Un tranquillo week-end di cultura

Un tranquillo week-end di cultura IERI E OGGI LE GIORNATE DI MAGGIOR AFFLUSSO ALLA FIERA DEL LIBRO Un tranquillo week-end di cultura .ore di Lingotto appesantisce. Solo che, al contrario di quella alimentare, la bulimia letteraria libera la mente. Gli Brgàtìixzatori snoécìblaiio le prime cifre: 36926 visitatori tra le 10 e le 23 di venerdì. Il passaparola funziona bene se l'edizióne 2003 ha guadagnato sulla precedente 902 neofiti senza perdere la fedeltà dinamica degli anziani. Un popolo in movimento: tanti volti quante sono le offerte a disposizione. PUBBLICO-TAPPEZZERIA Il pubblico-tappezzeria fa media e colore. L'arredo scelto dagli organizzatori è un invito al relax. «Chi l'ha detto che la cultura deve essere scomoda?», chiede la quindicenne di Possano Annalisa Mellano, sprofondata con le amiche Elisabetta e Jessica in una delle tre poltrone extra size vicino all'ingresso. Loro, infatti, stendono le gambe sottili inguainate dentro pantaloni alla zuava e sfogliano gli acquisti. Platone, Senofonte, il rapper Eminem. Studi classici e trend adolescenziali. Come le coetanee di Saluzzo in coda per un salto con l'elastico sponsorizzato dalla Eastpak, la marca globale degli zainetti in giro per il Lingotto. «E' tipo il bungee jumping», spiega, dotta, Giulia Scarafia. Parola sua: «Senza queste cose, il salone sarebbe un po' noioso». Poi però le sbirci nella borsa e trovi «Novecento» di Baricco, gli «Aforismi» di Oscar Wilde, Talkien. E' la regola delle feste: quelli che fanno tappezzeria finiscono per portarsi a casa il succo della serata. SEGUIIL MOVIMENTO Basta mettersi dietro ai maratoneti per trovare il movimento. Quello che periodicamente lascia le piazze della protesta per discutere con intellettuali esperti i grandi temi geopolitici. Gli appuntamenti dedicati a economia multinazionale, nuovo ordine mondiale, povertà, fanno il pieno. Dall'incontro in Sala Rossa su riformismo e capitalismo globale alla presentazione del libro di MusolinofrBarbieri su Saddam Hussein, dalle «Sei lezioni su un mondo instabile» di Ralf Dahrendorf al dibattito «Cultura e Movimenti». «La democrazia sta perdendo alcune sfide importanti», accusa il quarantenne Luca Ricino. E la studentessa astigiana Angela Lovino aggiusta il tiro: «L'indipendenza dell'informazione è a rischio anche in Occidente. Dovremmo pensare a combattere i nostri problemi prima d'andare a fare guerra in Iraq». Senza se e senza ma. QUELLI CHE IL GADGET Se gli organizzatori della Fiera concedono sempre più spazio alla sezione gadget, vuol dire che hanno studiato i grappoli di cu- riosi intomo agli stand di contorno. Fino all'anno scorso dominava la penna più leggera del mondo. Oti Russo continua a venderne un centinaio al giorno, ma sconta la concorrenza delle new entry. Le deliziose borsette di Art&Mar in patchwork di rotocalchi a dodici euro l'una, appena entrati sulla sinistra. I peluche con gli arti lunghissimi che si annodano in abbraccio, firmati Caroline Lisfrang. La diciassettenne Elena Giorgi, al verde dopo una sosta da Stampa Alternativa, non resiste: «Lo compro. Questi extra rendono più importanti gli acquisti dei libri». Il pane e le rose. DO YOU SPEAK ENGLISH? I forestieri sarebbero indistingui¬ bili dagli italiani se non chiedessero continuamente dove sono gli editori in lingua inglese. «Pochi, è il solo neo della Fiera», ammette il tedesco Neitzer Heiner, che però assegna al salone di Torino un punto in più rispetto si fratello maggiore di Francoforte perla quantità d'appuntamenti. Secondo lo studente bulgaro Dimitri Pigev «la letteratura straniera è praticamente assente». Peccato: la liceale di Casablanca, Hanan, col capo coperto dallo hijab, toma ogni anno al Lingotto sperando di trovare «qualche novità dal Marocco». Si consola col romanticismo globale dell'orfanella di Charlotte Brontè, «Jane Eyre». L'ALTRA AMERICA Nel programma c'è l'Amerika detestata dai radicali del movimento new global, e l'America del soft power che conquista col potere della cultura. Madrina di quest'ultima, la scrittrice Fernanda Pivano. A lei l'autore Paolo Posi dedica il suo «Storie senza notizia, «la donna che ha narrato l'America che fa l'amore». Christopher Larkosh le ha preferito un'Italia «più a misura d'uomo», ma non sopporta che gli europei accusino la sua patria dello «stesso ideologismo che domina a Roma, Parigi, Berlino». L'incontro sull'«America e gli altri» è il top: gli oratori sforano di un'ora, ma nessuno del pubblico abbandona la sala. Poi, tutti sbracati sul sedile del punto ristoro Autogrill. Le scelte dei giovani: Platone, Senofonte e il rapper Eminem: oppure gli «Aforismi» diOscarWildeeTolkien Dalle piazze ai dibattiti: gli appuntamenti dedicati a economia multinazionale nuovo ordine mondiale e povertà fanno il pieno LVm