«Scelgono obiettivi imprevedibili» di Paolo Mastrolilli

«Scelgono obiettivi imprevedibili» LO STRATEGA DI WASHINGTON CHE HA INVENTATO LA DOTTRINA «COLPISCI E TERRORIZZA» «Scelgono obiettivi imprevedibili» Harlan Ullman: non possiamo accusare l'intelligence intervista Paolo Mastrolilli NEW YORK LI INTELLIGENCE ha sbagliato in Marocco? Forse sì, ma il problema è un altro: Al Qaeda ha deciso di lanciare una campagna intemazionale contro obiettivi "soft", facili, e nel mondo ce ne sono semplicemente troppi per poter prevedere dove colpirà e quindi prevenire gli attacchi». Non è rassicurante l'analisi di Harlan Ullman, specialista di sicurezza internazionale e strategia militare al think tank Csis di Washington. Ullman è lo studioso che ha inventato la dottrina dello "shock and awe" applicata dal Pentagono in Iraq, ma adesso i terroristi stanno rispondendo con la loro ondata di choc e paura, e lo spiegamento di forze convenzionali impiegato contro Ba- ;hdad non ha le stesse probajilità di eliminare questa minaccia asimmetrica. Dunque, perché il Marocco? «Perché era facile, meno protetto di altri Paesi, ma abitato da abbastanza manodopera favorevole ad Al Qaeda, presumendo che l'organizzazione di Osama bin Laden sia responsabile delle esplosioni». Prima degli attacchi di Riad la Casa Bianca aveva inviato in Arabia Saudita il vice consigliere per la Sicurezza nazionale, Stephen Hadley, proprio allo scopo di mettere in guardia le autorità locali. Stavolta, invece, si parlava di possibili attentati a Jeddah e in Kenya. L'intelligence sta perdendo l'orientamento? «Forse, ma non conosciamo ancora con esattezza il genere di allarme che aveva lanciato nei giorni scorsi. Magari aveva parlato anche con le autorità marocchine e noi non lo sappiamo. Il vero problema, però, è che in Arabia Saudita l'aver individuato la minaccia non è bastato a fermarla». Questo perché Riad non ha reagito in maniera adeguata? «Di certo il governo saudita ha le sue responsabilità, ma ciò non basta a spiegare la riuscita degli attentati. Al Qaeda vuole colpire ovunque abbia la possibilità di farlo, e questo allarga il numero dei potenziali obiettivi "soft" oltre le nostra capacità di prevenzione». Sta dicendo che dobbiamo rassegnarci a questa nuova ondata di terrore? «No, ovviamente dobbiamo reagire, e forse i sauditi stanno capendo che hanno un problema. Ma bisogna anche considerare l'ipotesi che siamo davanti all'equivalente di una nuova rivoluzione bolscevica del terrorismo, un fenomeno globale di dimensioni imprevedibili». Non colpiscono in America perché non hanno la capaci- tà di farlo? «Non credo. Attaccare direttamente gli Stati Uniti è più difficile, certo, ma Al Qaeda è ancora in grado di farlo. Per ora non aggredisce il territorio americano perché non ne ha bisogno. Puntando su obiettivi facili in giro per il mondo raggiunge lo stesso risultato di terrorizzare la comunità globale, danneggiare l'economia, destabilizzare Paesi alleati come l'Arabia Saudita, il Marocco o la Spagna, e quindi colpire gli interessi di Washington». Al Qaeda agisce anche per boicottare la nuova «mappa per la pace» tra israeliani e palestinesi? «In parte. Ma tanto quella mappa non porterà da nessuna parte, perché i palestinesi non rinunceranno mai con sincerità al terrorismo». Gli strateghi della nuova offensiva hanno anche l'obiettivo di favorire il reclutamento, dimostrando che Washington non li ha piegati? «In parte, ma questo è un obiettivo secondario. Quello primario resta terrorizzare il mondo». Perché i seguaci di Osama colpiscono ora, invece che durante la guerra in Iraq? «Ci sono tre possibih spiegazioni; primo, non volevano che l'attenzione dei media per le loro azioni fossero offuscata dalla cronaca del conflitto; secondo, non erano in grado di attaccare in quel momento; terzo, non abbiamo la minima idea del perché, e i nuovi attentati non sono collegati all'Iraq». Sul piano strategico che cosa l'ha colpita di questa offensiva? «Gli esplosivi sono ancora l'arma preferita, come cento anni fa. Non mi stupirei se adesso iniziassero a prendere di mira leader o individui con un particolare significato politico». Il capo del Pentagono Rumsfeld ha accusato l'Iran di ospitare capi di Al Qaeda: sarà il prossimo obettivo delle attenzioni americane? «Forse, ma io non credo a un coinvolgimento diretto di Teheran in queste azioni. La situazione è simile a quella dell'Ira; il principale finanziatore erano gli irlandesi americani, ma non per questo il governo degli Stati Uniti era complice». Prevede un'ondata di terrore anche in Iraq? «Se Saddam è davvero sopravvissuto, dobbiamo aspettarci che tra breve lui e gli altri superstiti del partito Baath cercheranno di destabilizzare il Paese». fCjbJJjL Dobbiamo ^" considerare un'ipotesi: che ci troviamo di fronte all'equivalente di una rivoluzione bolscevica ffiffidel terrorismo ^jT^I La probabilità ™^ di attacchi a Riad era stata segnalata e l'Arabia Saudita era stata avvertita, ma tutto questo Affi non è bastato I banchi del check-in deserti all'aeroporto internazionale Yomo Kenyatta di Nairobi Il Kenya è uno dei Paesi per i quali è stato lanciato l'allarme attentati

Persone citate: Harlan Ullman, Kenyatta, Osama Bin Laden, Rumsfeld, Stephen Hadley, Ullman