Paradiso dei turisti italiani di Flavia Amabile

Paradiso dei turisti italiani Paradiso dei turisti italiani è e i » i o o d e a Flavia Amabile ROMA Prima dei sessantottini italiani, in Marocco arrivarono Alberto Moravia e Pier Paolo Pasolini. In quegli anni spingersi oltre Tangeri era un'impresa che rievocava le avventure narrate da Paul Bowles nel suo «Il Tè nel deserto». Strade a due corsie, taxi improvvisati, il verde del Mediterraneo che a poco a poco perdeva luce e vividezza fino a lasciarsi dominare dalla sabbia. Pasolini allora girava 1'«Edipo Re», Moravia prendeva appunti. In quegli anni a Marrakech aveva casa Alida Valli e non erano poi molti gli italiani che «vagavano per i suk, per le strette vie dai muri quasi senza finestre, per i mercati e le piazze, fra cammelli, mendicanti, cantastorie, donne velate, marabutti, ciechi, commercianti, captando forme e suoni», come racconta Elias Canetti. Altri tempi. Arrivò il Sessantotto, e il Marocco divenne la meta di tutti gli hippies e i post hippies d'Italia. Altri tempi. Arrivarono i viaggi organizzati e il Marocco si riempì di villaggi turistici. Altri tempi. Poi fu il momento del golf e da Nord a Sud, sulle coste dell'Atlantico, all'ombra delle palme del Sahara e dei castelli della reale Meknès sorsero buche e green in grado di rivaleggiare con i migliori campi del mondo. Siamo ai giorni nostri. Il piccolo regno del giovane re Mohammed VI attira ogni anno oltre 150 mila italiani soltanto per turismo. Centocinquantamila secondo le statistiche del 2000, ma che sono diventati molti di più da quando il terrorismo islamico ha iniziato a lasciare il suo segno più a Oriente dando l'illusione che questa parte del mondo fosse immune da attentati. Oggi c'è una superstrada da Tangeri a Casablanca, con la polizia stradale che fa le multe per eccesso di velocità proprio come in Italia, ma il Marocco ha saputo conservare il suo fascino, la sua miscela unica di Africa e Islam, l'esotismo per eccellenza per gli occidentali a un'ora di aereo, prezzi abbordabili, temperature oltre i 20 gradi già a marzo, alberghi che possono essere fra i migliori al mondo come il Mamounia di Marrakech. E gli italiani continuano a tornare, stregati dalla possibilità di ritagliarsi il proprio viaggio. C'è chi sceglie le quattro città imperiali - Rabat, Fes, Meknès e Marrakech - con i grandi palazzi costruiti tra l'XI e il XIV secolo, la stagione d'oro del Paese. C'è chi preferisce avventurarsi sull'Atlante alla scoperta delle sontuose kasbah, le cittadelle di terra, i ksour, villaggi fortificati nelle valli di Draa, Dadès, Ziz. C'è chi si lascia andare alle comodità dei villaggi-vacanza sul mare. C'è chi si spinge nel Sud di Taourirt e Ait Benhaddou, le kasbah nel deserto dove furono girati «Lawrence d'Arabia» e «Un tè nel deserto». C'è chi evita ogni centro abitato moderno o antico e, armato di fuoristrada, moto e persino di mountain bike, va alla scoperta del Sahara. Qualche folle affronta persino il viaggio in treno dall'Algeria, su una delle ferrovie più scalcagnate e lente del mondo. Qualcun altro non si sognerebbe mai di allontanarsi da Marrakech dove del Marocco c'è tutto; il tè alla menta, la piazza che ancora oggi ogni sera si riempie di musici, funamboli e marabutti, moschee, suq, tappeti, ma anche hammam lussuosi dove fare talassoterapia e lasciarsi coccolare dalla vita, casinò dove trascorrere la serata davanti a un tavolo verde, moschee, ristoranti di grido. Eccolo il Marocco, la porta dell'Africa e dell'Islam più vicina all'Italia, cui gli italiani sperano di non dover rinunciare.

Persone citate: Alberto Moravia, Alida Valli, Arabia, Benhaddou, Elias Canetti, Mohammed Vi, Moravia, Pasolini, Paul Bowles, Pier Paolo Pasolini