L'euro sfiora il massimo storico sul dollaro di Francesca Sforza

L'euro sfiora il massimo storico sul dollaro OTTIMISTA L'IFO: IN GERMANIA E NEL MONDO SEMPRE PIÙ PROBABILE UNA RIPRESA NEL SECONDO SEMESTRE L'euro sfiora il massimo storico sul dollaro La fiducia tedesca spinge la moneta a 1 ; 1874. Cambio record con lo yen Francesca Sforza corrispondente da BERLINO Un euro cosi forte è quasi un fatto storico. Segna il record assoluto nei confronti dello yen toccando quota 138,5 e viene scambiato con il dollaro a 1,1874, a solo una manciata di centesimi di distanza dal suo massimo nei confronti della valuta americana, raggiunto il 4 gennaio del 1999 con 1,1885. Logica vorrebbe che l'economia tedesca, la maggiore della zona euro per quanto riguarda le esportazioni, risentisse negativamente di un simile risultato. E invece proprio ieri, l'indice Ifo - che misura il clima di fiducia degli imprenditori tedeschi ha segnato un inaspettato passo avanti, salendo da 86,6 a 87,6 punti. «Le possibilità di una leggera ripresa economica nella seconda metà dell'anno sono migliorate», ha commentato il direttore dell'Ifo Institut, Hans-Werner Sinn. Anche se è ancora presto per parlare di una svolta, l'aspettativa di un miglioramento del clima congiunturale intemazionale si dimostra essere il fattore decisivo per il buonumore dell'imprenditoria tedesca. «Il rialzo dell'euro - conferma il capo economista dell'Ifo Gemot Nerb - non ha avuto fino a questo momento effetti drammatici sulle aziende e a questi livelli non vanifica le possibilità di una ripresa». Nella situazione attuale, aggiunge Nerb, «le possibilità di recupero dèlia congiuntura intemazionale sono valutate molto più positivamente degli effetti collaterali di un euro forte». Come ci aveva già detto qualche tempo fa il presidente del Centro of European Policy Studies di Bruxelles, Daniel Gros, «l'euro forte non influisce subito sulla crescita: prima che cominci a incidere ci vogliono almeno uno o due anni». Inoltre, come ha spiegato il presidente di Bundesbank Ernst Welteke, se un rafforzamento dell'euro crea qualche difficoltà alle esportazioni rispetto all'armo scorso, la capacità concorrenziale delle aziende tedesche rimane competitiva nel momento in cui si raffronta il livello del cambio attuale con quello ai tempi del marco. Certo, un euro troppo forte per lungo tempo influenzerebbe negativamente la salute dell'export tedesco, ma non sembra questo il caso. Secondo quanto ha affermato ieri il sottosegretario Alfred Tacke in un briefing preparatorio al prossimo G-8 di Evian, «l'attuale scambio tra euro e dollaro non è visto dai rappresentanti dei Paesi del G-8 come un fenomeno strutturale, ma come un evento ciclico». E' cominciata per la Germania una primavera di ripresa? Gli analisti invitano a non enfatizzare il significato lanciato ieri dagli indici Ifo. In primo luogo perché, se si vanno a vedere nel dettaglio i sottoindici, si legge che soltanto quello sulle stime di andamento degli affari nei prossimi sei mesi è sensibilmente, migliorato (anche grazie alla fine del conflitto in Iraq e al calo dei prezzi del petrolio), mentre quello che misura il giudi¬ zio generale sulla situazione presente ha continuato a peggiorare per il terzo mese consecutivo. E poi perché la situazione dei conti pubbhci resta critica: l'obiettivo di rispettare la soglia del 30Zo nel 2004 sarà probabilmente mancato e la condizione in cui versano le casse dello Stato è abba¬ stanza disperata ( 15 miliardi di buco, secondo le ultime ammissioni del ministro Eichel). Sulla possibilità di una deflazione, però, analisti e tecnici del ministero delle Finanze mettono in guardia dal rischio di farsi prendere dal panico. «Abbiamo un tasso d'inflazione che non desta nessuna reale preoccupazione - ha detto ancora il sottosegretario Tacke - tanto che i rischi di deflazione al prossimi G-8 non sono neanche in agenda». Secondo le indiscrezioni di un quotidiano economico, il ministro Eichel avrebbe protestato con il presidente del Fondo monetario intemazionale per aver insinuato il rischio di deflazione in Germania. Anche se dal ministero è arrivata una secca smentita, sia analisti dell'Ifo sia osservatori di altri istituti si sono schierati compatti contro la tendenza ad agitare spettri prima del tempo: «Non siamo un altro Giappone, come leggo e sento troppo spesso in questi giorni», ha detto Gemot Nerb. Un punto a favore del partito degli ottimisti è arrivato ieri dai mercati di Francoforte: in una giornata che ha visto calare le maggiori piazze europee, con Londra e New York chiuse per un giorno di festa, l'unico lieve rialzo si è avuto proprio in Germania, subito dopo l'inaspettato rapporto dell'Ifo. Ma come ha detto un analista della WgZ Bank, «il rischio è che lo stato d'animo sia migliore della realtà».

Persone citate: Alfred Tacke, Daniel Gros, Eichel, Ernst Welteke, Gemot Nerb, Hans-werner Sinn, Nerb, Tacke