Bush: i killer non possono tenere in ostaggio la pace di Maurizio Molinari

Bush: i killer non possono tenere in ostaggio la pace MONITO Al NEMICI DELL'OCCIDENTE IN OCCASIONE DELLA VISITA DELLA PRESIDENTESSA FILIPPINA ARROYO Bush: i killer non possono tenere in ostaggio la pace Rinnovato sostegno alla Road Map per Israele Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK «Ci sono dei killer sulla strada della pace, per raggiungerla servono risultati nella lotta al terrorismo». George Bush parla, per la prima volta dopo l'ondata di attentati che ha colpito Israele, in occasione della visita alla Casa Bianca della presidente delle Filippine, Glora Arroyo, alleata di ferro nella lotta al terrorismo in Estremo Oriente. Gli attacchi kamikaze contro Israele e il seguente rinvio della visita del premier di Gerusalemme, Ariel Sharon, fanno temere per le sorti della «Road Map» sostenuta dall'amministrazione Usa e Bush reagisce dicendo che «l'impegno sulla Road Map resta tutto» ma che «la pace non può essere in ostaggio dei killer». «La strada verso la pace sarà difficile» ammette il presidente. L'appello è all'Autorità nazionale palestinese: «Deve lavorare contro il terrorismo perché la pace non si costruisce con processi ma con risultati nella lotta ai terroristi». Il portavoce Ari Fleischer aggiunge: «Comprendiamo la decisione di Sharon di rinviare la visita, ci aUendiamo dall'Autorità nazionale palestinese (Anp) che intervenga contro chi mina la pace, che agisca contro il terrorismo così come previsto dagli accordi di pace di Oslo». Il messaggio è diretto al neo-premier palestinese Abu Mazen: Washington gli rinnova la fiducia e lo considera un «riformatore» ma si attende che blocchi gli attacchi contro Israele, facendo fede alle promesse fatte al Segretario di Stato Colin Powell di disarmare le milizie. Se l'accento più marcato è sull'Anp, l'appello di Bush rispecchia l'approccio regionale: «Chiunque in Israele, nei Paesi arabi confinanti e anche in Europa voglia favorire la pace deve contribuire a combattere il terrorismo. C'è ancora molto lavoro da fare, molti finanziamenti devono essere ancora tagliati e molti terroristi devono essere ancora portati di fronte alla giustizia». «D'altra parte è lo stesso testo della Road Map - spiega una fonte vicina all'amministrazione - che prevede la fine del terrorismo come passo iniziale per poter arrivare nel 2005 alla nascita di uno Stato palestinese a fianco di Israele». Sul fronte di Al Qaeda dopo gli attentati in Arabia Saudita e in Marocco, Bush difende i «progressi fatti» ma avverte gli americani che i rischi incombono e la guerra continua: «Viviamo ancora in un mondo pericoloso e gli attacchi a Riad ci dicono che dobbiamo stare allerta anche sul fronte intemo. dobbiamo continuare a essere diligenti nelle contromisure perché Al Qaeda è un gruppo che sta attivamente complottando per riuscire a uccidere». «Lentamente ma progressivamente stiamo smante landò Al Qaeda, ma resta molto da fare» aggiunge, rispondendo alle critiche ricevute dai democratici sul fatto che le politiche finora adottate non siano riuscite a garantire la sicurezza nazionale. Washington preme ancora sull'Iran, accusato di ospitare i leader della nuova Al Qaeda: «I nostri messaggi sono arrivati a Teheran, siamo molto preoccupati. Riguardo a che cosa rischino, la dottrina Bush parla per sé», sottolinea Ari Fleischer. La calorosa accoglienza riservata alla Arroyo si spiega con il fatto che le Filippine «sono state dall'inizio a fianco degli Stati Uniti e della libertà» dice Bush. L'ospite torna a Manila con il riconoscimento di «mag¬ giore alleato non-Nato/ - qualifica finora riconosciuta solo a Australia, Israele, Egitto, Corea del Sud e Giappone - con importanti accordi economici e commerciali e con l'impegno a una più intensa cooperazione militare contro i gruppi di Abu Sayyaf del Fronte Moro che operano nelle isole meridionali delle Filippine. La guerra al terrorismo è la strategia con cui Bush si propone di arrivare alla pace in Medio Oriente e questo approccio trova consenso fra gli analisti. «Una generazione fa l'ayatollah Khomeini guidò in Iran la rivoluzione che diede inizio all'età buia del terrorismo - ha scritto Robert Satloff, direttore del Washington Institute, sul Los Angeles Times - oggi il presidente conservatore guida la controrivoluzione, innescata dall'I 1 settembre, iniziata in Afghanistan e continuata prima con la richiesta di mettere da parte Yasser Arafat e poi in Iraq, chiedendo riforme democratiche e lotta al terrorismo per la pace in Medio Oriente». «Chiunque in Israele, nei Paesi arabi confinanti e anche in Europa voglia favorire la distensione deve contribuire a combattere il terrorismo C'è ancora molto da fare» Sul fronte di Al Qaeda, dopo le bombe in Arabia Saudita e in Marocco, il presidente difende i progressi fatti ma avverte gli americani che la guerra continua La grande accoglienza riservata dal presidente Bush alla presidentessa delle Filippine, Gloria Macapagal Arroyo