«La latta alla mafia non ha colorì polìtici»

«La latta alla mafia non ha colorì polìtici» PALERMO HA RICORDATO IL GIUDICE, LA MOGLIE E LA SCORTA UCCISI A CAPACI. CASELLI: «TUTTI I CITTADINI UGUALI DAVANTI ALLA LEGGE» «La lotta alla mafia non ha colori politici» Grasso nell'anniversario di Falcone Lìrio Abbate corrispondente da PALERMO Il capo della Dda di Palermo, Pietro Grasso, parla di lotta alla mafia, ricordando che non bisogna guardare al colore politico, mentre il suo predecessore, l'attuale procuratore generale di Torino, Gian Carlo Caselli, ricorda che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge. E' il giorno del ricordo. Quello di Giovanni Falcone, della strage di Capaci avvenuta 11 anni fa, in cui morirono la moglie Francesca Morvillo e gli agenti di scorta. A Palermo è il giorno della memoria, della commemorazione, e i magistrati che hanno preso parte alle manifestazioni hanno voluto rammentare la loro indipendenza. L'hanno fatto sul luogo della strage e neh' aula bunker dellllcciardone, dove è stato organizzato dalla Fondazione Falcone un dibattito. Vi hanno preso parte centinaia di istituti scolastici provenienti da ogni parte d'Italia. Migliaia gli studenti presenti a gridare «No alla mafia». «La lotta a Cosa nostra - ha detto Grasso, parlando a centinaia di ragazzi presenti nell'aula bunker - non dovrèbbe avere colore politico, dovrebbe essere un valore condiviso come quello della legalità e della giustizia, perché la mafia attenta a tutti questi valori». Grasso ha ricordato di avere trascorso in quella stessa aula 20 mesi di dibattimento, quando era giudice a latere del maxiprocesso scaturito proprio dall' istruttoria di Falcone. «La mafia - ha osservato - è eclissi di legalità, bisogna parlare, discutere perché il silenzio è l'ossigeno vitale grazie al quale i sistemi criminali si riorganizzano e si rafforzano». Rispondendo alla sorella del magistrato. Maria Falcone, che aveva fatto riferimento alla sfiducia di tanti cittadini italiani nei confronti della magistratura. Grasso dice: «Capisco che la gente può non avere fiducia, ma noi non abbiamo i mezzi di comunicazione per ribaltare questo giudizio. Posso dire però che in Italia ci sono 8 mila persone che fanno il loro lavoro. La magistratura con Falcone e Borsellino c'è stata, ma c'è ancora e ci sarà. La nostra attenzione non è mai calata, come testimonia anche l'arresto avvenuto oggi (ieri ndr) di un latitante». Il capo dei pm palermitani ha poi tracciato la figura di Falcone, definendolo «maestro e amico». Per Caselli «questo è un momento di straordinaria importanza per il riscatto non soltanto della Sicilia ma di tutto il Paese». «Ricordare Giovanni Falcone - dice il procuratore Generale di Torino - significa rivendicare l'idea che l'indipendenza della magistratura e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge. Non sono questione di destra o di sinistra, ma temi che riguardano le libertà e i diritti di tutti. Falcone lo sapeva ed è morto per questo». L'ex procuratore di Palermo, intervenendo alla manifestazione che si è svolta nel pomeriggio davanti all'Albero Falcone, ha paragonato il momento attuale della magistratura, «attaccata con continue polemiche», come quello vissuto negli Anni '80 dal pool antimafia guidato da Antonino Caponnetto. «Gli stessi attacchi - ha aggiunto Caselli - si stanno ripetendo ancora oggi. Come allora le polemiche stanno portando a delegittimare i magistrati. A qualcuno non piace che i magistrati facciano troppo il proprio dovere». Alle 17,58, l'ora della strage di Capaci, un agente della polizia di stato ha suonato con la tromba il silenzio fuori ordinanza. Per oltre un minuto migliaia di persone presenti in via Notarbartolo, davanti l'Albero Falcone, sono rimaste in silenzio, dopo avere marciato nei due cortei, partiti uno dall'aula bunker e l'altro dal Palazzo di giustizia. Insieme, fianco a fianco, si sono ritrovati esponenti politici di schieramenti opposti, sindacalisti, studenti, magistrati, esponenti della società civile. Un altro momento di grande intensità emotiva è stato rappresentato dall'esibizione di Carmen Consoli che, a sorpresa, ha cantato «Mulini a vento», una canzone scritta - ha spiegato l'artista - «per tutti gli uomini che hanno sacrificato la propria vita per la giustizia». cont tm^ .i.,* S^ai^^i^iSteà^ IW A lato una manifestazione per Libero Grassi. Sopra la strage di Capaci