Basta emergenze per l'Alessandrino E' ora di ripartire

Basta emergenze per l'Alessandrino E' ora di ripartire IL DIBATTITO DE «LA STAMPA» IN COLLABORAZIONE CON LA REGIONE Basta emergenze per l'Alessandrino E' ora di ripartire La priorità va al dopo terremoto, con le assicurazioni di Bertolaso capo della Protezione civile. Incalzano le grandi opportunità offerte dai progetti di sviluppo legati a logistica e turismo enogastronomico Silvana Mossano Massimo Delfino ALESSANDRIA E l'unità del territorio, la coesione tra le istituzioni e i cittadini, il punto di forza che ha consentito alla provincia alessandrina di superare la fase dell'emergenza terremoto, così come in un passato recente era avvenuto per altre calamità. È la stessa forza che aiuterà il territorio a trovare gli stimoli per proiettarsi verso progetti di sviluppo. Questa l'immagine della provincia di Alessandria emersa dal dibattito che si è svolto ieri al Teatro Comunale, promosso da «La Stampa» in collaborazione con la Regione. Vi hanno preso parte i vertici del quotidiano - l'amministratore delegato Ernesto Auci e il direttore Marcello Sorgi che ha condotto il dibattito - esponenti delle istituzioni, degli enti e delle forze attive del territorio, oltre che il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso. Un'occasione per riflettere non soltanto sul modo per uscire dal dramma in cui il sisma dell' 11 aprile ha precipitato un centinaio di Comuni, ma soprattutto per analizzare le opportunità che questa scossa fisica può suscitare a livello culturale, economico, sociale in modo da consentire a tutto il territorio, anche quello rimasto fortunatamente immune, di fare un salto di qualità. La prima preoccupazione è legata alla ricostruzione dei territori fortemente colpiti dal terremoto: a partire da Sant'Agata Fossili, dove probabilmente alcune case dovranno essere abbattute. «Ma - ha detto il capo della Protezione civile - non metteremo la gente nei container. Faremo in modo che la ricostruzione parta al più presto, entro l'anno. In ogni caso, dove le attese di rientro nelle case saranno più lunghe, costruiremo chalet dì legno, purché la qualità della vita sia garantita assieme al tessuto sociale». Marco Bologna, sindaco di Pioverà e responsabile della Commissione dell'Anci per la Protezione civile, ha puntato i riflettori sulla solidarietà che 0 territorio sa fornire nelle difficoltà. «Ricordo la straordinaria risposta che, attraverso "Specchio dei Tempi", era stata data durante l'alluvione del '94. Più di recente è stato notevole l'aiuto all'Umbria terremotata: non a caso, nel Comune di Valtopina, c'è un'area chiamata Villaggio Alessandria». Ma nella provincia che cambia e deve risolvere in modo differente i problemi quotidiani, i numeri hanno un ruolo importante. Dieci anni fa l'Esercito fronteggiava con tempestività ogni calamità potendo contare su circa 5000 militari dislocati nelle caserme di Alessandria, Casale e Novi, che ora sono chiuse. Inevitabile rivedere i piani d'intervento, fondamentale affidarsi al volontariato e alla tenacia della gente che non ha paura a rimboccarsi le maniche. «A Sant'Agata, meno di 48 ore dopo la scossa, c'erano uomini e donne sui tetti a sistemare le tegole pericolanti - ha aggiunto Bologna -. Non ci sono state lamentele, si è agito senza attendere troppi aiuti estemi anche se ora privati ed enti locali chiedono allo Stato di fare quanto è stato richiesto per gli sfollati e per chi ha subito danni». Se il terremoto è stato il filo conduttore della parte iniziale del convegno, con abilità il sindaco di Novi, Mario Lovelli, ha saputo «mixare» fra la vera scossa che ha colpito il Basso Piemonte l'I 1 aprile e quella immaginaria di cui la provincia ha bisogno per un grande rilancio. «Negli eventi rilevanti il ruolo dell'informazione è prioritario - ha affermato Lovelli -. Bisogna dare un giusto risalto, affinché chi non vive nella zona abbia la percezione di quello che sta accadendo da noi. A quaranta giorni dal terremoto tutte le attività economiche e produttive sono ripartite, abbiamo messo i "cerotti" alle ferite, ma ora bisogna progettare la ricostruzione». Già, come ricostruire e quale impostazione dare a un'area che si è improvvisamente scoperta sismica, ma che è uno snodo cruciale dell'economia del Nord Ovest? I progetti edilizi andranno rivisti e bisognerà armonizzare necessità delle popolazioni locali (case anti-sismiche, centri storici da fortificare e salvaguardare) alle grandi opere, su tutte il Terzo valico che sarebbe uno sbocco fondamentale verso il Nord Europa. Indispensabile l'unità di intenti fra Comune, Provincia e Regione, prioritaria l'attenzione che dovrà essere data all'ambiente e al territorio, senza precludere opportunità di sviluppo. Per il presidente della Provincia, Fabrizio Palenzona, la soluzione è la logistica: «Crediamo nello sviluppo dell'enogastronomia, ma dobbia¬ mo agire compatti per non rimanere fuori dal corridoio numero 5 Lione-Torino-Trieste-Kiev. Se ci facciamo bypassare il rischio è che il tracciato si sposti a Nord e l'Italia diventi un Paese di serie B». L'assessore regionale Ugo Cavallera intravede altre opportunità nelle «potenzialità che la provincia mette in campo per l'agricoltura, un'attività tradizionale che ha saputo modernizzarsi e affermarsi puntando sulla qualità: questa è la strada da battere». Non disgiunta dagli sforzi, già fatti e ancora da fare, per ricostruire un territorio martoriato si dal terremoto, ma in anni recenti anche da due gravi alluvioni (del '94 e del 2000) e da altre minori (quest'anno proprio in Valle Scrivia). La capacità di sviluppo legata al mondo agricolo è stata sottolineata dal presidente della Coldiretti, Maurizio Concaro, anche in termini di tutela dell'ambiente («Sì - ha detto Bertolaso - voi siete le sentinelle del territorio»). Mentre Carlo Taverna dell'Api ha garantito la vitalità dell'imprenditoria locale, specie quella media e piccola. «Ci sono molte iniziative, ma scoordinate. A novembre abbiamo presentato un progetto specifico, ma dalle istituzioni per ora nessuna risposta. Allora, la scossa dobbiamo darla ai privali o agli enti pubblici?» Ricostruzione del territorio, fiducia nella logistica, nell'imprenditoria, nell'agricoltura e nelle tipicità del territorio, ma come collante l'unità tra istituzioni e cittadini: questa la ricetta individuata dal prefetto Vincenzo Pellegrini. «Il terremoto ce lo ha ancora una volta dimostrato: la coesione è un bene che appartiene a questa provincia». L'assessore regionale Ugo Cavallera: «E' necessario coltivare le potenzialità nel campo dell'agricoltura un'attività tradizionale che ha saputo modernizzarsi» Il presidente della Provincia Palenzona: «Non dobbiamo rimanere fuori dalla direttrice Lione-Torino-Kiev perché siamo la principale cerniera con i porti liguri» Sopra il tavolo dei relatori: da destra, il capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso; l'amministratore delegato de «La Stampa» Ernesto Auci; il direttore Marcello Sorgi; il capo redattore del Piemonte Giuseppe Grosso e l'editorialista Luigi La Spina A sinistra il sindaco di Alessandria Mara Scagni Il sindaco di Novi Ligure Mario Lovelli e, a sinistra, Carlo Taverna dell'Api