Cartoline di un mondo finto di Maria Teresa Martinengo

Cartoline di un mondo finto portanuova Cartoline di un mondo finto La Fiera del Libro è un po' come un condominio con le finestre aperte. A guardarci dentro capisci meglio in che mondo vivi. Libri come finestre, stand come finestre. I visitatori sono gli abitanti. E questa volta gli abitanti - non gli ospiti - di origine straniera sono aumentati in maniera vistosa. Non solo nelle scolaresche, ma anche tra il «pubblico comune», uomini e donne adulti, cittadini di Torino. Può accadere, dunque, che una giovane signora italiana e una giovane signora marocchina (madri di due bambini che frequentano la stessa scuola elementare) entrino insieme e visitino insieme la Fiera, chiacchierando. E che, un po' per caso, attraversino lo spazio del Ministero dell'Istruzione, una grande area accogliente, con un anfiteatro per spettacoli e presentazioni, desk, poltroncine. Qui, insieme, le due mamme vedono un pieghevole verde pistacchio con la fotografia di due bambini. Bambini perfetti, finto casual, da rivista di moda. Camicina azzurra, pantaloni blu, bretelle. Il più grande con la cravatta, il più piccolo con il farfallino. Belli e «di successo». Le due madri li osservano. Sopra le testoline colpite da un raggio di sole, lo slogan «La scuola cresce, proprio come te». La prima a reagire è la mamma italiana. «Perché non c'è anche una bambina? A scuola ci vanno maschi e femmine». La signora con il foulard bianco stretto sotto il mento aggiunge: «Nella nostra classe gli stranieri sono sei. Avrebbero potuto fotografare anche un figlio di immigrati». L'italiana ride: «Questi bambini non somigliano per niente ai nostri. Sono troppo ordinati. Sembrano in divisa». La donna marocchina apre il pieghevole e legge: «La scuola si rinnova per dare ai giovani una preparazione solida e moderna che li aiuti a essere più consapevoli e responsabili nelle scelte culturali, professionali e di vita. Per garantire studi a livello europeo, con una istruzione e formazione ispirata alla cultura nazionale e alle tradizioni regionali». Poi guarda l'altra: «Anche per mio figlio? Non sarà mai vestito così...». Maria Teresa Martinengo

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