«Non ci lasciamo condizionare»

«Non ci lasciamo condizionare» «Non ci lasciamo condizionare» :ranceschini: con la Quercia confermiamo il no intervista ROMA ONOREVOLE Franceschini, lei è il coordinatore dell'esecutivo della Margherita: non la imbarazza un po' avere la stessa posizione di Silvio Berlusconi sul referendum che prevede l'estensione dell'articolo 18? , «Sarebbe da irresponsabUi cadere nell'errore di trasfonmare questo referendum in una battaglia tra centrodestra e centrosinistra». E infatti così non è: voi e i Ds avete posizioni simili a quelle del premier e Bertinotti ve lo fa notare. «Noi ci atteniamo al merito del quesito referendario, che è sbagliato. Temo che invece vi possa essere una sorta di riflesso condizionato: siccome Berlusconi, per contrastare il referendum sceglie l'astensionismo - il modo più efficace per farlo fallire - allora qualcuno pensa di modificare le proprie posizio¬ ni. Sarebbe un gravissimo errore». Nell'opposizione, però, c'è chi ritiene un "gravissimo errore" quello di sposare la stessa linea di Berlusconi. «A parte il fatto che noi, come i Ds del resto, non abbiamo preso ancora una posizione ufficiale e abbiamo detto solo che siamo contrari a questo referendum non vedo che cosa ci sia da scandalizzarsi se per far vincere la nostra linea decidessimo per l'astensione». E poi che cosa fareste, una campagna pro-astensionismo in cui dite le stesse cose del premier? «E' ovvio che non prenderemmo nessuna iniziativa con la maggioranza, ci mancherebbe altro, continueremmo a dire quello che andiamo dicendo da prima che Berlusconi si schierasse ufficialmente, avendo sempre presente solo il merito della questione che abbiamo di fronte». Lei dice che bisogna attenersi al merito, ma non sarà facile se il referendum diventerà terreno di scontro politico. «Noi dobbiamo mantenere la nostra posizione indipendentemente da quello che fa la Casa delle Libertà. L'estensione dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori produrrebbe grandi danni alle piccole e medie imprese e agli stessi lavoratori. Infatti, se vincessero i sì, una parte di loro verrebbero licenziati prima della promulgazione del risultato referendario, e poi nessuna piccola azienda assumerebbe. Anzi, decollerebbe 0 lavoro subordinato, quello con minori garanzie. Insomma, questo referendum finirebbe per sortire l'effetto opposto rispetto alle intenzioni dichiarate dai suoi promotori. Del resto, non si può paragonare un negozio di due dipendenti a ima grande impresa». Comunque non tutti nell'Ulivo la pensano come la maggioranza ds e la Margherita. «Io mi auguro che l'Ulivo, che è diviso sul referendum che riguarda l'articolo 18, quanto meno resti unito, dopo il voto, sulle proposte legislative per l'estensione delle garanzie, perchè saranno quelle le vere battaghe. E dobbiamo restare uniti anche per un altro motivo». Quale? «Ho paura che, tanto più con la Cgil schierata dall'altra parte, Berlusconi punti a pohticizzare lo scontro, così, in caso di mancato raggiungimento del quorum, si approprierebbe del risultato, spacciandolo come un suo successo, approfittandone per restringere i diritti e le garanzie dei lavoratori. Per questa ragione, dopo il voto, l'Ulivo deve rimanere unito. E sempre per questa ragione, per impedirgli cioè di trasformare in una sua vittoria il fallimento del referendum, la maggior parte dell'Ulivo, quella che è contraria a questo quesito referendario, deve restare attaccata al merito del problema, fregandosene di quello che dice o fa Berlusconi, tenendo dritta la barra. Lo ripeto: guai a cambiare idea e a schierarsi a favore di una battaglia sbaghata perchè il Cavaliere dice delle cose simili alle nostre. Spero che nessuno abbia questa tentazione». [m. t. m.]

Persone citate: Berlusconi, Bertinotti, Franceschini, Silvio Berlusconi

Luoghi citati: Roma