«Amo cambiare vita, si resta giovani»

«Amo cambiare vita, si resta giovani» LO SCRITTORE STA LAVORANDO AL SECONDO ROMANZO: «MI CHIUDERÒ NEL PENSATOIO ALL'ISOLA D'ELBA» «Amo cambiare vita, si resta giovani» Giorgio Paletti: «Ogni volta è un nuovo esordio» Alain Elkann GIORGIO Paletti, perché ha deciso di scrivere? «Esiste, da parte mia, una golosità verso tutte le forme di trasmissione di emozioni come musica, spettacolo, narrativa. In realtà con "Io uccido" di Baldini S- Castoldi, il mio romanzo, mi sono scritto la storia che desideravo leggere». Che storia è? «Penso che un'analisi critica di questo romanzo può intrawedere nei personaggi qualcosa già stato rappresentato altrove. Uno scrittore è un po' come un cuoco: sicuramente la verdura è già stata vista, poi arriva il cuoco, la taglia, la fa a jezzi e fa im buon minestrone. Io io cercato di fare ima cosa organica e gradevole». Lei contraddice, con il suo libro, un luogo comune: in Italia non si legge. I libri ' devono brevi perché la gente non ha tempo per leggere. Lei, invece, ha venduto 400 mila copie del suo libro che ha 670 pagine. «Penso di essere un caso anomalo, in Italia, per quello che riguarda le vendite. Il mercato è, per certi, versi ridotto. Gli autori sono costretti a pubblicare opere non troppo impegnative. Per me era la prima esperienza. Sono stato premiato subito, il che è naturalmente gratificante ma non fa la regola». Ha paura del suo secondo romanzo? «Il secondo romanzo è molto pericoloso. L'unico modo sarebbe sorprendere i lettori con qualcosa di talmente forte da bilanciare la mancanza dell'effetto sorpresa del primo romanzo. Sarà un libro molto atteso. Ci sto lavorando con molta passione e un po' di sano e onestò timore che è un bell'incentivo per la costruzione di un'opera». Appena uscito il suo libro lei ha avuto un ictus e quindi il concetto di fortuna, nella sua vita, è comunque relativo? «Ho avuto un'esperienza sgradevole, se vogliamo definire sgradevole un ictus. Ne sono uscito in modo brillante. Oltre all'abilità dei medici c'è stato un miracolo. Ma, certo, un'esperienza così segna». Com'è cambiata la sua vita? «Ho una diversa concezione del tempo. L'unico motivo per cui ritengo valido il denaro nella vita di un uomo è che permette di guadagnare tempo. Per me non è il tempo a essere denaro, ma il denaro a essere tempo». Ma la sua vita quotidiana, non è cambiata? «C'è, diciamo, qualche avvenimento in più per lanciare il mio libro, ma ima volta finito il giro promozionale tornerò al mio tran tran quotidiano che, devo confessare, mi manca». Com'era il suo quotidiano? «Mi alzavo, scrivevo fumando come un assatanato e vedevo gli aifcdci». E la sua donna, Roberta? «Per natura sono restio a parlarne. Ma il fatto che io sia stato soccorso così prontamente è merito suo che ha capito subito cosa era successo e si è messa di conseguenza in moto». E' cambiato il vostro rapporto? «Adesso sono sicuro di avere un punto di riferimento. Ha rappresentato una serie di conferme». E gli amici come sono stati? «Fantastici, e ne ho veramente tanti. Avere molti amici è come mettere una giacca che non si indossava da molto tempo e scoprire in una tasca del denaro dimenticato». Con la comicità, la televisione, le canzoni, ha chiuso? «E' prematuro e limitante dirlo. Sono in attesa di una proposta interessante». Anche lei è molto crìtico sulla televisione di oggi? «La tv è soggetta a ciclici cambi di atteggiamento. Rispetto alla televisione che ero abituato a fare, ci sono stati dei mutamenti. Ciò nuoce alla qualità». Ma chi sono i nuovi che apprezza? «Max Pisu, Ale e Franz. Sono in attesa di novità da un grande vecchio che è Teo Teocoh. E' un po' come me: non cambia orizzonti, ma va avanti cercando sempre qualcosa di nuovo». Chi sono i suoi maestri scrittori? «Mark Twain, Hemingway, Arturo Perez Reverte oltre che Connelly e Deaver». Si considera un giallista? «Un po' spurio, ma le storie che scrivo sono in quel mondo lì», Le sue canzoni erano diverse? «Ho scritto buone cose. Il merito che credo di aver avuto come autore di testi è di essere stato capace di adattarmi alle esigenze di ogni artista con cui ho collaborato». Per esempio Mina? «Sì, lei, Branduardi, Gigliola Cinquetti che è una grande artista estremamente sottovalutata», E Paolo Conte, che come lei è di Asti e anche avvocato? «Paolo Conte è domiciliato ad Asti. In realtà la residenza ce l'ha sull'Olimpo, Che altro dire? Una persona inarrivabile. Secondo il mio parere è così anche Mina, che è la più grande cantante di musica leggera di tutti i tempi. Se Mina decidesse di fare un concerto dal vivo avrebbe la stessa affluenza di pùbblico di Paul McCartney», Aurelio De Laur entis ha comprato per 600 mila euro i diritti del suo libro. Che notizie ci dà del suo film? «Si sta lavorando alla sceneggiatura. Che è la cosa principale. Da ima buona sceneggiatura c'è possibilità di avere un buon regista e buoni attori». E chi saranno? «Non posso dire gli attori che gireranno il film, perché non lo so. Certo che avere George Clooney come protagonista non sarebbe affatto male: nei panni dell'investigatore Frank Ottobre». Il suo Frank Ottobre sarà un nuovo Montalbano? «Non riesco a dare una risposta, devo riflettere. Però il prossimo romanzo avrà come protagonista una donna, un commissario di polizia e si svolgerà a cavallo tra l'Italia e l'America», Ha cominciato a scrivere? «Non ancora. Ho finito la scaletta del romanzo, inizierò presto». Dove? «Nel mio pensatoio che è l'Isola d'Elba». Dove lei ama molto cucinare? «E' il mio hobby. Che scrivo si capisce dai libri, che faccio da mangiare dai buchi nella cintura», Quali sono le sue specialità? «Spazio senza problemi tra i primi e i secondi. Vi sono due cose che mi vengono particolarmente bene: l'agnello alle albicocche e la razza al burro nero». Non ha mai pensato di aprire un ristorante? «Più di una volta. E non è ancora detta l'ultima parola». Insomma, le piace cambiare sempre vita? «Moltissimo, Perché in realtà c'è un vantaggio: si è più volte esordienti e questo mantiene giovani». Ma lei non ha mai paura? «Un sacco. La mia soddisfazione non è quando non provo paura, ma quando riesco a vincerla. Dopo un'esperienza come quella che ho avuto il pericolo più grande è la paura che porta ad una limitazione della vita». Lei credeva di morire? «La morte non mi fa paura. Temevo l'invalidità. Ma per fortuna è andata bene». Sul secondo romanzo Paletti rivela: «Sarà un libro molto atteso: ci sto lavorando con molta passione»

Luoghi citati: America, Asti, Italia