JanFabns

JanFabns JanFabns Metamorfosi fiamminghe te, nel bagno dello studio di Jan Fabre ad Anversa. Viscido, guizzante, dai muscoli tesi e plastici, dal corpo elettrizzato che si muove come guidato da improvvisi impulsi meccanici, il ballerino diventa una delle opere di Fabre, che ipnotizza g i astanti per la sua energia vitale e metamorfica, riuscendo a portare all'esterno profonde pulsioni viscerali. Con la suprema maestria di Jan Fabre, l'uomo si trasforma, nei movimenti, in animale: verde ramarro, giallo serpente, nero scarafaggio e la sua pelle brilla sotto al riflettore mentre l'artista fiammingo lo riprende nel video, Corpicino, corpicino alla parete... del 1997. Disegni e film (8,16,35 mm) di Fabre sono esposti in una bellissima mostra alla Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo - curata da Jan Hoet, Giacinto Di Pietrantonio, Thierry Raspali, Rosa-Maria Malet - che documenta venticinque anni di attività dell'artista conosciuto per le sue monumentali sculture fatte di migliaia di scarabei morti, e per il suo teatro estremo. «Gaude succurrere vitae», rallegratevi di soccorrere la vita, è il titolo dell'esposizione, tratto dal il motto latino che si trovava iscritto - per esteso «Hic locus est ubi mors gaudet succurrere vitae» - all' ingresso degli obitori dove si eseguivano anche autopsie. Il trionfo della vita nell'affrontare paure, zone d'ombra e stati di morte, è tangibile nel poliedrico lavoro di Fabre, che nel 1990, usando la bic blu (suo strumento abituale) ha fatto innumerevoli disegni per ricoprire interamente il re eaete castello di Tivoli a Mechelen. La bic accompagna anche il primissimo tratto dell'artista che, ancora ventenne, interviene su immagini di Toulouse Lautrec, Van Gogh, Rembrandt, cancellandone l'insieme e lasciando in chiaro solo alcuni particolari che gli corrispondono. L'inafferrabile attitudine a spaziare concretamente tra l'origine courbetiana della vita e la morte di milioni di insetti, tra la luce e l'ombra gigante, tra il sublime e l'escremento, portano questo singolare personaggio (classico e rivoluzionario a un tempo) ad aggirarsi solitario tra le manifestazioni più intime dell'esistenza. La sua logica e la sua mente, sono chiare ma sfuggenti, mercuriali, acquose. Il suo lavoro è respingente e attraente, provoca movimenti bruschi dell'inconscio. Lo sperma del pappagallo ( 1990-2000) comprende un corpus di disegni fatti durante le notti trascorse in solitudine nelle stanze d'albergo a Parigi, Francoforte, Berlino, Lubjiana, New York. Appaiono pallottole di Aids colanti e testine d'uomo barbute: una di queste dice sottovoce: «memento mori». Se durante il giorno Fabre lavora alle produzioni teatrali, nel suo studio a due piani, la notte - avendo necessità di dormire solo due o tre ore disegna ininterrottamente creando un'immensità di opere che si ricollegano, per eretica visionarietà e follia, alla tradizione fiamminga di Hieronymus Bosh, Jan van Eyck, Pieter Bruegel. La sua minuziosa ricerca del comportamento umano (come un fi osofo) e del comportamento degli insetti (come un entomologo), lo porta a ridimensionare con forza, tutto il superfluo che la nostra società considera importante e vitale. L'ironia accompagna spesso visioni drammatiche e fobiche. Incontro è il video di un assurda conversazione tra lui, vestito da scarabeo, e l'artista russo Ilya Kabakov, vestito da mosca, sulla terrazza e nella cantina della casa newyorkese di quest'ultimo. Il dialogo verte sulla verosimile analogia tra il sistema dell'arte e l'organizzazione comunitaria degli insetti, il tutto, parodia dell'impossibile, condotto nelle due lingue: fiamminga e russa. I disegni e i fraine dei film sono ben documentati in un prezioso libro pubblicato da Sivana Editoriale che raccoglie una parte perlopiù inedita del lavoro di Fabre. Come l'incarnazione del signor Gregor Samsa, eccolo apparire all'orizzonte. L'artista è in smoking e spinge una grande palla di terra, con lui giungono altri due signori in smoking (i filosofi Dietmar Camper e Peter Sloterdijk). Sono tre stercorari (uomini) che spingono una palla di escrementi (terra) dialogando sulla filosofia dell'esistenza. «Così, la gente che trascina la palla con sé, come stiamo facendo noi, sta affrontando un problema...il problema è ciò che uno fa rotolare di fronte a se stesso, e che non può trattenersi dal far rotolare. Alio stesso tempo scaturisce dalla nostra mente la domanda; Ha uno scopo continuare? Eccoci». SCULTURE FATTE DI SCARABEI, DISEGNI CON LA PENNA BIC TEATRO ESTREMO E VIDEO: UNA MOSTRA A BERGAMO RIPERCORRE UNA CARRIERA DI PROVOCAZIONI E INCUBI «Lucy in the sky with diamonds», un acquerello di Jan Fabre E fuori da ogni limite. È fluido, fisico, impensabile, il ballerino e coreografo Wim Vandekeybus, che danza, dipinto come una scultura viven

Luoghi citati: Anversa, Bergamo, Berlino, Francoforte, Mechelen, New York, Parigi, Tivoli