Diario da Pedino sei mesi con la Sars malattia senza cure

Diario da Pedino sei mesi con la Sars malattia senza cure IN NOVEMBRE IL PRIMO ALLARME, OGGI IN MIGLIAIA IN QUARANTENA Diario da Pedino sei mesi con la Sars malattia senza cure Le autorità hanno a lungo minimizzato il pericolo, ipnotizzate dagli indici di crescita in rialzo che non si volevano intaccare Poi la pressione internazionale le ha costrette a intervenire reportage IL caldo e il sole dell'estate spingono in queste ore all'ottimismo a Pechino, praticamente in quarantena. Ma nonostante questo nessuno ha la più pallida idea di quando finirà l'allarme della Sars, mentre il contagio fugge dalle grandi città e si allarga sempre di più nelle campagne, tanto difficili da controllare. Se la fine di questa storia è ancora avvolta nelle nebbie, più certezze ci sono invece su quando è iniziata. Perché questa epidemia, con il suo pedaggio di morti e di terrore, sembra segnare il vero inizio del terzo millennio. I primi casi emergono nel novembre .2002. Non c'è una data precisa, ma un espertod'influenza dell'Organizzazione mondiale della sanità |Oms), a Pechino per una conferenza sui vaccini, il 20 novembre sente parlare di una serie di contagi e di morti sospette tra medici e infermieri a Canton, nel Sud del Paese. Da pochi giorni è iniziato nella capitale cinese il 16" Congresso del partito, quello in cui Jiang Zemin dovrà cedere il posto di segretario generale a Hu Jintao. Da allora comincia anche la girandola di nomine che dovrà culminare a marzo con la riunione plenaria del parlamento cinese e con l'elezione dei nuovi ministri. Per questi cinque mesi i potenti cinesi sono .tutti concentrati su questo tema, il dilagare della malattia sembra una distrazione minore. Intanto tra dicembre e metà gennaio si moltiplicano i casi di quello che allora appare come un'influenza di polli, malattia tipica di Canton, che nel 1997 fece 18 morti nella vicina Hong Kong e portò allo sterminio di un milione e mezzo di pennuti. Comunque, a Pechino a metà gennaio era chiaro che questa influenza era più grave di quella passata, e per il 30 gennaio, inizio del nuovo anno cinese, Canton viene evitata dai turisti che di solito la prendono d'assalto. Allo stesso tempo, però, non viene dato alcun allarme, e per il Capodanno, momento in cui centinaia di milioni di persone si mettono in moto, non viene presa alcuna contromisura. Milioni di emigranti lasciano Canton; ma ciò non crea nuovi casi in Cina, a dimostrazione che comunque le autorità cittadine hanno isolato il male abbastanza efficacemente. Quei giorni sono un momento molto confuso. In città c'è panico e la gente corre a disinfettarsi e a coprirsi con la mascherina. Si fa incetta di aceto, disinfettante tradizionale, e il suo prezzo aumenta di 12 volte. Case farmaceutiche, compresa la Roche, iniziano a vendere prodotti preventivi contro la nuova malattia, che sembra sempre essere un'influenza di polli, visto che il 19 febbraio effettivamente ne vengono diagnosticati due casi. Col senno di poi, quello fu solo un incidente che mise fuori pista molti ricercatori. I giornali locali denunciano la malattia, e anche questo, col senno di poi, probabilmente evitò il peggio a Canton, anche se allora i giornali furono redarguiti dalle autorità. Ma due sono le date che cambiano il corso del morbo, e forse della Cina: il 21 febbraio e ili" marzo. Il 21 febbraio arriva all'Hotel Metropole di Hong Kong un medico eh Canton di 64 anni, sta male e viene ricoverato in ospedale. Qui dice ai colleghi di aver trattato un nuovo caso di malattia broncopolmonare molto infettiva. Il personale che lo cura si ammala e si ammalano a distanza di giorni anche gli altri ospiti della sua stanza d'hotel. E l'inizio dell'epidemia a Hong Kong, da lì passerà a Singapore, in Canada e poi nel resto del mondo. Il 10 marzo si registra il primo caso a Pechino, all'ospedale militare 301. Sono i giorni della riunione del Parlamento e il primo malato è arrivato in città, si dice, da Canton, proprio per l'occasione. I medici della capitale sono presi di sorpresa. Il paziente è trasferito dal 301 al 302, speciahzzato in malattie infettive. Qui lascia tuia scia di contagi perché i medici non sono ancora avvertiti della gravità del male. È un'anziana specialista di malattie infettive del 302, contagiata lei stessa in quei giorni, che per prima lancia l'allarme. La sua identità rimane nascosta ma lei vorrebbe rompere il silenzio e lanciare un allarme. Già a metà febbraio però l'Oms era in allarme. Il 23 febbraio era arrivata a Pechino ima missione dell'Organizzazione che viene però tenuta all'oscuro di tutto. Altre considerazioni prevalgono, infatti, a Pechino in quei giorni. L' 11 marzo le autorità di Canton dicono che l'epidemia è sotto controllo, eppure si è saputo poi che a fine febbraio a Canton i casi erano più che raddoppiati, passando da 305 a 792, con 31 morti. La malattia sta mietendo vittime e seminando il panico a Hong Kong. È questo panico che spaventa i leader cinesi. Sottovalutano la gravità del male e pensano che un'ondata di panico possa arrestare il momento positivo dell'economia nazionale. Nei primi tre mesi dell'anno la Cina registra una crescita del 100Zo, mentre il resto del mondo vivacchia intomo all'Ilo. L'11 marzo il medico italiano Carlo Urbani fornisce la prima diagnosi accurata del morbo. Non è un'influenza ma una polmonite atipica: è nata la Sars. Così, il 12 marzo, quasi in risposta ai messaggi tranquillizzanti di Pechino, l'Oms lancia un'al|erta intemazionale sulla malattia. Nelle due settimane successive la Sars divampa, come una serie di fuocherelli, nel mondo, mentre Hong Kong è scossa da un numero crescente di vittime. Si capisce che la malattia è resistente agli antibiotici e che non esiste una cura specifica: ha un decorso laborioso, pur avendo una mortalità abbastanza bassa. Le autorità cinesi invece gettano acqua sul fuoco, quasi ipnotizzati dagli indici di crescita econo- mici tutti in rialzo. Ma la pressione intemazionale non cede. Tutte le ambasciate occidentali bombardano il ministero degli Esteri cinese per chiedere lumi sulla Sars, e Pechino il 26 marzo ammette i primi casi di contagio. L'Oms insiste per poter visitare gli ospedali di Canton, ma il permesso viene accordato solo il 2 aprile. In marzo a Pechino e a Canton si verificano eventi paralleli e contrari. L'incidenza del morbo nel Sud comincia a recedere, e ciò spinge le autorità di Pechino a pensare che la malattia sia in fase calante. Intanto nella capitale il ministero della Sanità non comunica ciò che si appreso sulla Sars e né il comune né il ministero prendono iniziative contro la malattia. Sono le colpe che saranno imputate al sindaco di Pechino, Meng Xuenong, e al ministro della Sanità, Zhang Wenkang. Ma mancano ancora due settimane a quelle dimissioni. Intanto la vice premier Wu Yi conduce una sua inchiesta sulla situazione reale della malattia, mentre le autorità locali continuano a sostenere che non c'è nulla d^gr ave. Il 13 aprile il presidente Hu Jintao va a Canton per rendersi conto della situazione e dà l'allarme sulla gravità del morbo. «Useremo qualunque mezzo per curare i pazienti di Sars il prima possibile e prevenire l'ulteriore diffusione della malattia», dice Hu. Due giorni dopo interviene il premier Wen Jiabao che chiede a tutta la nazione di unirsi nella lotta contro la Sars. Ci sono indicazioni per una maggiore trasparenza, ma i funzionari del¬ l'Oms non ricevono ancora informazioni chiare sulla situazione della malattia. Sono di nuovo giorni confusi, il 19 aprile, poche prima di una conferenza stampa, Meng e Zhang vengono deposti. Sulla responsabilità di Zhang non ci sono dubbi, meno chiare sono quelle di Meng, che ha preso in mano il comune di Pechino solo da due mesi. Meng dirà poi di non aver osato prendere drastiche misure di quarantena per timore di proteste popolari contro la libertà di movimento. È il momento in cui la crisi della Sars diventa anche crisi politica. Le deposizioni segnano la maggiore crisi politica dai tempi di Tiananmen, neir89. Il 20 aprile l'atteggiamento ufficiale cambia registro, così come cambiano le cifre dei malati e dei morti. In pochi giorni si arriva a un macabro diario, cento nuovi malati ogni 24 ore solo a Pechino. Il 3 maggio il segretario del partito Hu Jintao dichiara guerra di popolo contro la Sars: è un vocabolario velerò comunista che serve a mobilitare tutte le strutture del partito per cercare di isolare il contagio. Perché intanto i morti nella capitale diventano 110, al 7 maggio. Il 15 maggio il governo proclama la pena di morte contro coloro che di proposito diffondono il contagio e pene severe sono previste anche per coloro che si sottraggono alle cure. La malattia sta perdendo forza a Pechino dove i nuovi malati sono poche decine ogni giorno mentre a Canton e Hong Kong sono ormai solo casi isolati. Le scuole nella capitale cominciano a riaprire ed è annunciato il normale svolgimento degli esami di ammissione universitaria, agli inizi di giugno. Ma almeno 25 mila persone sono in isolamento nella capitale I perché si teme che possano aver contratto il contagio. Centinaia di migliaia poi sono in clausura per evitare contatti pericolosi. Pechino è di fatto chiusa, non si può entrare o uscire. Si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, la malattia è sotto controllo nelle parti principali del Paese, nelle città. La speranza è che entro la fine di maggio la Sars venga domata nella capitale. Ma proprio ora bisogna evitare che dilaghi nelle campagne. ln marzo nella capitale una catena di contagi I medici non sono ancora stati avvertiti della gravità del male Si fa incetta di aceto disinfettante tradizionale il prezzo sale di 12 volte In un emporio di Shanghai cataste di manuali che insegnano come prevenire la Sars

Persone citate: Carlo Urbani, Hu Jintao, Jiang Zemin, Meng, Meng Xuenong, Roche, Wen Jiabao, Zhang Wenkang