S'è riposato a lungo E adesso Seedorf fila spedito

S'è riposato a lungo E adesso Seedorf fila spedito IN ZONA GARANZim S'è riposato a lungo E adesso Seedorf fila spedito Gigi Garanzinl BEL Milan, si vede a occhio nudo che gli giova l'aria sottile della finale. Quella di Manchester, evidentemente, non quella di coppa Italia di dopodomani con la Roma di cui, a questo punto, avrebbe forse fatto a meno. Quel che è certo è che, contro il Bologna, la squadra non ha pensato né all'una né all'altra, spingendo sull'acceleratore anche a partita ampiamente chiusa. Segno che la flessione atletica, a lungo palesatasi nel ciclo primaverile, se ne è andata insieme a quegli ultimi minuti di sofferenza nel derby europeo di ritomo: e cht. come sempre accade nel calcio, era anche la paura di non farcela, di fallire dopo il campionato anche la coppa che conta, ad impedire di liberare le risorse atletiche residue. Non solo. Il danno patito per i seri infortuni di Seedorf e Pirlo si trasforma adesso in un vantaggio. Perché tutti e due hanno tirato il fiato proprio quando la spia della riserva era già accesa, e si è visto col Bologna che razza di differenza tecnica sia in grado di fare questa coppia rigenerata dal forzato riposo. Seedorf ha preso per mano la squadra nel primo tempo, Pirlo nel secondo. L'olandese ha innescato prima Shevchenko, come già nell'azione che ha fruttato la finale di Champions, poi ha messo Gattuso solo davanti a Pagliuca, quindi ha realizzato che tanto valeva pensarci da solo e si è procurato un giusto calcio di rigore dopo uno slalom irresistibile, sul genere di quello che f Torino jcatenò, ahimè, nientemeno v-lie un invasione di campo. Per completare l'opera, poi, Seedorf ha anche firmato Ù raddoppio in avvio di ripresa con un diagonale da sinistra che si è giovato di un'esitazione di Pagliuca e di una posizione sospetta di Inzaghi, tutt'altro che estraneo alla traiettoria: uno di quei palloni avvelenati che ogni tanto entrano su punizione, quasi mai su azione. Ma al di là delle prodezze balistiche, resta dell' olandese una splendida regia mobile sorretta da un'eccellente condizione. Trattandosi di un giocatore che ima finale di Champions contro la Juventus l'ha già vinta, nessun dubbio che meriti da parte di Lippi - oltretutto suo noto estimatore - il massimo dell'attenzione. Pirlo, a parte la beffarda trasformazione del rigore, è salito in cattedra più tardi, quando la situazione di punteggio aveva già costretto la difesa bolognese a concedere ben altri spazi. Ma non c'è dubbio che anche l'altro ex-interista (a proposito) abbia mostrato la vena dei tempi migliori, con una lunga serie di palloni profondi solo in parte sfruttati dagli attaccanti. E se Seedorf sembra essersi specializzato nell'innescare Shevchenko, Pirlo invece va più spesso a cercare Inzaghi. Soprattutto, ma nemmeno questa è una novità, quando - come nel secondo tempo - non c'è Rui Costa e il pallone anziché essere portato a spasso, circola più liberamente. Il resto è la tranquilla disinvoltura di Nesta, la facilità di Costacurta in un ruolo da estemo in cui sembra giocare da sempre, l'incredibile dinamismo di Gattuso che forse non ha ancora smesso di correre da martedì sera. Persino Rivaldo sembrava, al suo passo si capisce, più tonico del turista degli ultimi tempi. Sono, per l'appunto, i miracoli dell'aria sottile delle finali.

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