Epifani lascia vuota la sua poltrona

Epifani lascia vuota la sua poltrona Epifani lascia vuota la sua poltrona Cisl e Uii: «Da Confindustria aperture interessanti». Cgil delusa ROMA Soltanto sul «no» alla riforma delle pensioni rivendicata dagli industriali i sindacati si ritrovano uniti nel commentare la relazione tenuta ieri dal presidente di Confindustria Antonio D'Amato all'assemblea generale della confederazione. Su tutto il resto la spaccatura tra Cisl e Uil da una parte e CgU dall'altra è apparsa ancora più profonda dei giorni scorsi sia sulle maggiori questioni del momento, sia sulle prospettive future. Segnale inequivocabile la poltrona riservata in' platea, lasciata vuota dal leader della Cgil Gugliel¬ mo Epifani (arrivato in ritardo di tre quarti d'ora e, ad un tratto, fischiato) accanto a quella dei segretari generali di Cisl Savino Pezzetta (più volte applaudito) e della Uil Luigi Angeletti. Mentre Pezzetta parla di «aperture che il sindacato ha il dovere di cogliere» e di «possibili convergenze» e Angeletti riscontra «alcuni passi avanti, nonostante l'assurda ossessione per la riforma previdenziale», Epifani boccia senza riserve il presidente di Confindustria: «Una relazione deludente, che non coglie affatto i gravi problemi che affliggono il Paese e inaccettabile sul fronte delle pensioni». Per Cisl e Uil la relazione di d'Amato conferma che la strada per un nuovo patto sociale è percorribile. Pezzetta annuncia che «tra quindici giorni il documento comune sindacatiConfindustria sul rilancio dell'economia potrebbe essere pronto e dovrebbe esserci anche la firma della Cgil, anche se nulla si può dare per scontato». Angeletti apprezza soprattutto il riconoscimento che la competitività si fonda sulla qualità dei prodotti e del lavoro, e che è indispensabile una politica espansiva e di investimenti. Invece solo ombre, per Epifani, che accusa il presidente degli industriali di «non affrontare il nocciolo dei problemi aperti e di dare sostanzialmente una mano al governo e al presidente del consiglio sul fronte della giustizia»; respinge, poi, con forza l'accusa che la Cgil fa politica e esorta la Confindustria a «riconoscere alla posizione della Cgil la dignità di una posizione diversa». Spaccate ancora sull'art. 18 («no» al referendum di Cisl e Uil, «sì» di Cgil), le tre confederazioni respingono insieme, nettamente, la richiesta di D'Amato di accelerare sulla riforma delle pensioni, introducendo anche disincentivi per quelle di anzianità e la decontribuzione per i nuovi assunti. Uno stop arriva pure dal ministro del welfare Roberto Maroni: «Introdurre disincentivi? Nella delega previdenziale questo non c'è». [g. e. f.]

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