L'avvocato: «Accuse che pesano zero» di Vincenzo Tessandori

L'avvocato: «Accuse che pesano zero» L'avvocato: «Accuse che pesano zero» colloquio Vincenzo Tessandori BOLOGNA IL difficile, è provarle, le accuse. Anche quelle pesanti, anzi, soprattutto, que le. Forse per questo Attilio Baccioli, difensore di Nadia Lioce, sembra assorbire r«uppercut» dei magistrati bolognesi che intendono inchiodare la Dierre Duemila per l'assassinio di Marco Biagi. A ogni buon conto, il legale commenta che «questo non è un grosso problema, per la Lioce che ha già rivendicato l'episodio come atto delle Brigate rosse, di guerra rivoluzionaria. Vogliono fare il processo, lo faranno». Poi osserva, che «per quanto riguarda i materiali probatori, così, di prima impressione, perché non ho ancora letto l'ordinanza, mi pare che abbiano lo stesso peso di quelli di D'Antona». Per capire , avvocato:! dq ZBraa diedi che peso bardato lei d quelle accuse? «Di peso specifico, darei meno uno». Fatto è che anche nell'assaasinio eli Massimo D'Antona, a Roma, secondo gli inquirenti, la brigatista c'è dentro fino al collo. Ma, dice l'avvocato, «il 7 maggio il tribunale del riesame ha annullato la custodia cautelare». Possibile, anzi, probabile un ricorso, ma prima devono arrivare le motivazioni: così, per il momento, la decisione è quella. Ma, assicura Baccioli, quelle accuse «si reggevano sui fili». E adesso, avvocato? «Lunedì, quando verrà interrogata dal giudice per le indagini preliminari di Bologna, par ero con Nadia Lioce. Ma ora come ora, lo ripeto, l'impressione è quella che da una parte c'è un'orjanizzazione che rivendica e dal'altra si dice: "Ti abbiamo preso, in qualche modo qualcosa troviamo"». Il prossimo capitolo di questa storia terribile è imprevedibile, anche se il pm Paolo Giovagnoli, di Bologna, pare convinto che il colpo non sia di quelli che non lasciano segni. Non foss'altro perché la bierre «è la prima persona concreta della nostra indagine». Nella quale indagine ci sono cose che fanno meditare. Come quei proiettili sparati dalla stessa pistola che hanno ucciso D'Antona e Biagi a Bologna. Il tipo di arma non è ancora certo: l'ipotesi più accreditata è che si tratti di una Makarov marcata Cari Walther, un'arma clandestina costruita nella ex Jugoslavia perché i colpi hanno rigatura destrorsa. Ma una «firma» identica, avvertono gli investigatori, e nell'ordinanza lo sottolinea il «gip» Gabriella Castore, lo lasciano anche la Tanfoglio mod. Ea 380, italiana, la Franchi Llama modello Especial, spagnola, la semisconosciuta Iver Johnson modello Pony, americana. Ma anche se fosse stabilita con certezza la marca dell'arma, «da questo non si arriva alla responsabilità della Lioce», osserva il dottor Giovagnoli. Il quale lascia capire come siano altri e, secondo l'accusa, più solidi gli argomenti che inchioderebbero la brigatista. E le indagini sulle Brigate rosse Duemila? «Stanno andando avan- ti, ma è un lavoro assai penoso nel senso che quello che abbiamo accertato è che queste persone sono fissate della sicurezza, adottÉMÒ''techibHtì0 di i ro'òÌ3tìltataento dèlie prove veramente maniacali. Quindi, un lavoro estremamente penoso, mbllo,lento,.moltalungo. Si sta lavorando forte, ma i progressi sono lenti». Nadia Lioce e Mario Galesi, nei quali, il secondo giorno di marzo, s'imbattè una pattuglia della polizia ferroviaria sul treno Roma - Firenze, avevano con sé anche alcuni «palmari». Gli appunti potrebbero essere poco rilevanti ma anche rivestire un'importanza fondamentale. Fatto è che, finora, nessuno è riuscito a penetrarne la memoria, neppure gli esperti dell'Fbi, ai quali è stata inviata copia degli scritti cifrati. Insomma, cercasi «Enigma» disperatamente. Un punto non secondario è riuscire a dare una dimensione verosimile all'organizzazione clandestina, capire quanti siano i militanti, che tipo di coperture adottino, se ricevano finanziamenti e da chi, quali contatti abbiano al di fuori delle loro basi clandestine, insomma, i «covi», che modello di rivoluzione abbiano in mente, sempreché ne abbiano uno, perché al di là di documenti dai toni e dai contenuti uggiosamente complessi, il terreno in cui si muovono pare soltanto quello del terrorismo. Nel frattempo il difficile, per chi dà loro la caccia, è provarle, le accuse.

Luoghi citati: Bologna, Firenze, Jugoslavia, Roma