Torino, tutta da raccontare

Torino, tutta da raccontare LE STORIE Torino, tutta da raccontare Il volto «noir» urbano svelato da Margherita Oggero la scoperta delle bellissime porte d'accesso al centro i cabarettisiti subalpiniorgoglio dei «ragazzi del 2006» FRANCESCA PACI Per raccontare Torino bisogna cancellare quella fama di grigio che affumica il pedigree della città. L'anno cromatico della Fiera del libro dedica alla questione molte pagine e più d'un appuntamento: quanta strada deve fare il capoluogo piemontese prima di colorare l'immagine monotono? Primo: svelarsi. Parola della giallista Margherita Oggero, ospite del convegno «Raccontare Torino» insieme a Gianni Farinetti, Laura Mancinelli, Silvio Bemelli, Enrico Remmert, Piero Soria, Giovanni Tesio, La professoressa in pensione che ha pubblicato da poco il suo secondo romanzo ambientato all'ombra della Mole, «Una piccola bestia ferita», ammette la difficoltà d'un forestiero a penetrare l'anima sabauda. Si è dedicata alla narrativa anche per illustrare una complessità che spesso sfugge ai suoi stessi abitanti, e lei sintetizza in barzellet¬ ta: «Un contadino della provincia lamentava in osteria di non essere mai stato a Torino, Quando finalmente riesce ad andare, i compari lo aspettano per conoscere le sue impressioni. "Savria nen", risponde l'uomo ai curiosi. "Con tute cule cà davante"». Che tradotto sta per: «Non ne ho idea. Con tutte quelle case davanti. La lettura spiana invece gli orizzonti. Nello spazio incontri del Comune, i «ragazzi del 2006» invitano i visitatori del Lingotto a una conferenza stampa. Vogliono spiegare che la città dove vivono non è affatto noiosa. «Se fosse davvero grigia come si sente dire in giro, non sfomerebbe tanti nuovi talenti della comicità italiana», s'accalora Noemi Penna, che con l'amica coetanea Sara Chiappa fa parte dell'esercito dei 23 mila nati tra l'SO e 1*88 candidati volontari nell'organizzazione delle Olimpiadi invernali prossime venture. Sul piccolo palco siedono gli affabulatori della Torino giocosa. I cabaretti¬ sti Minutolo e Losito, Alessandro Nardis anima dei mercoledì ridanciani del Cab 41, Marco e Mauro, i due carabinieri de «La sai l'ultima». Tutti a sfatare il mito dell'opacità. La Fiera arcobaleno si chiazza di vermiglio con le due giubbe rosse a guardia del padiglione dedicato al Canada, paese ospite dell'edizione 2003. In tanti cercano di identificare la città con mille modi di descriverne le sfumature. Lo scrittore Dario Voltolini porta in fiera «I confini di Torino», un volume snello appena uscito per le edizioni Quiritta (appuntamento domani alle 16). Lo sguardo dell'autore si ferma sugb scorci che «l'abitudine porta a non vedere più». Le porte d'accesso al centro, per esempio. Voltolini, nato e cresciuto in barriera di Milano, insiste nei suoi scritti sull'idea di soglia: «E' cimoso come le strade buone per entrare in città non siano le stesse che si fanno per uscire. Il lungofiume che arriva da MoncaUeri, per esempio, è la prospettiva più bella per chi arriva puntando alla Mole. La direzione opposta mi piace meno, preferisco l'accesso a Moncalieri attraverso il mercato». Linee immaginarie come le vie dei canti degli aborigeni australiani, che compongono la topografia poetica del capoluogo piemontese. Le storie offerte al lettore in esplorazione al Lingotto raccontano Torino molto differenti fra loro. I tic quotidiani descritti da un osservatore speciale come il sindaco Sergio Chiamparino, che prova a scrutare le pieghe d'un volto famigliare quanto quello d'una compagna di vita. Domenica alle 15 Chiamparino presenta il libro «La città che parla» (Mondadori), il suo secon¬ do, dopo «Municipio», dedicato alla comunità che amministra. I percorsi, talvolta abusati, della magia. E' il bolognese Emesto Fazioli a dame un'ulteriore versione nel saggio scritto a quattro mani con Morena Poltronieri, «Misteri di Torino» (Hermartena»), in calendario-anticipazioni domenica alle 11, Una città nera che si sovrappone a quella gialla di Margherita Oggero, all'arcobaleno giovanile, al bianco civico del primo cittadino. La tavolozza torinese della Fiera del Libro 2003. Dalla fama di capoluogo del «monocolore» alle mille tinte con le quali sappiamo descriverci: dal giallo al rosa, dal rosso al nero dai romanzi dei narratori al saggio di Chiamparino UN MOMENTO DELL'INAUGURAZIONE

Luoghi citati: Canada, Milano, Moncalieri, Torino