Cannes, una donna spogliata non fa un bel film
Cannes, una donna spogliata non fa un bel film BILANCIO NEGATIVO DELLA RASSEGNA A DUE GIORNI DALLA FINE: MOLTE OPERE MALRIUSCITE, MOLTE PRODOTTE DALLE TV. «LA PETITE LILI» SI ISPIRA AL GABBIANO DI CECHOV Cannes, una donna spogliata non fa un bel film La Sagnier è nuda per la terza volta, ma il Festival non ne trae beneficio Lietta Tornabuoni inviata a CANNES «La petitp Lili» (La piccola Lili). di Claude Miller, francese, è mediocre. «Purple Butterfly» (Farfalla rossa) di Lou Ve, cinese, è accademico. Che vogliamo fare? I film belli o almeno decenti presentati nella Selezione Ufficiale sono finora appena una decina, e il 56" festival finisce smorendo fra tre giorni. È andata bene, nel 2003? No, non'è andata bene: a parte le opere malriuscite, dominano opere prodotte dalle televisioni, opere fuori posto in un festival, raschiature di fondo del barile che risalgono a cnque, sei anni fa, comuni documentari ostentati come fossero eccezionalmente importanti. Nei ristoranti si trova sempre qualche tavolo libero, negli alberghi una camera si rimedia sempre: non succedeva da un quarto di secolo. Se almeno i film fossero migliori. «La Petite Lili», che si ispira al «Gabbiano» di Cechov tanto da costituirne quasi un adattamento contemporaneo, è una storia di cinema-nel-cinema, divisa in due parti. La famiglia cinematografica e le famiglie personali di regsti, attori, tecnici, si riuniscono durante le vacanze d'estate in una proprietà in Bretagna, e si ritrovano cinque anni dopo sul set di un film: amori, disamori, rivalità, rancori, ambizioni, allegrie, tormenti, hanno al centro una bella giovane attrice francese che è Ludivine Sagnier. Questa rgazza bionda e imbronciata, sempre interprete di personaggi scostanti e antipatici, sta facendo nel cinema francese una gran carriera: ha la manìa di mostrarsi nuda (in «Lili» come in «Swimming Pool», e qui dalla prima scena) è abbastanza brava da reggere la presenza di Nucole Garcia, Michel Picoli, Giraudeau, e del grande Jean-Pierre Marielle in un bel personaggio di osservatore quieto e un poco svanito. In «Purple Butterfly», scritto e diretto da Lou Ye, trentottenne di Shangai, c'è un'altra attrice giovane bellissima e brava, Zhang Ziyi, scoperta da Zhang Ymou, già vista ne «La tigre e il dragone» di Ang Lee. Il titolo è il nome d'una formazione di combattenti urbani anti giapponesi. Il film è un dramma storico che comincia nel 1928 in Manciuria: un ragazzo giapponese s'innamora della stupenda cinese ma deve lasciarla per tornare in patria a fare il servizio militare. Tre anni dopo Shangai occupata dai giapponesi è in preda alla violenza, al caos; la ragazza è nel gruppo di resistenza; U ragazzo giapponese torna come membro dei servizi segreti. Nelle notti, nebbie e oscurità d'un paesaggio urbano sempre sotto il diluvio, l'amore e la morte diventano un'emozione analoga. Il filmè ben fatto ma lento e lungo, è bello ma convenzionale. I regista cinese Lou Ye con la bellissima Zhang Zìyi, protagonista di «Purple Butterfly»
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