Muore dopo la corsa in otto ospedali

Muore dopo la corsa in otto ospedali L'UOMO E' STATO RESPINTO DAI REPARTI DI RIANIMAZIONE DEL PIEMONTE, ARRIVATO A DOMODOSSOLA ERA TROPPO TARDI Muore dopo la corsa in otto ospedali Interminabile viaggio in ambulanza per 300 chilometri I medici: «L'assistenza è stata comunque ottima» Gianni Martini Alberto Burzlo CUNEO Colpito da malore, soccorso in strada, caricato in ambulanza, portato in ospedale a Saluzzo, è stato costretto a un allucinante viaggio alla ricerca di un posto in rianimazione che si è concluso dopo trecento chilometri, nell'ospedale di Domodossola: l'unico, insieme con Corgomanero, con posti disponibili in tutto il Piemonte, Torino inclusa. Qui Silvano Ferro, 49 anni, operaio e padre di una studentessa, è morto. Erano le due di ieri mattina, il malore lo aveva fatto cadere a terra alle 18,15 di giovedì, mentre in bicicletta faceva una passeggiata dopo il lavoro alle cartiere BurgodiVerzuolo. Sulla vicenda l'europarlamentare Raffaele Costa ha presentato un'inteirogazione Lucente al ministro della Salute. Oggi si saprà se la magistratura aprirà un'inchiesta per accertare se il decesso è anche conseguenza di quel viaggio: ipotesi smentita dai medici saluzzesi e di Domodossola. Sintetizzano: «In ambulanza aveva la stessa assistenza che si riceve in rianimazione». Una donna di Manta racconta di aver visto Silvano Ferro «ondeggiare sulla bici e cadere». Arrivano i carabinieri e l'equipe sanitaria del 118. Il medico ordina la defibrillazione, durata un quarto d'ora. Il cuore si era fermato. Pochi chilometri in ambulanza e. verso le 19, Silvano Ferro è al pronto soccorso di Saluzzo. «C'erano tre medici, un anestesista e un infermiere ad assisterlo - dice Paolo Allemano, primario di Medicina - l'assistenza è stata assolutamente all'altezza della gravità del caso. Il paziente necessitava di respirazione forzata e poi di un letto altamente attrezzato, in Rianimazione». I due dell'ospedale di Saluzzo erano pieni, così come i quattro di Mondovì, la decina di Cuneo, quelli di Savigliano e Fossano. Trovarne altri tocca alla sala operativa del 118, che verso le 20 ha comunicato: «A Torino e Novara nulla. Gli unici disponibili sono a Boi^omanero e Domodossola». «L'elicottero di notte non può volare, abbiamo ultimatogli accertamenti diagnostici, fatta la Tao e preparato l'ambulanza per il trasferimento - aggiunge il primario di Medicina - alle 22 da Domodossola ci hanno stoppati, avevano un'altra urgenza». Moglie e figlia dell'operaio, pronte a seguire l'ambulanza in auto, sono sbottate: "Che altro succede? Perché non c'è posto?". Pochi minuti dopo ci hanno autorizzati a partire». Un viaggio lunghissimo: trecento chilometri, da un capo all'altro del Piemonte. A mezzanot¬ te l'ambulanza con Silvano Ferro è entrata nell'ospedale di Domodossola, e subito è stato trasferito nell'unico letto libero in rianimazione. Due ore dopo la morte. «Escludo che sia conseguenza del viaggio - conclude Allemano l'assistenza a bordo è pari a quella ospedahera. C'è il disagio, questo sì. Ma il problema è che ci sono pochi posti in rianimazione, perché considerati troppo costosi». Secondo un calcolo «ufficioso» degli operatori del 118, per 150 giorni all'anno non ci sarebbe un solo posto di rianimazione disponibile nell'intera provincia di Cuneo che conta oltre mezzo milione di abitanti. Ora è arrivata l'interrogazione di Costa, che definisce la vicenda «inquietante» e chiede al ministro Girolamo Sirchia «quali siano le spiegazioni possibili dei disguidi che possono aver pesato sull'esito della triste vicenda». Costa chiede anche al ministro se non intenda assumere ulteriori informazioni, «soprattutto per evitare che fatti simili abbiano a ripetersi in futuro». L'assessore regionale alla Sanità, Antonio D'Ambrosio, ha convocato per Stamattina, all'ospedale di Savighano, tutti i responsabili piemontesi del 118 e i dirigenti dei reparti di terapia intensiva. Per 150 giorni l'anno non c'è un solo posto per le emergenze in tutta la provincia Il viaggio alla ricerca di un posto in Rianimazione, per trecento chilometri. Nella foto piccola. Paolo Allemano