«Dare segnali dì buona fede»

«Dare segnali dì buona fede» «Dare segnali dì buona fede» I ministri degli Esteri europei chiedono alle due parti di far tornare la speranza Maria Maggiore BRUXELLES Finito il conflitto in Iraq, la guerra al terrorismo globale e l'escalation della violenza in Medio Oriente tornano alla ribalta della diplomazia europea. Ieri i 15 ministri degli Esteri dell'Ue più i dieci colleghi dei Paesi candidati hanno ribadito con forza l'urgenza di combattere insieme la sfida del secolo, gli attacchi contro civili inermi proprio in quei Paesi arabi, come il Marocco, che più si stanno avvicinando al mondo occidentale. E nello stesso tempo il Consigho, riunito a Bruxelles, ha approvato una dichiarazione sul processo di pace in Medio Oriente che chiede senza mezzi termini a ciascuna delle parti di assumere le sue responsabilità rispettando la tabella di marcia preparata dal «Quartetto». Usa, Russia, Unione europea e Nazioni Unite «11 terrorismo si sta confermando la principale minaccia globale cui siamo confrontati - ha detto il imniSllro Franco^Prattmi éT-térihine dei lavori - e l'Europa deve rispondere con una grande volontà politica per esaminare il problema, prevenirlo e condurre azioni repressive». La prima occasione ufficiale anche per i 15 per fare autocritica su un calo d'attenzione nella lotta al terrorismo durante la crisi irachena? Non autocritica, secondo il ministro, ma la «percezione chiara che problemi come l'Iraq o il Medio Oriente non possono essere affrontati singolarmente». Si tratta di crisi che interessano l'intera regione, anzi, «ormai il terrorismo ha assunto un approccio globale». Ecco quindi che nel semestre di presidenza italiana, che comincerà a luglio, in cima al rilancio delle relazioni transatlantiche deve figurare, secondo quan¬ to ha riferito Frattini, un approccio congiunto tra terrorismo e lotta alle armi di proliferazione di massa con «analisi più rigorose e più attente, prendendo in esame l'approccio culturale e il senso di frustrazione che può spingere a compiere un atto terroristico». Sul fronte mediorientale i Quindici hanno ascoltato il resoconto dell'Alto Rappresentante per la pohtica estera, Javier Solana, e del presidente di turno dell'Unione, il greco George Papandreou, recatisi nella regione la settimana scorsa. Durante la colazione di lavoro dedicata al Medio Oriente hanno approvato una dichiarazione in otto punti che ribadisce la fiducia in un processo di pace affidato al Quartetto. Gli ultimi attentati hanno dimostrato che ormai si prende di mira qualunque tentativo di riaprire il dialogo tra le parti, quindi l'Europa invita israeliani e palestinesi.a non. distaccarsi .proprio adesso dalla «KoadMap»-. fine delle violenze, riforme nell'Autorità palestinese, apertura dei negoziati per arrivare entro il 20G5 alla creazione di uno Stato palestinese. Il Consiglio si appella così all'Autorità palestinese e al suo primo ministro Abu Mazen - per la prima volta non viene menzionato il leader storico Yasser Arafat - perché continui nella strada delle riforme, soprattutto del potere giudiziario. L'incontro tra il premier israeliano Ariel Sharon e quello palestinese, sabato sera, «è un passo nella direzione giusta» perché - si legge nel documento dei Quindici - è imperativo che le due parti diano chiari e visibili segnali di buona fede, per restaurare la speranza e promuovere la stabilità in Medio Oriente». Infine, secondo i ministri europei, una pace globale deve,comprendere anche Siria e Libano.

Persone citate: Abu Mazen, Ariel Sharon, Frattini, George Papandreou, Javier Solana, Yasser Arafat