runo colore di casa, ragazze brune, tele di grandissimi pittori come il mio compaesano Jacopo Bassano nei ritratti, nelle scene bibhche, nelle «stagioni», nei disegni e negli affreschisul bosco dove, scrive il critic«la luce si condensa in gragrossi come

runo colore di casa, ragazze brune, tele di grandissimi pittori come il mio compaesano Jacopo Bassano nei ritratti, nelle scene bibhche, nelle «stagioni», nei disegni e negli affreschisul bosco dove, scrive il critic«la luce si condensa in gragrossi come runo colore di casa, ragazze brune, tele di grandissimi pittori come il mio compaesano Jacopo Bassano nei ritratti, nelle scene bibhche, nelle «stagioni», nei disegni e negli affreschisul bosco dove, scrive il critic«la luce si condensa in gragrossi come perle». Quanti bruni-marrone ci hlasciato il mio maggior compaesno! Bruni che a mano a mano ch Mario Rigonì Stern BRUNO, o marrone», mi disse Nico Orengo una settimana fa «Usciamo con un numero speciale sul colore per la Fiera del Libro al Lingotto. A te abbiamo pensato di assegnare il bruno». «Il bruno o marrone a me? Perché non il verde cupo del bosco o la neve?» «Ti sarebbe troppo facile», mi rispose. Lo presi come un compito in classe. Ne parlai a fine settimana con un amico che di colori se ne intende perché chimico e pittore e che ogni tanto capita quassù a riposarsi. «Il bruno, il castano, il marrone non sono colori, sono combinazioni di colori». «E' vero», gli risposi, «non ci sono nei sette dell'arcobaleno». «Non ci sono ma si vedono dappertutto. Pensa al bosco in autunno». Camminai verso casa pensando ai bruni e mi accorsi che se anche la primavera era smagliante di verdi: pastello, vivaci scuri, opachi, grigi è pure qua e là macchiata di bruno: i tronchi di alcuni alberi, la terra smossa sui prati dalle talpe, un vecchio fienile, un tetto di lamiere che risale alla Prima guerra mondiale, la terra del mio orto, la scala di accesso alla mia casa, il soffitto imperlinato della mia stanza, le librerie, il dorso di alcuni libri, il tavolo dove sono... Quante tonalità di bruno-castano-marrone. E, allora, apriamo i vocabolari e leggiamo il tema (è un consiglio che dico ai ragazzi: quando vi danno il compito prima di incominciare a scrivere esaminate con il vocabolario le parole del tema. Poi vi verrà più facile). Ma per il colore, bisognerebbe esaminare i grandi pittori e poi, anche, i naturalisti che descrivono animali e ambienti. Per il fcruno il Palazzi-Polena cita l'origine germanica brun, bruno, lucente, di colore che si accosta al nero; insomma un colore fosco. Il Devoto-Oli dice: tendente al nero, scuro, e si dilunga con esempi: camicia bruna, divisa del Partito Nazionalsocialista in Germania; cita Dante: Quando m'apparve una montagna, bruna/ Per la distanza; dice venire dal franco brun. Lo Zingarelli, invece, riporta: (lat. par. brunu(m)), dal francone brun, scuro, brillante; 1313. Cita anche Leopardi: mia giornata bruna e incerta. Il vocabolario dell'Enciclopedia Italiana (1986) prende un po' da tutti gli altri e in più cita il Tasso: la regia moglie I che bruna è sì, ma il bruno il bel non toglie. In tutti, questo colore indica mestizia, lutto, oscurità, tenebre. Ma lo Zingarelli, tra i diminutivi, cita anche brunelle, e questo brunelle, allusivo al colore di quell'uva di Montalcino che ci dà un vino rosso tendente al granato e il terra di Siena, mi uniscono al ricordo di un paesaggicrche nella mia memoria non ha uguali. Questo brunello-terra di Siena, castano di pavimenti, di soffitte della mia mansarda dove lavoro, di rilegature di libri, della terra del mio orto che deriva da terra bruna forestale e letame stagionato. Quanto bel colore! Non solo tristezza, melanconia, nazismo, lutto: anche buon vino. colore di casa, ragazze brune, tele di grandissimi pittori come il mio compaesano Jacopo Bassano nei ritratti, nelle scene bibhche, nelle «stagioni», nei disegni e negli affreschi. Una buona riproduzione dell'Autunno di Jacopo l'acquistai a Vienna al Kunsthistorischen Museum. Ora è qui in cucina sopra la credenza: quanto bruno in questo Autunno: le due vacche al giogo sono castano chiaro, i tini e le ceste marrone, poi il terreno arato con il seminatore, le casupole di legno e il tetto di paglia vecchia, i volti dei personaggi, alcuni alberi, tutto, in vari toni di bruno: marron-verde la campagna, brunogrigio un lepre che scappa. Solo le montagne, le mie montagne, stanno sotto una luce del cielo ambrablu-notte: «La scena è unificata da una luce autunnale malinconica, che spegne i verdi nella valle del Grappa e soffonde una poesia intima...», così scrive un critico. Ma ancora più bruno l'ho visto nell'Annuncio aipastori nella Norodni Galerie di Praga: luce dall'alto e bruno-castano luminoso sulle vesti dei pastori, sugli animali. sul bosco dove, scrive il critico, «la luce si condensa in grani grossi come perle». Quanti bruni-marrone ci ha lasciato il mio maggior compaesano! Bruni che a mano a mano che gli anni passavano andava sempre più iscurendo, rendendoli tenebrosi con drammatici contrasti con il bianco di piombo e il nero di bitume che «creano quel clima di sospensione e di attesa drammatica» dei suoi ultimi capolavori Anche Tiziano, il principe dei colori, quanti «bruni» nei suoi lavori; anche in quelli smaglianti come San Marco in trono dove San Sebastiano è di un bruno indicibile. Anche Tiziano, invecchiando, ne mette tanti tragici nei suoi capolavori. Basta ripensare a La punizione di Marsia al Statnizamek di Kromeriz, in Boemia, che tante interpretazioni ha suscitato e continua a far discutere perché capolavoro estremo e inquietante come nessun altro. Come decisamente su quel tono è la grande Pietà nella Galleria dell'Accademia a Venezia, dove in San Giobbe c'è il suo autoritratto che è pure il suo testamento «in alche- mia cromatica». Ripensando a questi supremi capolavori che due massimi pittori hanno lasciato all'umanità, dipinti nella loro vecchiaia e che tanto mi avevano turbato l'animo osservandoli a lungo, mi sento pur io giunto a quell'età che va verso il bruno più che al grigio. Ora queste ombre mi spingono a uscire da casa per andare nel bosco verso il bruno della primavera che qui intomo è davvero verde smagliante. In montagna non ci sono più terre arate strappate alle rive dei monti e sostenute da muretti a secco: il bosco le ha invase e sommerse. Il marrone-bruno-grìgio lo vedo sui tronchi degli alberi della mia età, sulle foghe dell'autunno trascorso, sulla terra smossa attorno alla tana del tasso. Il marrone-rossiccio sul manto dei caprioli al pascolo serale. Così camminando nel lungo crepuscolo primaverile mi ricordo anche di molti uccelli che hanno il marrone o il castano nel loro piumaggio, come la bellissima beccaccia, o la peppola, la cincia bigia, ho memoria da ragazzo, ha gli occhi marrone scuro. Ma quant'altri ce ne sono! Cammino in silenzio per la valle seguendo i miei pensieri quand'ecco che un cervo brunorossiccio mi corre via con fracasso dentro il bosco come in una rappresentazione fuori dal tempo. Anche lui, prima dell'inverno, avrà un bel colore castano scuro. Non solo tristezza, nazismo, lutto: anche buon vino, colore di casa, ragazze, tele di grandissimi pittori come il mio compaesano Jacopo Bassano, e la bellissima beccaccia, e il cervo che mi corre via con fracasso dentro il bosco Jean Mirò (1893-1983): dal dadaismo al surrealismo, un percorso fantastico, via via più astratto che lo portò a misurarsi con le più diverse forme, dal collage alla ceramica, dalla grafica alla scultura

Persone citate: Giobbe, Jacopo Bassano, Jean Mirò, Mario Rigonì, Nico Orengo, Stern

Luoghi citati: Boemia, Germania, Montalcino, Praga, Siena, Venezia, Vienna