«Semestre Uè, Tltalìa farà la sua parte» di Emanuele Novazio

«Semestre Uè, Tltalìa farà la sua parte» «Semestre Uè, Tltalìa farà la sua parte» Ciampi fiducioso sugli obiettivi durante la presidenza di turno Emanuele Novazio ROMA Cèrio Azeglio Ciampi guarda con ottimismo al semestre italiano: lo scontro fra Silvio Berlusconi e Romano Prodi e le vicende giudiziarie del presidente del Consiglio non influiranno sul suo successo, lascia intendere in margine al vertice dei 17 capi di stato dell'Europa centro-sud-orientale in corso a Salisburgo, un interessante confronto fra «vecchia» e «nuova» Europa. Rispondendo a una giornalista austriaca che gli chiede come farà Berlusconi a guidare per sei mesi l'Unione europea «quando il valore della giustizia e il ruolo della legge sono Drioritari per /Uè», Ciampi ignora la polemica e indica le ragioni che autorizzano la sua fiducia, ma con parole che suonano anche a monito: «In Italia vi è sempre stato un comune sentire sull'Europa largamente condiviso dall'opinione pubblica, dalla maggioranza e dall'opposizione. Per questo - sottolinea - sono convinto che l'Italia affronterà con consapevolezza il semestre». E non perché il successo della presidenza di turno «sia un traguardo italiano», insiste, ma perché «è un traguardo importante per l'Europa». In gioco ci sono infatti obiettivi decisivi come la Con v unzione per le riforme istituzionali dell'Ue, che Ciampi auspica chiuda i suoi lavori entro il semestre greco, e la Conferenza intergovernativa che dovrebbe aprirsi nel semestre italiano per sfociare nella firma del nuovo Trattato costituzionale europeo. Per l'Italia sarà un imperativo raggiungere questi obiettivi, sostiene il Capo dello Stato, la nostra presidenza non potrà permettersi di fallire: «Non si può perdere un semestre così importante per l'Europa, non si può'perdere un semestre in cui matura tutto il lavoro che si è fatto finora nella Convenzione», avverte il Presidente della Repubblica con una significativa sottolineatura. Il secondo aspetto della risposta di Ciampi riguarda le relazioni fra Paesi europei. «Non si poperdere sei mesi soprattuttmatura tuil lavoro chsi è fatto fnella Conv ossono o quando tto he nora venzione» dopo le tensioni provocate dalla crisi irachena, e ancora una volta il Capo dello Sljato si mostra ottimista: «Al di là di episodi che certamente sono stati spiacevoli», afferma, le divisioni perdono di peso di fronte al lavoro comune nella Convenzione. «In questi mesi italiani, francesi, tedeschi, tutti i Quindici Paesi, hanno collaborato. Hanno lavorato insieme quelli dell'una e dell'altra parte. Maggioranza e opposizione, nei Paesi europei, sui temi europei non si distinguono». Già nel suo intervento al vertice, Ciampi aveva sottolineato l'importanza della Convenzione per il futuro dell'Ue: insistendo che l'obiettivo è arrivare alle elezioni europee del giugno 2004 con una Europa più unita, con istituzioni più rappresentative dei 25 Paesi membri (l'allargamento sarà avviato ufficialmente nel maggio del prossimo anno), e con un maggiore coordinamento delle politiche comuni. Più tardi, in margine alla riunione, Ciampi si sofferma in particolare sulla necessità di realizzare un salto di qualità in campo economico: «E' stato un nostro limite ed è oggi qualcosa che pesa e frena la crescita dell'Europa, non aver colto il momento del grande successo della moneta unica per fare il passo successivo, quello del coordinamento pieno delle politiche economiche». C'è un ultimo elemento, nella risposta del Presidente della Repubblica: le relazioni fra Europa e Stati Uniti che la guerra d'Iraq ha profondamente turbato e che bisogna adesso ricostruire. Il rapporto fra le due sponde dell'Atlantico deve essere di «piena collaborazione» e affiancarsi «a un rafforzamento delle organizzazioni intemazionali» come l'Onu, afferma il Capo dello Stato: è infatti questa la base per «una lotta efficace al terrorismo» e alle nuove minacce globali come le armi di distruzione di massa e i disastri ambientali. Anche di questa ricucitura, sembra dire il capo dello Stato, dovrà farsi carico la presidenza italiana: una terza ragione per non fallire. «Non si possono perdere sei mesi soprattutto quando matura tutto il lavoro che si è fatto finora nella Convenzione» Il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi