Torino e lode

Torino e lode PREMIATE LE TESI DI LAUREA DEDICATE ALLA CITTÀ Una Torino da 30 e lode I TIZIANA PUTZER ~1 E' come se già fossero i futuri progettisti della città. Che vivono, annusano, osservano nei cambiamenti. La inventano, questo è sicuro. La ridisegnano e ridiscutono, loro, i prossimi architetti, medici, insegnanti, professionisti della comunicazione, avvocati. Perché conoscono Torino da quando sono nati o da appena qualche anno, cittadini acquisiti da altre città italiane o del mondo, comunque l'hanno scelta: l'hanno voluta per la stesura della tesi di laurea. C'è un patrimonio di idee e proposte nel cassetto del «Premio tesi di laurea su Torino», che in quest'ottava edizione, con designazione del vincitore da poco avvenuta alla Fiera del Libro, ha raccolto 55 lavori provenienti per lo più dalle facoltà torinesi e da esperienze giunte da Pisa, Bologna e Città del Messico. «Sono i colori più belli di Torino dice con orgoglio il presidente del Premio, Giovanni Vecchione visti con occhi di chi frequenta le facoltà tecniche, quindi Architettura, Ingegneria, Economia e anche Medicina e Farmacia, e naturalmente quelle umanistiche, dunque Giurisprudenza, Lettere e Filosofia, Psicologia, Scienze Politiche e Scienza della Comunicazione». Un fiume narrativo, città indagata nei mutamenti sociali, nelle esigenze di recupero territoriale, nei progetti culturali, nella ricerca storica e nei suoi protagonisti. Che non sono i soliti volti noti della città, ma i torinesi stessi, perché dalle relazioni è emerso spontaneamente un «filo rosso», l'uso dell'«indagine» fra la gente, l'intervista alle persone disponibili a raccontarsi mentre camminano nel centro storico, si trovano in un bar, sugli autobus, nei musei, in attesa del medico, in coda per i cantieri. Tanto che non sarebbe esistita la tesi di Daniela Galliano, 26 anni, laureata in Medicina se le donne che frequentano l'ambulatorio nefrologico in corso Regina, attaccato a Porta Palazzo, non avessero avuto voglia di parlare dei loro problemi. Italiane o maghrebine o albanesi, tutte colpite da malattie croniche renali. «Questo il primo obiettivo della mia tesi, le malattie croniche - dice il medico in attesa di partire per l'India, il prossimo autunno opererà come volontario negli ospedali di Calcutta. «Ho frequentato per un anno e mezzo questo ambulatorio, dove le pazienti sono molte: chi fa dialisi, chi in attesa di trapianto, e ciascuna di loro viva la malattia solo come uno degli aspetti della vita, poi ci sono i figli, il lavoro, si aiutano l'una con l'altra». Il rapporto con i medici? «E' buono, il servizio funziona, rappresenta un luogo dove c'è accog lenza». Stesso sistema, ma con microfono nascosto, quello messo a punto da Massimo Cerniti, 25 anni, laureato in Scienza della Comunicazione. Perché intervi- ste non dichiarate? «Per capire qual è il ruolo del dialetto nella comunicazione ordinaria, non solo il piemontese, ovviamente». Come lo utilizzano i torinesi? «Gli anziani, naturalmente, sono "sacche di resistenza", ma è curioso scoprire che le persone di cultura medio-alta rivalutano oggi il dialetto, da aggiungere alle altre lingue, mentre i giovani lo considerano una nota di colore nella conversazione». Numerosi i progetti inviati dagli architetti: chi individua i luoghi di aggregazione giovanile, chi le ristrutturazioni necessarie a edifici quali la settecentesca «Villa Capriglio» o le Officine Grandi Riparazioni, qualcuno si è immaginato un percorso museale lungo il Po. Guido Caresio e Nadia Ceroni, 26 anni, architetti, stimolati dal progetto definitivo di Grandi Stazioni, si sono dedicati a Porta Nuova. «Così è un disastro. Noi vorremmo creare una "piazza" centrale dove ora c'è il bar, che verrebbe demolito; realizzare un giardino botanico interno e un mezzenino con tutti i servizi possibili, utili non solo ai viaggiatori. E poi una copertura in vetro trasparente, ispirati dalle ultime opere europee, come la stazione di Madrid». I suoi docenti all'Università di Città del Mexico le hanno chiesto una tesi sull'Italia di oggi e Lesile Hernandez, 26 anni, ricercatrice tecnologica da tre anni a Torino, ha tirato fuori un'indagine sulle donne peruviane che vivono nella nostra città. «Sono 1800 su una comunità di 2800. Ho studiato le tappe di questa immigrazione, che sono la partenza, la ricerca di un lavoro come colf o badante spesso con l'aiuto delle suore, l'attesa di una sanatoria e poi la regolarizzazione per mariti, figli, genitori. Ci vogliono anni eppure il pensiero è tornare in Perù, anche quando la famiglia è stata riunita». Silvia Reggiani, 27 anni, architetto in uno studio, è andata a Londra, Parigi e Berlino per cercare tre piazze da avvicinare a piazza Savoia, «cerniera tra il quadrilatero romano e l'espansione barocca», mentre Giulia Mezzalama, 25 anni, architetto e seconda classificata al Premio, ha scritto una tesi sull'opera di Michelangelo Garove a Venaria Reale, «sono un'appassionata di ricerca e Venaria è al centro di interventi così grandiosi». Il vincitore, Simone Schiavi, 25 anni, è su altri campi, quelli della comunicazione legata alla ristrutturazione urbana: il Comune e gli enti interessati si sono impegnati nel far capire ai torinesi che cosa sta succedendo con il passante ferroviario o la metropolitana? «Incredibilmente sì, con puntualità e buona diffusione, anche se al punto informativo di piazza Statuto, per un mese e mezzo, non ho fatto altro che registrare lamentele». All'estero, che ne dicono di Torino? «Non la inseriscono ancora nei tour turistici, ma gli stranieri sono felicemente colpiti di non trovarsi immersi in una Detroit». ^t|fe La mia passione ^^ è la ricerca Ho concentrato l'attenzione sull'opera di Michelangelo Garove a Venaria Reale E' un Comune al centro di grandi trasformazioni che ne camberanno il volto a breve A A termine 7^ SILVIA REGGIANI itoàk Sonos1:a1:a "™ affascinata da piazza Savoia, cerniera tra quadrilatero romano ed espansione barocca. Mi sono mossa tra Londra, Parigi e Madrid per trovare tre piazze con lo stesso tipo A A di funzionalità ^^ CL(aL Ho cercato "^ di capire come e se sta funzionando la comunicazione tra istituzioni e cittadini in questo periodo di grandi cantieri urbani Le informazioni vengono date con puntualità ma c'è sempre chi si lamenta ff ^(Zj La mia indagine "" si è svolta all'interno della comunità peruviana, puntando l'attenzione sulle donne Sono 1800 su 2800 Arrivano qui come colf o badanti, cercano di regolarizzarsi, ma il loro pensiero è tornare a casa w I '/ ■ '■J \ % MASSIMO CERRUTI CLCL Con interviste "™ all'insaputa degli interessati ho capito il ruolo del dialetto: gli anziani lo usano normalmente, chi ha una certa cultura lo rivaluta, per i giovani aggiunge un po' di colore A A ai discorsi 77 DANIELA GALLIANO éb^ Ho frequentato ^" per un anno e mezzo un ambulatorio tra donne di tutti i paesi Una ricerca possibile soltanto grazie alla loro disponibilità a raccontarsi w