LETTERE

LETTERE LETTERE Nani da giardino I nostri «ii», nel tardo Novecento, sono generalmente irrilevanti? Persone poco attraenti? Infanzie insignificanti? Mamme e minestre, per lo più scadenti? Nonne e disgrazie, non interessanti? E i Dolori? Tutt'altro che avvincenti? Malattie, agonie? Per niente intriganti? né graffianti? E le idee? Inquietanti? Sconcertanti? Devastanti? Ma... l'Ego? L'Opus?... Laboriosamente inconcludenti? Alberto Ai-basino Contratto della scuola meglio 140 euro in meno Non ho nessuna uitenzione di unirmi al coro di chi inneggia alla chiusura del contratto della scuola. Il motivo è molto semplice, ed è che non si può esultare di fronte al fatto che i sindacati abbiano venduto la professionalità docente per 140 euro, tanto meno che il ministero abbia accettato questo scambio ingiusto. Meglio 140 euro in meno e la libertà di essere finalmente professionisti! Questo contratto ci lascia parcheggiati in una condizione impiegatizia, con la conseguenza che la scuola ne sarà penalizzata e la riforma diventerà praticamente impossibile. Ma forse sono io ad aver capito male, e questa non è la riforma della libertà e della responsabilità! Gianni Mer eghetti Abbiategrasso Un affare per sole donne? La puntata del 15 maggio di Porta a porta, che ha per oggetto la famiglia in occasione della Giornata Intemazionale della famiglia proclamata dalle Nazioni Unite, ha per ospiti solo donne. Perché non è stato invitato alcun uomo? Forse la famiglia è solo un affare da donne? Dov'è l'altra metà della famiglia, l'uomo? La televisione di Stato si fa portavoce della cultura scandalosa secondo cui il «territorio» familiare è di esclusiva competenza femminile. Le donne sono gli angeli del focolare. E questo fa piacere a molte donne, quelle che possono vendicarsi degh ex mariti usando i figli, e ad alcuni uomini, la categoria dei padri assenti. Poi si istituiscono commissioni varie ed eventuali per le pari opportunità. Peccato che la cultura prevalente ci veda come uniche responsabili deUa famiglia. Finché sarà in vigore la legge incostituzionale che privilegia l'affidamento esclusivo, le madri degne di questo nome saranno oberate di impegni, e questo sarà uno svantaggio per la loro vita lavorativa, i padri degni di questo nome saranno esclusi dalla crescita dei propri figli, le madri indegne potranno usare i loro figli contro i padri degni, i padri indegni saran¬ no legittimati a non occuparsi dei propri figli, a sicuro vantaggio della vita lavorativa delle madri degne! Giorgia Farci Ragionevolezza e polemica strumentale Da qualche tempo l'operato deh' Istat è al centro di un dibattito che ha posto in discussione l'affidabilità della sua produzione in tema di contabilità nazionale, valutazione del sommerso, prezzi e inflazione. Consideriamo che un dibattito anche aspro, ma serio e documentato, contribuisca.a far crescere la qualità dell'informazione statistica e a rendere tutti consapevoli della necessità di rafforzare un'istituzione indispensabile per l'azione di governo, per la ricerca e per l'informazione. Dobbiamo però constatare che molte voci, di opposto orientamento, provenienti sia dal mondo della politica che da quello dei media, sono ispirate ad aperto sensazionalismo, a strumentalizzazione di parte e a intenti manipolatori. Troppo scarse sono state le risposte chiarificatrici, le serie messe a punto, le assunzioni di responsabilità da parte delle istituzioni. Si vanno così alimentando gravi pregiudizi nei confronti di un Istituto cui è affidata la statistica ufficiale, bene pubblico inestimabile e ormai consolidato nella storia del Paese. L'indipendenza e l'imparzialità rispetto a interessi di parte, l'autonomia nella raccolta e analisi delle informazioni, il rigore nel rispetto della qualità scientìfica delle operazioni e delle migliori regole metodologiche intemazionalmente vagliate - coordinate di riferimento che devono essere riconosciute da tutti come indispensabili per l'Istàt ammettono e sollecitano critiche, informate e competenti, per migliorare le sue funzioni conoscitive e infonnatìve. Ma non possono so¬ pravvivere a delegittimazioni, che, se accolte da un'opinione pubblica informata in modo distorto, indeboliscono i rapporti di fiducia con i cittadini, le imprese e le altre istituzioni: cioè con i soggetti che concorrono a creare la conoscenza, poi tradotta in indispensabile produzione statistica, Delegittimazioni che possono, inoltre, costituire alibi per mutilare le aree conoscitive indagate anche attraverso tagli finanziari o per giustificare la disarticolazione dell'assetto istituzionale. È in direzione contraria che si deve andare, rafforzando l'autorevolezza e la responsabilità dell'Istat neUe azioni di produzione, coordinamento e indirizzo che i nuovi impegni di informazione richiedono. Come studiosi e come cittadini, convinti che la statistica ufficiale sia un bene pubblico, sentiamo il dovere di impedire che sotto lo schermo di polemiche scomposte passi inosservata la vera partita in gioco. Essa consiste nell'incrinare lautorevolezza dell'Istat - che pur si fonda, tra l'altro, su un severo vagho scientifico intemazionale rendendo manipolabile il sistema informativo pubblico. E questo sistema, noi firmatari, vogliamo che sia criticamente rafforzato, e non delegittimato, per la maggiore consapevolezza e libertà di tutti. Mario Ai-celli, Arnaldo Bagnasco, Marzio Bai-bagli, Giacomo Becattini, Tito Boeri, Graziella Caselli, Onorato Castellino, Alessandro Cavalli, Bernardo Colombo, Giuseppe Costa, Carlo D'Adda, Daniela Del Boca, Paolo De Sandre, Ilvo Diamanti, Maurizio Ferrera, Carlo Filippucci, Benito V. Frosini, Luciano Gallino, Silvio Garattini, Giuseppe Cesano, Franco Giusti, Renato Guarìni, Carlo Guamieri, Giuseppe Leti, Massimo Livi Bacci, Giuseppe Micheli, Luigi Pasinetti, Alfredo Rizzi, Alessandro Roncaglia, Antonio Santini, Chiara Saraceno, Italo Scardo vi, Giovanni B. Sgritta, Paolo Sylos Labini, Gianni Tomolo, Ugo Trivellato