Dal Royal Theater dispetto a Blair
Dal Royal Theater dispetto a Blair Viene sovvertito «Enrico V» il dramma shakespeariano che la tradizione interpreta in chiave patriottica Dal Royal Theater dispetto a Blair A Londra, dispettuccio del Royal National Theatre alle glorie belliche di Tony Blair. Nel senso che il regista e nuovo condirettore Nicholas Hytner ha scelto proprio questo momento per allestire Henry V, ossia secondo la tradizione il dramma storico più patriottico di Shakespeare - quello che Laurence Oliviertanto mirabilmente filmò durante la Seconda Guerra Mondiale - quello che in centomila copie appositamente stampate è stato distribuito ai soldati americani e inglesi impegnati in Iraq; e lo ha ridiscusso radicalmente. Ossia, ha fatto del popolare sovrano conquistatore della Francia un personaggio ambiguo, calcolatore, spietato, la cui pur trascinante eloquenza (il discorso di San Crispino) appartiene semplicemente al bagaglio di un grande comunicatore. Intendiamoci, il testo glielo consente: Shakespeare può sempre dire tutto e il contrario di tutto, e persino «Enrico V» Io conferma. Basta mettere gli accenti ai posti giusti, e il titolo del sovrano al regno di Francia sembra, com'era in realtà, discutibilissimo; la sua campagna di conquista, un cinico atto di imperialismo oltretutto istigato dalla Chiesa ansiosa di distrarre il sovrano dall'accapairarsi certi suoi beni. La conduzione della guerra avviene senza pietà per i civili, vedi le spaventose minacce che portano alla resa di Harfleur, e con crudeltà disumane verso i nemici, vedi l'ordine di ammazzare tutti i prigionieri francesi durante la battaglia di Agincourt. E la conquista della principessa Caterina dopo la vittoria, di solito offerta come un grazioso episodio fiabesco, può essere letta senza cambiare una virgola come un odioso atto di sopraffazione per esigenze politiche, per non dire quasi uno stupro. Infine, i cori squillanti che introducono gli episodi appellandosi alla fantasia del pubblico sono materiale di propaganda, detti da una segretaria che al 'inizio prepara il tavolo per una riunione di vertice. Così il magnifico spettacolo in abiti moderni sul vasto palcoscenico dell'Olivier - scena neutra quasi sempre buia, ftimoni, raffiche di mitra e camionette durante le battaglie, divani di rappresentanza alla Corte di Francia - diventa un sardonico apologo sulla prepotenza e sul successo di un giovane conquistatore senza scrupoli. Tre ore, superba prestazione del collettivo, e trionfo del nero Adrian Lester come il sovrano. Tra le gemme della serata, la sua condiscendenza verso il soldato che non lo riconosce e che lo sfida; e il surricordato corteggiamento della schifatissima principessa, che è francese per davvero (Felicité du Jeu). Resta qualche riga per segnalare un talento nostrano. Al Parioli di Roma chiude oggi Ancora un attimo di Massimiliano Bruno in cui due sfasati in cura dallo stesso analista si incontrano, si trovano, si lasciano. La prima mezz'ora è vivace e molto spiritosa, poi il testo si incarta e nei residui 45' diventa ripetitivo, con l'inteiprete maschile nonché autore che dopo quella dell'ironia gioca la carta del sentimentalismo. Ma la coprotagonista Paola Cortellesi, graziosa senza smancerie, concreta, veloce, coordinata, duttile (fa una smemorata narcolettica con momenti di aggressività), è una pura delizia.
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