Un tecnico di Oleggio la vittima italiana di Gianfranco Quaglia

Un tecnico di Oleggio la vittima italiana Un tecnico di Oleggio la vittima italiana Luciano Tadiotto era in Marocco per un impianto di ceramiche Maria Paola Arbeia Gianfranco Quaglia NOVARA A uno zio che gli domandava se avesse paura di andare in un Paese arabo, pochi giorni fa, già con la valigia pronta, aveva risposto: «In Marocco non è mai successo nulla, perché dovrebbe capitare qualcosa proprio ora che ci vado io?» Aveva 46 anni Luciano Tadiotto, di Oleggio (Novara), una delle vittime della strage di Casablanca. Era arrivato in Marocco giovedì, inviato dalla «Siti», industria novarese leader nella produzione di forni per ceramiche e piastrelle. Un tecnico bravo e stimato, grande lavoratore, come lo ha definto il suo caposquadra, con il quale ha avuto l'ultima telefonata poche ore prima dell'attentato. Avrebbe dovuto effettuare una serie di controlli prima di avviare uno stabilimento. E' riuscito a lavorare soltanto un giorno. Nella cittadina la notizia della sua morte si è diffusa soltanto nel pomeriggio, dopo che i famigliari erano stati avvertiti dalla Farnesina. Una famiglia conosciuta, già duramente provata dal destino: un fratello di Luciano, Maurizio, era morto una quindicina d'anni fa in un drammatico incidente vicino a Novara. L'auto su cui si trovava, con altri quattro ragazzi, era finita in un canale: nessun superstite. E qualche anno fa era deceduta anche la madre, per malattia. Luciano, che era spesso in trasferta e aveva viaggiato in molti Paesi, aveva conosciuto una coreana e l'aveva sposata. Dal matrimonio era nato un bambino di 8 anni, che vive con la madre in Corea. La donna aveva preferito tornare in patria, forse in attesa che il marito rallentasse il ritmo delle trasferte e tornasse a svolgere un incarico più stabile nell'azienda di Marano Ticino, che proprio in questo periodo sta attraversando un difficile momento. Luciano Tadiotto aveva confidato agli amici e agli altri fratelli poco prima di partire: «Torno dal Marocco e vado prenderli, li riporto a Oleggio e ci riuniremo per sempre». Il progetto si è infranto l'altra sera nel ristorante dove l'italiano era andato a cena con il rappresentante spagnolo dell'industria novarese. Prima di arrivare a Casablanca era stato in Germania. In Marocco si sarebbe fermato soltanto alcuni giorni per un sopralluogo, perchè la «Siti» aveva allacciato un contatto con quel Paese e intravedeva ottime possibilità di insediarvi uno stabilimento. Il tecnico, ritenuto fra i più bravi e affidabili, sarebbe poi tornato fermandosi per almeno tre mesi. «Una persona buonissima», dice una vicina di casa, Anna Maria Russo. Ricorda che a Oleggio la moglie di Luciano Tadiotto aveva incontrato diffficoltà ad ambientarsi, che era tornata in Corea e che di questa separazione temporanea il tecnico soffriva molto. Il padre, Carlo, settantenne, abita in via Ticino con il figlio Walter, 36 anni. Luciano lascia anche un altro fratello maggiore, Roberto. Un altro concittadino. Graziano Dalla Chiesa, amico di Luciano e compagno di lavoro nella stessa azienda, si occupa anche delle trasferte dei dipendenti: «Luciano mi aveva chiamato giovedì, subito dopo il suo arrivo. Era una persona affidabile, l'amico che tutti vorrebbero accanto». Quando i notiziari televisivi e radiofonici hanno dato la notizia del tragico attentato, amici e famigliari hanno avuto come un presentimento: subito si sono affrettati a cercare di mettersi in contatto per telefono e a comporre il numero di cellulare di Luciano. Non dava risposta, ma fino all'ultimo hanno sperato che il silenzio e la mancanza di informazioni fossero dovuti a difficoltà momentanee. Ma quando il console italiano e la Farnesina si sono messi in contatto con i famigliari, non ci sono stati più dubbi. La notizia si è diffusa immediatamente nella piccola comunità di Oleggio, molto coesa. E immediatamente anche la famiglia Rossetti, punto di riferimento da molti anni alla guida della «Siti», si è messa in contatto con il minsitero degli Esteri e i parenti: «E' un dolore grande, che colpisce tutti, perchè la Siti è stata e continua a essere una grande famiglia». Da questa azienda, che oggi vive una fase di risitrutturazione, negli ultimi vent'anni sono partiti centinaia di tecnici che, proprio come Luciano Tadiotto, sbarcavano in parecchi Paesi del mondo, soprattutto in Medio Oriente, Giappone, Cina, Africa e Sud America. Aveva 46 anni: era arrivato da 24 ore «Laggiù non è mai successo nulla, perché dovrebbe capitare proprio adesso?» Luciano Tadiotto, il tecnico di Oleggio ucciso dalle bombe: era a Casablanca da un giorno

Persone citate: Anna Maria Russo, Dalla Chiesa, Luciano Tadiotto, Maria Paola Arbeia, Rossetti