Sofferto via libera ai tagli dì Bush di Maurizio Molinari
Sofferto via libera ai tagli dì Bush Sofferto via libera ai tagli dì Bush Sgravi fiscali per 350 miliardi. Meno imposte sui dividendi Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Il Congresso ha approvato il taglio fiscale proposto dall'amministrazione Bush, ma riducendolo a metà. Rispetto ai 726 miliardi di dollari iniziali a cui puntava, la Casa Bianca è dovuta indietreggiare prima a 550 e poi a 350 per ottenere il definitivo via libera, arrivato nella notte fra giovedì e venerdì solamente grazie al voto favorevole del vice-presidente, Dick Cheney, che ha consentito al Senato di approvare per 51 a 50, assai più sofferto rispetto al 231 a 200 garantito dalla Camera dei Rappresentanti. La legge, che ora il presidente deve firmare affinché entri in vigore, è comunque una vittoria per la Casa Bianca perché proietta nelle tasche degli americani i dollari a cui il ministro del Tesoro, John Snow, affida la scommessa della ripresa dell'economia nel corso dei prossimi mesi. Fra i provvedimenti-cardine vi sono la riduzione di imposte alle famiglie pari a 400 dollari per figlio e sgravi a favore di coppie sposate, lavoratori, di chi vende proprietà ed attività commerciali e dei detentori di azioni, i cui dividendi saranno tassati al 15 per cento rispetto all'attuale 38,6. Bush ne aveva chiesto il totale azzeramento ma i leader del Congresso - a maggioranza repubblicana - si sono opposti, approvando solo una «misura temporanea» fino al 2008 con l'aggiunta dell'impegno ad eliminare totalmente, in un secondo momento, la doppia imposizione fiscale sui guadagni di borsa. «Nei prossimi anni i provvedimenti che abbiamo approvato saranno rafforzati», assicura Charles Grassey, il repubblicano dell'Iowa presidente della commissione Finanze del Senato. La maggioranza dei tagli sono temporanei: arriveranno a scadenza nel 2004, ultimo anno di Bush alla Casa Bianca. La scommessa dell'amministrazione repubblicana è che l'attuale combinazione fra bassi tassi di interesse, tagli fiscali, dollaro debole e calo dei prezzi energetici consenta di rimettere in moto un'economia che da quando George Bush è stato eletto nel novembre del 2000 ha perduto circa due milioni di posti di lavoro. Proprio per correre in aiuto delle aree più depresse degli Stati Uniti il Congresso ha incluso nelle misure anche 20 miliardi di dollari destinati agli Stati più poveri. Il ministro del Commercio, Donald Evans, ha commentato il voto con dichiarato ottimismo definendo «robusto» il pacchetto di misure approvato mentre il capo della maggioranza al Senato, Bill Frist, ha parlato di «grande vittoria per il popolo americano, per quei cittadini che non hanno un lavoro e che lo stanno cercando». L'intenzione di correre in aiuto dei disoccupati era stato il cavallo di battaglia del presidente nelle scorse settimane: «Il principio di questo pacchetto fiscale è di far restare nelle tasche degli americani più dollari e di far trovare lavoro a più persone», aveva detto Bush a più riprese. Ma l'impegno in prima persona dell'inquilino della Casa Bianca - che la scorsa settimana era andato in visita negli Stati dei senatori repubblicani più dubbiosi - non è bastato a rendere agile il cammino al Congresso: spuntarla in aula non è stata facile per la rivolta interna fra i repubblicani, che ha spinto diversi senatori - come John McCain dell'Arizona - a schierarsi con l'opposizione democratica. Solo grazie alla defezione di altrettanti democratici il Senato si è espresso a favore. «La strategica di politica economica dell'amministrazione - ha accusato il senatore democratico del North Dakota, Kant Conrad - è basata su debito, deficit e declino, ciò che è avvenuto è uno scandalo che darà risultati perversi». Al termine del lungo weekend del Memorial Day sarà l'andamento dei mercati di Wall Street a dare i voti al compromesso raggiunto fra Casa Bianca e Congresso. Le prime reazioni degli analisti sono state segnate da cautela. Il presidente degli Stati Uniti GeorgeW. Bush
Luoghi citati: Arizona, Iowa, New York, North Dakota, Stati Uniti
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