Bush: «I nemici della libertà non riposano, e neppure noi» di Paolo Mastrolilli

Bush: «I nemici della libertà non riposano, e neppure noi» Bush: «I nemici della libertà non riposano, e neppure noi» Un uomo di Bin Laden scrive a un giornale saudita: i prossimi attacchi saranno devastanti per gli Usa e Israele Paolo Mastrolilli NEW YORK «Gli attacchi di questa settimana sono un duro richiamo al fatto che la guerra al terrore continua». Mentre le bombe continuano a esplodere e l'intelligence lancia l'allarme per la ricostituzione di al Qaeda, il presidente Bush ha usato il discorso radiofonico del sabato per togliere agli americani l'illusione che la sfida stia finendo. Il capo della Casa Bianca ha risposto ai rivali democratici come il senatore Graham, che dopo gli ultimi attentati hanno rimesso in discussione la scelta di andare a Baghdad invece di concentrarsi sul gruppo di Bin Laden. «Con la liberazione dell'Iraq e dell'Afghanistan - ha detto Bush - abbiamo rimosso alleati di Al Qaeda, tagliato fonti di finanziamento per il terrorismo, e assicurato che nessuno riceva armi di distruzione di massa dal regime di Saddam». Eppure, ha ammesso il presidente, «gli attacchi in Arabia offrono un duro richiamo al fatto che la guerra continua. I nemici della libertà non sono in ozio, e neppure noi. Il nostro governo sta prendendo misure senza precedenti per difendere la patria. Dal Pakistan alle Filippine, fino al Como d'Africa, stiamo dando la caccia ai killer di Al Qaeda. Finora, circa la metà dei capi sono stati catturati o uccisi. E noi resteremo in caccia fino a quando saranno portati tutti davanti alla giustizia». Il capo della Cia Tenet ha detto che «la campagna non finirà presto, perché il nemico è spietato e si nasconde dietro i civili». Per ora il dipartimento della Sicurezza intema non alza il livello di allerta nazionale, perché non ci sono minacce dirette contro gli Usa, però l'intelligence, che aveva lanciato allarmi ma non per il Marocco, si aspetta altri attacchi all'estero. Il segretario di Stato Powell ha condannato gli attentati e ha promesso assistenza a Rabat, e ì'Fbi ha offerto di inviare agenti per le indagini. La verità, secondo fonti di intel¬ ligence citate dal «New York Times», è che Al Qaeda si sta riorganizzando, dopo la sosta delle operazioni nel corso della guerra in Iraq e gli arresti di capi come Khalid Shaikh Mohammed. Kdiie settimane scorse sono stati presi due membri del gruppo, entrati negli Stati Uniti per cercare obiettivi da colpire. La cattura è rimasta segreta, proprio perché Cia ed Fbi sperano di cavare da loro informazioni per prevenire attacchi, ma i detenuti facevano parte di un gruppo di sei persone arrestate nei mesi scorsi, che agivano da cellule dormienti. Il «Times» scrive che Al Qaeda ha riaperto basi operative in mezza dozzina di Paesi, come Kenya, Sudan, Pakistan, Iran e Cecenia, mentre nuovi campi di addestramento sono stati riattivati in Sudan e nell'Africa orientale. Altri capi stanno emergendo, come Saif al-Adel, che avrebbe preso il posto di Khalid Mohammed, e Fazul Abdullah Muhammad, la cui presenza in Somalia ha fatto scattare gli allarmi in Kenya, oltre ad Abu Mohamed al-Masri, Abu Hafs e il figlio di bin Laden, Saad, che agirebbero dall'Iran. I membri sarebbero scesi dai 20.000 dell'I 1 settembre a 3.000, ma resta difficile stabilirlo con precisione per la vaghezza delle adesioni, e le nuove cellule sono composte da giovani più disciplinati di prima. L'offensiva, ordinata direttamente da Osama, è cominciata in Medio Oriente e Africa perché li ci sono obiettivi più facili, ma Al Qaeda resta determinata a colpire negli Usa, forse puntando anche qui su target «morbidi» come gli aerei e i centri di trasporto. Stavolta però i terroristi entrerebbero in America subito prima di attaccare. Una conferma di questi timori è arrivata da un messaggio recapitato al settimanale saudita pubblicato a Londra «Al Majallah». Abu Mohamed Al-Ablaj, che si è definito «coordinatore del centro di addestramento dei mujaheddin collegati ad Al Qaeda», ha detto che «i prossimi attacchi saranno devastanti per gli americani e gli israeliani».