lodge riservato agli ospiti di riguardo, subito nel clima della grande sfida in uno stadio infiammato di passione e reso ancora più incandescente da ima giornata imprevedibilmente estiva dopo la pioggia dei giorni scorsi. Il Dottore e la Juve: un amore che dura da 48 anni da quando nel 1955 la famiglia gli affidò il compito di dirigere la società bianconera. Fu lui a portare Sivori e Charles in bianconero, suoi i tre scudetti conquistati in quattro stagioni dal 1957-'58 in poi. Era una Juve molto «italiana» nel senso che non aveva ancora una reputazione europea. Massimo traguardo dell'epoca i quarti di Coppa Campioni con l'eliminazione da parte del Beai Madrid. Un avversario storico. Poi vennero gli anni del distacco dalla squadra. Prima Catella, poi Boniperti, con l'Avvocato più vicino alla società e il dottor Umberto defilato, ma sempre attento alle vicende della squadra. Una parentesi terminata nel 1994, quando, dopo anni di risultati deludenti, ci fu la grande svolta. Un colpo di spugna, un radicale cambiamento dirigenziale voluto dal Dottore che riprese il comando e portò in società uomini di sua fiducia come Girando, affidò la supervisione tecnica a Moggi, richiamò un bianconero di provata fede come Bettega, volle Lippi in panchina. Un vincente, il Marcello, come fu Carcano per il padre Edoardo e Trapattoni per il fratello Giovanni. Una rivoluzione che ancora adesso dà frutti generosi. Subito lo scudetto, poi di seguito la Champions League, l'Intercontinentale e altri scudetti e coppe. Una parata di campioni, un occhio al bilancio, ma anche la vogha di ridare alla Juve una dimensione mondiale. L'opera iniziata prosegue ancora oggi con risultati che sono sotto gli occhi di tutti: quattro scudetti in nove anni a una media bonipertiana, l'ingresso in Borsa, presto lo stadio di proprietà, una gestione manageriale improntata a criteri d'avanguardia. Una macchina perfetta che non conosce l'usura del tempo. E nonostante i nuovi impegni al vertice della Fiat, il Dottore trova sempre il tempo di stare vicino alla squadra. Ieri era un'altra notte per sognare. Diciotto scudetti a sei: netta la vittoria di Agnelli su Berlusconi e l'Europa che vede la Juve in ritardo sui rossoneri. «L'Euro3a ci guarda, speriamo di divertira. Temo tutte le partite, ma alla fine spesso mi sono divertito». Questi il pensiero e la speranza del Dottore prima del via, mentre gli altoparlanti dello stadio diffondevano l'inno della Juve. La storia continua, la rivincita è già pronta. «L'Europa ci guarda e non possiamo deluderla», aveva detto il Dottore prima di questa sfida Ha applaudito il gioco, sofferto e tifato, poi la Grande delusione Umberto Agnelli e la signora Allegra poco prima dell'inizio della.grande sfida di Manchester

Luoghi citati: Casa Piemonte, Europa, Italia, Madrid, Manchester