«La Finmeccamca punta su Aerospazio e Difesa»

«La Finmeccamca punta su Aerospazio e Difesa» L'AD: AVANZEREMO ANCHE SUL FRONTE DELLE ALLEANZE «La Finmeccamca punta su Aerospazio e Difesa» I progetti di Testore: «Pronti a mettere sul mercato le attività che non fanno parte del core business, a partire dalla StM Stiamo diventando a tutti gli effetti una holding industriale» intervista Flavia Podestà LA parola d'ordine è chiara: «Crescere nel settore Aerospazio e Difesa, e farlo rapidamente, prima che si chiudano molti giochi; crescere all'estero, e farlo con grande cura della 1 nostra posizione finanziaria». A un anno dalla sua nomina in plancia di comando di Finmeccanica con i galloni di amministratore delegato e direttore generale, Roberto Testore conferma le linee strategiche che aveva delineato - insieme al presidente Francesco Guarguaglini - dopo una prima lettura dei molti business del gruppo. E lo fa con la credibilità che gli deriva dall' aver archiviato un anno difficile come il 2002 con risultati tutti in crescita. Il corollario della scelta del core business è che le attività non strategiche nel tempo dovranno prendere il largo per approdare ad altri lidi: e tra queste, in prima fila, c'è la StM di Pasquale Pistorio, «azienda straordinaria, la cui oscillazione di Borsa è responsabile di buona parte dello scarso apprezzamento del titolo Finmeccanica in Borsa». La scelta può non essere facile, Testore ne è consapevole: con onestà, però, non la nasconde. Le risorse richieste dallo sviluppo dell'Aerospazio e della Difesa sono così elevate, del resto, che qualsiasi operatore, per grande che sia, deve provvedervi anche con le pulizie di portafoglio. Finmeccanica ne ha già fatte e, forse, anche per questo motivo è riuscita a finanziare i grandi piani di espansione dell'ultimo anno - con l'acquisizione della Marconi Mobile e di Telespazio senza compromettere troppo la posizione finanziaria: «che - sottolinea Testore - è eccellente, visto che a fronte di acquisizioni per circa un miliardo di euro, abbiamo un'esposizione di poco superiore ai 200 milioni». Finmeccanica è forse l'unica realtà italiana veramente hi-tech. Lo confermano gli investimenti in Ricerca e Sviluppo che nel 2001 sono stati a circa 800 milioni di euro, cifra che nel 2002 ha superato il miliardo, e che rappresenta il 130Zo circa del valore della produzione. Pensate di poter mantenere questi ritmi in futuro? «Non solo contiamo di mantenere l'impegno in Ricerca e Sviluppo, ma vogliamo aumentarlo perché la tecnologia è l'elemento che ci contraddistingue». Quanto della vostra realtà è effettivamente hi-tech e quanto, invece, è servizio, manutenzione, ricambi? «Le nostre attività sono davvero strettamente correlate alla tecnologia. Certo, ci sono anche le attività di servizio, di manutenzione e ci sono i ricambi: ma l'attività nettamente preponderante è quella hi-tech». Avendo deciso di concentrare le risorse disponibili sul "core business", che ne sarà di tutti gli altri comparti in cui oggi siete presenti? «Al di fuori dell'Aerospazio e della Difesa, Finmeccanica è presente in tre settori: nei trasporti (con Ansaldo Trasporti e sistemi ferroviari, Ansaldo Breda e Ansaldo Segnalamento), nell'Energia (con Ansaldo Energia che fa turbine a gas e impianti basati su queste ultime), e nell'Informatica con la Elsag. Si tratta di aziende che vanno bene e che, sinora, Finmeccanica ha valorizzato: in futuro dovranno uscire dal perimetro di consolidamento. Ciò non significa che verranno tutte messe sul mercato: potranno esserci anche delle partnership che ci vedano in minoranza». Aerospazio e Difesa assorbono risorse rilevantissime. Quanto pesa il fatto che l'Europa - a differenza degli Usa - non abbia una sua politica in materia? «Conta moltissimo. Non solo l'Europa investe un terzo di quanto investono gli Stati Uniti, ma a complicare le cose c'è il fatto che quello americano è davvero un mercato unico con standard univoci, mentre in Europa ci sono quindici Marine e quindici eserciti, e tra un po' ce ne saranno venticinque: con standard diversi. Questa è una complicazione enorme, che sbilancia fortemente a favore degli americani il vantaggio competitivo». Come si può ovviare? «Con la scelta dell'Europa di avere un proprio sistema di Difesa». Ci si arriverà? «Sono convinto di sì. Si tratta di processi lunghi, ma la scelta sarà inevitabile e quando dovesse essere compiuta il mercato europeo - ancorché oggi vi si investa un terzo di ciò che spendono gli Usa - sarebbe di tale entità e potenzialità da consentire bene lo sviluppo di un'industria europea del settore». Intanto come pensate di realizzare il vostro sviluppo in quel campo? «Credo che sempre di più dovremo lavorare a programmi continentali con altri operatori dell' Aerospazio e della Difesa, le alleanze sono una scelta inevitabile vista la dimensione finanziaria dei programmi e la loro complessità tecnologica». Come state ad alleanze? «Noi abbiamo già un'alleanza ben strutturata con la britannica Bae Systems, e siamo anzi in trattative per cercare di ampliare questa partnership in modo da estenderla a tutta l'elettroni¬ ca per la difesa. Abbiamo però anche moltissime altre attività in cui lavoriamo con i francesi: per esempio, nella missilistica la società è la Mbda - che è il secondo produttore di sistemi missilistici al mondo, dove noi siamo partner sia della Bae Systems sia della Eads francese (alleanza che già comprende gli spagnoli e in futuro potrebbe essere allargata ai tedeschi)». E' possibile evitare di essere fagocitati dagli americani? «In linea generale ritengo che, almeno nel comparto dell'Aerospace Er Defence, il rapporto tra l'Europa e gli americani andrà definendosi nei prossimi 4-5 anni. Il passaggio vitale per capire come possano evolvere quei rapporti è la scelta dell'Europa di dotarsi di una difesa comune o meno. Noi, comunque, abbiamo una lunga tradizione di rapporti anche con le imprese americane: dalla Boeing alla Lockheed». Nel 2002, per quanto attiene a Finmeccanica, sì è registrata una leggera flessione dell'aeronautica. Come va letto questo dato? «E' un ottimo risultato, perché abbiamo contenuto in una leggera flessione un calo molto più rilevante degli ordinativi dell' aeronautica civile. La crisi dei trasporti aerei e delle compagnie aeree dopo l'undici settembre si è tradotta in una contrazione degli investimenti. Finmeccanica è riuscita a compensare in parte quel calo di domanda con la crescita degli ordinativi nel militare». A un anno data dalla sua nomina ad amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica - e all'indomani della sua riconferma avvenuta con l'assemblea e il consiglio post assemblea di venerdì scorso si può forse tentare un primo bilancio. Il primo, di immediata lettura per chi vi osserva, è che sembrano sparite le lotte al vertice che certo non avevano giovato in passato alla socie- tà. Se dovessi chiedere a lei di indicarmi l'intervento più rilevante dei dodici mesi passati? «Credo che, in una logica interna all'azienda, il primo compito cui ho ritenuto di dover mettere mano è stato quello di dare efficienza al sistema industriale. Finmeccanica è una holding; quando siamo arrivati noi era una holding puramente finanziaria; adesso è più industriale. Senza sostituirsi alle singole società che hanno la loro autonomia, mi sono impegnato a ricondurre a fattor comune una serie di azioni per dare, con il coordinamento, una linea di indirizzo. Lo abbiamo fatto per quanto attiene alla gestione delle risorse umane, per gli acquisti, abbiamo centralizzato la finanza: stiamo operando sull'information technology distribuita. I risultati sono molto buoni anche grazie alla buona risposta dei capiazienda. E debbo dire che se il 2002 è finito bene, dal punto di vista dei conti e se il 2003 è cominciato come è cominciato (a dispetto della situazione di mercato pesante con cali di ordinativi pesanti) lo si deve proprio perché stiamo portando a casa l'efficienza realizzata». Che tempistiche ha questa riorganizzazione? «Per esperienza sul campo, la riorganizzazione deve essere un fatto continuo: il sistema non deve mai rinunciare a fare nuove efficienze. Con un aspetto molto rilevante: abbiamo compiuto un censimento di tutte le tecnologie del nostro gruppo e le stiamo analizzando una per una per capire dove siamo competitivi e dove meno, e soprattutto stiamo creando delle famiglie professionali, vale a dire quelle che, in tutte le aziende, trasversalmente lavorano a queste tecnologie, e che hanno cominciato a collaborare in modo molto proficuo». Lei crede che alla fine di questo processo si possa arrivare ad avere dei brevetti? Glielo chiedo perché la debolezza dell'Italia è fotografata anche dalla scarsità dei suoi brevetti. «E' vero, ma è un'accusa che non può essere estesa alle aziende di Finmeccanica: le nostre aziende hanno molti brevetti. Con il nuovo processo penso si possa essere, semmai, molto più rapidi e più efficaci nel fare innovazione; e, dunque, più efficienti. Ma soprattutto genera più entusiasmo: la gente lavora più volentieri in team, si scambia esperienze e opinioni, collabora». Quanto allo sforzo di mettere alcune cose a fattor comune può aiutare a far sì che Finmeccanica non abbia più quella immagine di conglomerata casuale che aveva acquisito man mano che la riorganizzazione delle Partecipazioni statali le trasferiva aziende, uomini e problemi? «Mi auguro che questo avvenga. Debbo anzi dire che siamo già a buon punto nello sconfiggere l'immagine di casualità che aveva contraddistinto per un certo periodo il business del gruppo, perché le aggregazioni nell'Aerospazio e nella Difesa sono già forti e ben connotate, e anche i settori che non sono strettamente correlati con questa strategia hanno ormai una loro personalità precisa». Come vivete il rapporto con l'azionista Stato? Sentite il suo fiato sul collo oppure vi ha scelto e vi lascia lavorare? «Ci lascia lavorare. Con il consiglio precedente abbiamo lavorato molto bene: ora vedremo con i nuovi amministratori eletti dall'assemblea. Ma in linea generale mi sembra di poter dire che l'azionista ci giudica sui risultati: con l'azionista valutiamo di tanto in tanto i temi strategici, ma poi il management ha modo di lavorare bene». Il titolo in Piazza Affari dovrebbe, quindi, apprezzarsi. O no? «Questo, al momento, è il vero problema. I nostri risultati sono buoni e leggermente superiori alle attese degli analisti: mi attendo che il mercato se ne accorga. Noi sappiamo che una certa sottovalutazione del nostro titolo dipende dal fatto che noi possediamo il 18,30Zo della ST Microelectronics, che è un' azienda straordinaria che produce semiconduttori ed è quotata in Borsa: così il titolo Finmeccanica finisce per rifarsi a StM, nonostante noi si sia solo il socio di riferimento. Questo è un problema che, a termine, dovremo risolvere». Vuol dire che direte addio a StM? «Certamente StM è un patrimonio molto importante anche in termini finanziari, e di sicuro questo patrimonio potrà esserci utile per sviluppare il nostro piano strategico nell'Aerospace 8- Defence che presuppone investimenti rilevanti. E' un fatto noto e lo confermiamo. Ci muoveremo con grande attenzione, ma lo faremo: anche il titolo ne beneficerà». So che non potrà dirmi molto essendo ancora in corso la due diligence: ma come giudica l'eventuale acquisto di Fiat Avio? «Noi abbiamo partecipato all'offerta perché Fiat Avio rappresenta un interesse rilevante nei programmi nazionaU e siamo convinti che, in certe situazioni, possa generare ricadute interessanti per noi sotto diversi aspetti». 66 L'Europa ha bisogno di una politica unica nel settore militare Se così fosse, potremmo essere all'altezza A A degli americani ^^ 66 La difficoltà del trasporto aereo ha influenzato i nostri bilanci ma abbiamo compensato con gli ordinativi nel settore non civile Nella gestione dell'azienda siamo riusciti a ricondurre tutte le attività ad un fattore comune I risultati si sono visti 99 66 Partecipazioni come Ansaldo Energia, Trasporti e Breda sono state sinora valorizzate Lo stesso vale per la nostra Elsag In futuro dovranno uscire dai perimetro di consolidamento Non significa che verranno messe tutte sul mercato Potremo andare in minoranza 99 Roberto Testore, amministratore delegato di Finmeccanica