Ferroviere ucciso, sicurezza sotto accusa

Ferroviere ucciso, sicurezza sotto accusa Ferroviere ucciso, sicurezza sotto accusa «Con un collega stava facendo un lavoro per il quale un tempo s'impiegavano 4 persone» Massimiliano Peggio Era buio. Tra i binari 12 e 13 i lampioni formano di solito un cono d'ombra. Giovanni Simonetti, il ferroviere di 44 anni, di Nichelino, morto l'altra sera schiacciato tra le rotaie della stazione di Trofarello, era lì nell'oscurità a manovrare lo scambio manuale per agganciare i vagoni. Il collega, Pietro Gragnano, di Torino, era alla guida del locomotore. Un lavoro di routine. Eppure qualcosa è andato storto: una distrazione, forse un malore. Il bisonte arancio¬ ne, utilizzato per le operazioni di manovra all'interno della stazione lo ha ucciso e trascinato per alcuni metri. I ferrovieri lo chiamano il «Diesel 145»; adesso è fermo su un binario isolato, sigillato e sotto sequestro. L'incidente è avvenuto l'altra sera intorno alle 23. Tra le pietre ci sono ancora le sigarette e l'accendino del ferroviere. «Ecco è successo qui», dice sconvolto un collega. Aggiunge: «Un tempo per questo tipo di operazioni eravamo in quattro, per ragioni di sicurezza. Adesso, con i tagli al personale, si fa quello che si può». Giovanni Simonetti aveva la radio ricetrasmittente per impartire gli ordini al compagno di turno, il macchinista. I due stavano preparando il trasferimento di un convoglio. Così hanno spostato il locomotore «145» dal binario 13 al 12, per agganciare i vagoni in sosta. Prima di innestare la retromarcia, Pietro Gragnano ha atteso l'ordine di Simonetti, addetto allo scambio. La radio ha giacchiato; «Vai, tutto ok». Il macchinista ha messo in moto e raggiunto i vagoni all'indietro: dal suo posto di guida non ha visto nulla. A quel punto ha chia- mato Simonetti un paio di volte, per completare l'aggancio. Silenzio, nessuna risposta. E' sceso dalla cabina: «Gianni dove sei?», ha urlato nell'oscurità. Ancora niente. Poi lo sguardo è finito sui binari: il corpo del collega era lì, bloccato tra le traversine. Non ha esitato un istante, ha subito dato l'allarme al 118: ma è stato tutto inutile, perché l'uomo è morto sul colpo. La moglie ha saputo della tragedia al mattino, quando gli agenti della Polfer hanno suonato alla porta di casa. Simonetti abitava a Nichelino, in un alloggio Giovanni Simonetti, 44 anni all'ultimo piano di ima palazzina di via XXV Aprile, al numero 100. Un alloggio acquistato con sacrifi.ci, un mutuo ancora da ultimare, due figli da mantenere. «Lavorava in ferrovia da 15 anni, prima come saldatore poi come manovratore. Di recente aveva deciso di fare un corso per cambiare settore: sperava in un avanzamento: di carriera», dice il fratello. L'autopsia, forse, potrà chiarire le cause della tragedia: sull'incidente sono state aperte due inchieste, una della magistratura e l'altra interna, delle ferrovie.

Persone citate: Giovanni Simonetti, Massimiliano Peggio, Pietro Gragnano, Polfer, Simonetti

Luoghi citati: Nichelino, Torino, Trofarello