Vìvere con gli spacciatori sotto casa di Claudio Giacchino

Vìvere con gli spacciatori sotto casa LA CITTA PERDUTA Vìvere con gli spacciatori sotto casa L'incubo quotidiano di decine di famiglie in corso Regina Margherita reportage Claudio Giacchino IL bazar della droga, a Porta Palazzo, apre il mattino presto e chiude dopo i negozi, all'ora di cena. Le sue bancarelle sono i gruppi di africani neri che vendono bustina e siringa sul marciapiede, tra via della Consolata e la piazza del mercato. Il punto più trafficato, l'angolo con via Delle Orfane: perennemente congestionato dall'andarivieni di pusher e clienti, questi ultimi tutti bianchi, per lo più giovani, non pochi ben vestiti. Acquistata la merce, il consumo è immediato, lì nello stesso bazar. I tossicomani bucano sul controviale, al riparo (si fa per dire) delle auto posteggiate a pettine, contro la rete metallica che separa dai binari del tram e dalla discesa del corso Regina Margherita nel tunnel del sottopasso. Impossibile, ai passanti, alla gente sui mezzi pubblici, agli automobilisti ohe avanzano lenti, ingolfati, nell'eterna coda, non vedere il commercio. Accade che ogni tanto t^nsiti una macchina di polizia o carabinieri, il bazar si concede un intervallo: la clientela continua a ciondolare nei pressi, il mucchio degli spacciatori evapora, chi da una parte, chi dall'altra, per ricomporsi appena i tutori dell'ordine, da altre faccende affacendati, sono scomparsi oltre il semaforo di piazza della Repubblica. E tutto riprende, come prima. Da mesi chi ha la sfortuna di abitare in mezzo all'invasione dei barbari denuncia lo spaccio en plein air, ha ottenuto una sola risposta. Non dal Comune, non dallo Stato. Dai trafficanti. Male parole, minacce e, se non sono state sufficienti a zittire la protesta, allora l'intimidazione s'è concretizzata nella notturna vandalizzazione: auto rigate, gomme tagliate, parabrezza infranti a colpi di mazza, buche delle lettere sfasciate. L'altra, unica voce agli oppositori dei neri che arricchiscono sulla droga: quella delle agenzie immobiliari che «una settima sì e una no telefonano chiedendo se vogliamo vendere l'alloggio, offrendo una miseria, di regola il 50, 60 per cento del valore effettivo». I «resistenti al bazar» di Porta Palazzo si sfogano, denunciano, ovviamente, dietro la garanzia dell'anonimato. Racconti identici a quelli sentiti a San Salvarlo, in barriera Milano, ai Murazzi. Nei trecento metri da via della Consolata a piazza della Repubblica, la droga è in mano solo ai neri, hanno spodestato i padroni di uno ieri che data solo a qualche mese fa, i marocchini sono finiti schiavi dell'oro marcio che vendevano, si sono degradati a clienti. E, alcuni maghrebini alle 10 tendono la mano destra mendicante la dose dopo che la sinistra ha consegnato al pusher la banconota di dieci euro. Succede dinanzi al «phone center» a pochi passi da via Delle Orfane, una mamma con bambino in braccio slaloma tra le braccia tese di compratore e acquirente. Non protesta, la signora, abita qui, è abituata allo spettacolo. Così come sono abituali i capannelli di giovani bianchi che vanno e su giù sul controviale, incuranti del traffico lento e caciarone: gesti, grida per avvertire il mucchio di africani in sosta sul marcipiede della quantità della merce di cui abbisognano. Non è semplice, nel mucchio di sette, otto, dieci trafficanti, capire quello che ha addosso, la bustina: addirittura, talvolta, il cliente annuncia che vuole due dosi, dal mucchio si leva una mano, indica due con il medio e l'indice tesi verso l'altra parte del corso poi, all'improvviso, un suo compare fa segno al compratore di avvicinarsi, un terzo si china, armeggia con la suola della scarpa da ginnastica, ecco la bustina. Un quarto sta incassando, il posses¬ sore della droga rifornisce il cliente, un socio allunga la siringa. Intanto, all'altra parte del corso, i complici fanno arrivare le due nuove bustine richieste da quelle due dita alzate, stavolta le prende un altro del mucchio, e infila in bocca. Cammina su e giù, affogato in mezzo al gruppo di compagni. Così, tutta la mattina e sino a sera: però, anche il bazar si concede la pausa pranzo, dalle 13 alle 15 qui nessun nero in attesa, nessun peregrinare di bianchi, nessun tossicomane inginocchiato nella polvere, dietro le auto posteggiate, che buca. Tra i clienti, rare le donne. Una, sul 25 anni, jeans, coda di cavallo e occhiali neri, acquista cinque bustine, ride e scherza con il mucchio di neri che adesso s'è spostato accanto al negozio di prodotti africani e asiatici, fa su la roba e raggiunge gli amici. Consumeranno antra le macchine mentre un ragazzo magro come la fame, maglietta e pantaloni stracciati, urla; «Polizia, polizia». I drogati continuano a lavorare di ago e laccio. Fulmineo, invece, lo scioglimento del mucchio, però senza fretta, con il passo tranquillo dell'abitudine a simili intoppi. La Volante passa, riecco gli spacciatori, la pezzente sentinella s'è guadagnata una moneta. E il bazar ricomincia. In mezzo alla gente che va o torna da Porta Palazzo, sa ciò che le accade attorno, guarda senza vedere sfilando davanti a negozi arabi, cinesi, africani cedendo spesso il passo a giovani che parlano lingue incomprensibili e salutano deferenti due mori su una Mercedes spider da 80 mila euro. La coppia è uno scintillio dorato: braccialetti, orologi, catene al collo, anelli. Per gli abitanti che resistono all'assedio dei barbari, i gran visir della droga, «Perché la polizia non li controlla? Perchè non fanno continue retate? Perchè il Comune non fa nulla?» Vano ricordare che le retate da sole servono zero, che è come cercare di svuotare il mare con il secchiello, le domande si sposano alla rabbia. Ascoltiamo le une e le altre dalla metà degli Ottanta quando la droga è arrivata nelle strade, inquinando prima San Salvarlo, i Murazzi e poi, come un'epidemia, ha contagiato tutta Torino. Anche se non in modo così tristemente spettacolare come qui, tra la folla di Porta Palazzo. Nel tratto compreso fra via Delle Orfane e Porta Palazzo l'acquisto e il consumo, buco compreso, avvengono sotto gli occhi di tutti Quando passa un'auto di polizia o carabinieri il bazar si concede un intervallo: clienti da un parte, pusher dall'altra, poi si ricomincia I residenti che hanno denunciato la barbarie hanno ricevuto come risposta le violenze dei trafficanti e l'indifferenza dello Stato Ogni ora passano i «visir dell'eroina», due giovani ingioiellati su una Mercedes nera «Tutti sanno chi sono e non li arrestano mai» L'abituale scena che, ogni giorno, dall'alba al tramonto, si presenta agli occhi dei residenti tra via delle Orfane e Porta Palazzo La dose, in corso Regina Margherita, la si acquista e la si consuma sul posto Lo slalom fra gli spacciatori è una cosa normale per ì residenti della zona i i.'ii-.- ■' L'acquisto e appena andato a buon fine: 5 dosi da consumare con gli amici

Luoghi citati: Milano, Torino