«Ora bisogna chiarire quali passi concreti servano»
«Ora bisogna chiarire quali passi concreti servano» L'OPINIONE DEL MEDIATORE DI WASHINGTON IN MEDIO ORIENTE PER OLTRE DIECI ANNI «Ora bisogna chiarire quali passi concreti servano» Dennis Ross: da una parte si combatta il terrorismo, dall'altra si tolga il blocco di Gaza intervista NEW YORK «.p 'unpasso formale molt'Cto importante, perché per la prima volta il governo israeliano ha accettato il principio di uno Stato palestinese. Ora però è necessario dargli sostanza, chiarendo nei dettagli che cosa devono fare le due parti per mettere in pratica la Road Map». In questo campo poche persone possono vantare la stessa esperienza di Dennis Ross, mediatore americano in Medio Oriente per oltre dieci anni. Come giudica la «mappa stradale» proposta da Washington? «E' buona a livello di principio, ma il suo limite sta nella mancanza dei dettagli. Che cosa devono fare i palestinesi, per dimostrare che stanno combattendo il terrori¬ smo? Devono fare arresti? Se la risposta è sì, quanti e quali? E gli israeliani che cosa devono fare in concreto, per dimostrare che hanno accettato la mappa e per favorire il successo del nuovo premier Abu Mazen? Devono ritirarsi da tutti gli insediamenti illegali? Togliere alcuni posti di blocco? Ora è necessario che gli Usa prendano l'iniziativa per chiarire questi dettagli, affinché l'applicazione della mappa diventi vincolante nella realtà e produca subito risultati concreti». Il presidente Bush deve convocare il vertice con Sharon e Abu Mazen? «Sarebbe una buona idea, per dimostrare il coinvolgimento diretto al massimo livello. Però deve essere preparato molto bene. Prima dell'incontro bisogna raggiungere l'accordo su alcune misure concrete, da annunciare aila fine dei colloqui». Per oltre dieci anni questo è stato il suo mestie- re: quali passi concreti suggerisce? «Dal punto di vista palestinese la risposta è ovvia: cominciare a combattere il terrorismo, partendo dalla zona Nord di Gaza. Se servono arresti all'interno di Hamas bisogna farli, indicando con precisione i nomi dei ricercati, che noi conosciamo bene da anni. Abu Mazen, però, può iniziare anche a fare subito passi concreti nella gestione della struttura di governo palestinese, la distribuzione delle risorse, e le prese di posizione pubbliche sui media locali. Gli israeliani dovrebbero togliere alcuni posti di blocco a Gaza, che ormai è divisa in tre settori, per dare alla popolazione la sensazione concreta di tornare a respirare. In Cisgiordania può essere più difficile fare la stessa cosa, per ragioni di sicurezza, ma bisognerebbe scegliere alcuni luoghi dove alleggerire la pressione per dare un segnale. Poi bisogna indicare con precisione quali sono gli insediamenti considerati illegali, che devono essere smantellati». Sharon ha accettato la Road Map dopo che Bush ha promesso di considerare le sue obiezioni: il piano cambierà? «Il problema centrale è questo: la mappa consente a entrambe le parti di svicolare, scegliendo che cosa vogliono applicare. Bisogna eliminare questa incertezza per avviare il processo politico, senza aspettarsi la pace domani». Come reagirà Arafat? «Questo è un gioco a somma zero per lui: ogni successo di Abu Mazen è una sconfitta per Arafat. Non so se ha organizzato gli ultimi attentati, ma di sicuro non ha alcun interesse che i responsabili siano fermati». Abu Mazen ha la forza necessaria per bloccare i terroristi? Di certo è convinto che sia necessario, e tutta la comunità internazionale ha un grande interesse a favorire il suo successo. Quindi Sharon deve creare le condizioni concrete per la sua affermazione, e tutti gli altri Paesi, non solo gli Stati Uniti, devono aiutarlo. Parlo di sostegno politico ed economico, indicando con chiarezza che lui è il leader. Non c'è alternativa ad Abu Mazen: se fallisse sarebbe il caos». [p. mas.] Dennis Ross, ex mediatore Usa
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