Salamina: e niente fu più come prima di Masolino D'amico

Salamina: e niente fu più come prima SIRACUSA, ESCHILO STRAORDINARIAMENTE ATTUALE Salamina: e niente fu più come prima Masolino d'Amico SIRACUSA Dire che i classici sono attuali è una banalità, ma spesso quello che è banale è anche vero: parole scritte duemilacinquecento anni fa possono conservare una forza irresistibile. E poi le due tragedie scelte quest'anno per il consueto ciclo al Teatro Greco, pur non essendo tra le più familiari di Eschilo, ovvero del più antico e meno cordiale dei tre sommi, trattano rispettivamente due temi tra i più scottanti proprio oggi e da noi, quello della guerra e quello della giustizia. Cominciamo dalla seconda, «Le Eumenidi», conclusione della celebre trilogia argiva. Perseguitato dalle Erinni che non gli perdonano il delitto contro natura, il matricida Oreste cerca rifugio a Atene e presso Apollo, il dio emergente che lo istigò a giustiziare Clitemestra a sua volta assassina del marito. Apollo gli garantisce la sua protezione, e Atena crea nella «sua» città un tribunale di saggi, davanti al quale Oreste si presenta. La corifea delle Erinni sostiene l'accusa. Apollo la difesa; alla fine Oreste è assolto col voto decisivo di Atena. Il mito celebra la fine delle selvagge tradizioni tribali e l'inizio della civiltà, appunto con l'istituzione di un Ente imparziale, il quale applica la legge giudicando caso per caso. Non tutti i principi teorizzati da Apollo sono sostenibili ancora oggi, vedi quello dell' uomo unico vero padre del figlio e della madre come semplice tramite, custode del seme; ma l'importante è che dei criteri vengano stabiliti, e che i cittadini si impegnine ad accettarli. Se ne convincono le stesse Erinni, che rinunciando ad essere ciechi strumenti di vendetta diventano Eumenidi, protettrici del nuovo Stato. Dal canto suo, i «Persiani» è l'unica tragedia greca di argomento non mitologico, e l'unica a trattare un episodio storico, per di più recentissimo, anche se di portata incalcolabile: la vittoria dei Greci sugli invasori persiani a Salamina (dove pare lo stesso Eschilo avesse combattuto!) in una battaglia che cambiò il corso della civiltà occidentale. Con un'intuizione addirittura sublime, Eschilo non mostra i vincitori, ma i vinti: nella sua reggia la regina vedova di Dario e madre di Serse aspetta inquieta notizie della spedizione, e ne riceve di disastrose, fino all' arrivo di un messo che racconta vividamente la giorna- Lln momento d ei «Persiani» ta in cui le mille navi persiane sono state affondate e i loro occupanti fatti a pezzi. Il lutto prosegue con l'apparizione dell'ombra di Dario e culmina col ritomo del giovane sovrano sconfitto e stracciato. Saggiamente i Persiani decidono di non sfidare l'orgoglio e l'indipendenza dei Greci mai più. Gli allestimenti diretti da Antonio Calenda hanno il merito di privilegiare la chiarezza dell'esposizione, anche se ciò comporta il ricorso ai sempre antipatici mi-' crofoni (uno dei quali tra l'altro ha seriamente danneggiato Piera Degli Esposti che ci è caduta sopra durante una prova, e che poi ha coraggiosamente porto in condizioni menomate sia l'ombra di Clitemestra sia la regina Atossa). Semplici e solenni le scenografie di Bruno Buonincontri, una colossale tavola di similmarmo biondo ai cui capi opposti si affrontano l'Erinni e Apollo rivali per il destino di Oreste, e per la reggia persiana un austero fondale di similpietra scura davanti a un pavimento con un vasto mosaico inizialmente coperto, e raffigurante una battaglia; i fondali, molto alti, si aprono vuoi per mostrare le tribune del neofondato Areopago, vuoi per alludere alla frattura della dignità imperiale persiana. Gli attori sono in generica tenuta neua (costumi di Elena Mannini), gli uomini con giacchette striminzite, calzoni un po' corti, lobbie o bombette. Le ferocissime Erinni eseguono aggressive evoluzioni coreografiche, e i cori maschili cantano musiche di Germano Mazzocchetti vagamente verdianeggianti. Le regia aggiunge un timido commento alle «Eumenidi», con borghesi che sghignazzano dopo la pacificazione delle Erinni, come per dire «le abbiamo fregate»; ma né questa né altre trovatine spiazzanti prevalgono sulla sostanza dei lavori, dove a contare sono le voci degli ensemble e dei solisti. Tra questi ultimi, Osvaldo Ruggieri è autorevole sia come Apollo sia come l'ombra di Serse; Anita Bartolucci è una limpida Atena; Hossein Taheri come Oreste e Luca Lazzareschi come Serse sono due accettabili trastulli del Fato; Daniela Giovanetti come l'Erinni principale si contorce ferinamente. E Roberto Herlitzka è magnifico nel racconto della battaglia di Salamina, con una nota di desolata ironia. Un'ora e venti in ciascun caso, repliche alterne fino al 18 giugno. Lln momento dei «Persiani»

Luoghi citati: Atene, Siracusa