Abu Mazen: siamo stanchi, basta con l'intifada

Abu Mazen: siamo stanchi, basta con l'intifada Abu Mazen: siamo stanchi, basta con l'intifada Il primo ministro palestinese rilancia la pace: «Il conflitto ci sta annientando» TEL AVIV «Il popolo è stanco, non ce la fa più». Il primo ministro palestinese Abu Mazen abiura ufficialmente la seconda Intifada: «non è più nel nostro interesse». La dichiarazione, rilasciata al settimanale egiziano Al Mussawar, è argomentata con solidi motivi pratici. «Non nego - ha detto il premier - che anche Israele abbia avuto le sue perdite, forse il 10 per cento del turismo, il 15 per cento dell' economia, ma le nostre sono del cento per cento. Tutto è stato distrutto, non possiamo più confrontarci con Israele in queste condizioni». E'ipotizzabile, secondo Abu Mazen, «una resistenza civile come quella della prima Intifada, nel 1987, che ha prodotto risultati, ma l'azione mihtare è difficile». Il premier palestinese ha rivelato anche di aver rifiutato, durante i colloqui di gennaio al Cairo, una proposta degli integralisti di Hamas per mettere fine agli attentati nei territori controllati dall'Autorità Palestinese, continuandoli inve- ce dalla parte israeliana. «La reazione avrebbe colpito milioni di palestinesi e le violenze sarebbero divampate ancora più aspre. Queste operazioni devono finire, dobbiamo rivendicare la pace». Il premier ha poi difeso la candidatura a ministro degli Interni di Mohamed Dahlan, «una tra le persone che credono alla necessità di imporre 1' ordine e la sicurezza» e ha liquidato come «una provocazione» l'annuncio del ministro degli Interni israeliano di autorizzare gli ebrei a pregare sulla spianata delle moschee. Ma, se da un lato ha concesso qualcosa alle posizioni israeliane, il primo ministro palestinese ha d'altra parte ribadito con fermezza la necessità di attenersi al piano fissato dal «Quartetto», che prevede la creazione di uno stato palestinese entro il 2005. «Non accetterò ha detto - alcun cambiamento della tabella di marcia, nemmeno di una virgola». Restano tuttavia gli scogli indicati dal primo ministro israeliano, Sharon, nel colloquio dei giorni scorsi: il disaccordo sull'abbandono del diritto al ritomo dei profu;hi palestinesi, le riserve sul congeamento della colonizzazione e i contrasti creati nel govemo israeliano dall'ala estremista che rifiuta per principio la creazione di uno stato palestinese. Intanto la situazione «sul campo» continua a restare difficile. Reparti corazzati israeliani sono nuovamente entrati ieri a Beit Hanun, un villaggio a Nord di Gaza roccaforte di Hamas che lo usa come base per lanciare razzi Qassam contro la vicina cittadina israeliana di Sderot, nel Negev. L'esercito si era appena ritirato dalla località dopo cinque giorni d'occupazione e Abu Mazen ha dovuto cancellare la visita che vi aveva in programma, accompagnato dal ministro per la Sicurezza intema Mohamed Dahlan. Tuttavia anche a Beit Hanun la «stanchezza» palestinese si è manifestata quando, nel breve intervallo concesso dal ritiro dei blindati con la stella di David, centinaia di abitanti hanno inscenato la prima protesta contro Hamas nella striscia di Gaza. «Ogni volta che sparano i loro razzi, i carri armati e i bulldozer israeliani entrano nel nostro villaggio - ha detto uno dei manifestanti - e provocano distruzioni gravissime: hanno spianato ogni tipo di vegetazione, hanno distrutto migliaia di alberi di limone e 15 case. E venuto il momento di dire basta a tutto questo». Per ora, tuttavia, il bollettino di guerra segue il consueto copione. In Cisgiordania due palestinesi un ragazzo di 17 anni e una donna di 35 - sono stati uccisi dai soldati israeliani vicino a Ramallah, mentre a Nablus è stato scoperto e distrutto un deposito di esplosivo del Fronte popolare per la liberazione della Pa estina. Vi erano custodi¬ ti, secondo la radio israeliana, almeno 25 chilogrammi di esplosivo di tipo Tatp, sei corpetti esplosivi e valigette con interruttori elettrici capaci di far detonare una carica deposta al loro intemo. I soldati hanno trovato inoltre una telecamera con cui i militanti prevedevano di registrare l'ultimo messaggio dei loro uomini-bomba. [e. st.] «Tutto è stato distrutto Non possiamo più confrontarci con Israele in queste condizioni» A Beit Hanun centinaia di abitanti hanno inscenato la prima protesta contro Hamas nella striscia di Gaza «Abu Mazen è un terrorista»: la risposta del premier non si è fatta attendere

Persone citate: Abu Mazen, Mohamed Dahlan

Luoghi citati: Beit, Cairo, Cisgiordania, Gaza, Israele, Tel Aviv