Sono i club (non la Nazionale) a scalare l'Europa di Gigi Garanzini

Sono i club (non la Nazionale) a scalare l'Europa MANCHESTER NON CONFONDA Sono i club (non la Nazionale) a scalare l'Europa Gigi Garanzini FORSE nell'ansia di garantirsi per tempo uno strapuntino sul carro dei vincitori, qualcuno sta facendo un po' di confusione tra club e nazionale. Sostenere che la finale tutta italiana di Manchester dimostra come il nostro calcio non fosse poi quell'ammasso di rovine dipinto dopo il fallimento coreano equivale, come alle elementari si raccomandavano di evitare, a sommare pere con mele. A mettere in colonna addendi non omogenei, ricavandone un totale improponibile. Il fatto che Juventus e Milan, in ordine alfabetico, abbiano raggiunto la finale europea, e l'Inter la semifinale, rappresenta una grande riscossa del calcio di club. Anzi un trionfo. Non raggiungevamo la finale di Champions League dal '98, non la vincevamo dal "96. Riportare a casa la coppa, dopo aver piazzato tre squadre tra le prime quattro è impresa riuscita sinora soltanto alla Spagna. Ma che c'entra tutto ciò con la Corea? Con una nazionale spazzata via dai mondiali agli ottavi di finale a due anni di distanza dal titolo di vicecampione d'Europa (e campione sino a un minuto dalla fine)? Quest'anno la Juventus ha eliminato Real Madrid, Barcellona e Deportivo. Il Milan, Bayem e Ajax, l'Inter, Valencia e Newcastle. Nel frattempo l'Italia ha inanellato una congrua serie di batoste autunnali per poi timidamente rifiorire a primavera contro la Finlandia e sbocciare, con i rincalzi, contro la Svizzera. E adesso mentre le diplomazie biancorossonere sono al lavoro per preparare al meglio la storica notte di Manchester, quella azzurra segue con trepidazione gli sviluppi del caso-Azerbaigian: il campionato è ripartito a quanto pare, dunque i due punti strappati alla Serbia dagli azeri dovrebbero restare validi. In caso contrario eravamo rovinati. Real Madrid e Azerbaigian, altro che pere con mele. D'altra parte è persino imbarazzante dover timidamente ricordare che nella Juventus giocano, con qualche profitto, Nedved e Davids, Thuram e Trezeguet. Anche Camoranesi, per fortuna del Trap. E poi che anche Inter e Milan qualche discreto straniero ce l'hanno, che la spina dorsale della rivelazione di stagione, la Lazio, è formata salvo errori od omissioni da Stam, Stankovic e Lopez. L'ultima equazione autorizzata grande-clul^ grande nazionale risale al 77, l'unica volta che una squadra italiana vinse una coppa (Juventus-Uefa) senza stranieri. Difatti su quel telaio bianconero Bearzot costruì la squadra che l'anno dopo diede spettacolo in Argentina e neir82 vinse in Spagna. Dopodiché liberi tutti di tirare acqua ai mulini di pertinenza, liberi persino di ricominciare con la solfa della persecuzione arbitrale in terra di Corea. E liberi noi di pensare che, ripartisse oggi l'aereo per Seul, a bordo ci sarebbero più o meno gli stessi. Con Camoranesi e Tacchinardi in più, con Di Biagio e Montella in meno, con Vieri e Totti fortemente a rischio. E grosso modo la stessa difesa. Se non proprio agli ottavi, quello dei quarti resterebbe un capolinea ragionevole. Indipendentemente dai club sul tetto d'Europa.