Nuovi spiragli per rinchiesta torinese di Bruno Tinti

Nuovi spiragli per rinchiesta torinese Nuovi spiragli per rinchiesta torinese Il gip potrebbe riaprire le indagini ipotizzando il reato di peculato Alberto Caino TORINO Il procuratore capo Marcello Maddalena e l'aggiunto Bruno Tinti non si arrendono all'idea di dover archiviare l'inchiesta su Telekom Serbia, per cui erano finiti due anni fa nel registro degli indagati l'ex amministratore delegato Stet, Tommaso Tommasi di Vignano, e l'ex direttore di rete Telecom, Giuseppe Gerarduzzi. L'ultima proroga deÙe indagini è scaduta e non è rimasto loro che prenderne atto, ma nella rituale richiesta all'ufficio dei giudici per le indagini preliminari hanno sottolineato il fattore tempo come il princi¬ pale ostacolo all'aaccertamento dei fatti». E sottolineano che sono in attesa di assistenza giudiziaria internazionale da tre paesi: Grecia, Svizzera (2 rogatorie) e Regno Unito. Aggiungono che saranno in grado di valutare nel merito l'affaire solo quando avranno ricostruito la mappa dei conti bancari attraverso cui hanno «viaggiato» gli 893 milioni di marchi tedeschi di Stet ai serbi per il 29':per cento della loro compagnia telefonica di stato e gli oltre .60 milioni di marchi ripartiti fra consulenti e «facilitatoli» dell'operazione. Palla al centro. A giorni toccherà al gip designato decidere se Tommasi e Gerarduzzi potranno uscire di scena o se dovranno rientrarvi, magari con un'altra ipotesi di accusa (peculato? Allora Stet era di proprietà pubblica). Il falso in bilancio non regge più: la soglia del 50Zo di tolleranza introdotta di recente è un argomento dirimente. Di sicuro la Procura di Torino rivuole gli atti per rilanciare l'indagine. La riprova sta nell'interesse personale del procuratore capo (che non aveva mai seguito direttamente l'inchiesta) che dà ieri sta studiando attentamente tutte le carte raccolte in questi due anni. Il caso Igor Marini? Non vi sarà rotta di collisione con il lavoro della Commissione parlamentare d'in¬ chiesta. In questi giorni Marcello Maddalena ha aperto bocca con i giornalisti solo per mandare messaggi rassicuranti a Palazzo San Macuto: mette a disposizione il verbale dell'interrogatorio di Berna e quant'altro gli verrà richiesto, ha precisato che lascia alla commissione la precedenza nell'esame delle carte svizzere. Oggi, la Procura di Torino sembra più interessata a seguire fino in fondo la movimentazione dei pagamenti «ufficiali», i soli di cui esista documentazione e notizia certa. Ad Atene, in una filiale di una banca cipriota, è stata saldata la quota Telecom Italia del 49 per cento di Telekom Serbia: non vi è ancora riscontro bancario dellasttccessiva destinazione del denaro. Idem per il cónto zurighese, svuotato nei mesi successivi, su cui il serbo Srdja Dimitrijevic aveva indicato nel 1997 di versaioli i 30 milioni di marchi tedeschi pattuiti per il suo intervento di mediazione. A Torino risulta che parte del denaro è rimasto in Svizzera, versato su un conto del conte Gianni Vitali (l'altro «facilitatore»). E il resto? Dimitrijevic, quello dell'azienda macedone di mangime per polli (che ha fatturato a Telecom Italia la spesa), ha conti bancari sparsi in tutto il mondo. E' probabile che le rogatorie attese ne rendano necessarie altre. Oltre il confine di Ponte Chiasso si giocano davvero tutte le partite di questo caso giudiziario. Senza testimonianze precise, magari di un pentito, non resta altra via (inclusi Marini e colleghi) per arrivare a chiarire se Stet International Netherlands, per conto di Telecom Italia, abbiaconcluso'una tìcinsazionè sicuramente onercaa per l'acquirente, con o senza un accordo corruttivo fra le parti. Quell'accordo che il pool di Tinti aveva ipotizzato in «non meno di 47 milioni di marchi tedeschi» destinati a Tommasi e a Gerarduzzi.