La prima pila fu ideata a Baghdad?
La prima pila fu ideata a Baghdad? ARCHEOLOGIA La prima pila fu ideata a Baghdad? Guido Clerici LE vicende della città di Baghdad ci fanno tornare alla mente la scoperta di una piccola giara che forse può essere considerata un precursore delle pile. Nel 1930 una spedizione archeologica americana, in uno scavo nei dintorni di Baghdad, rinveniva recipienti in terracotta contenenti parti di bronzo e ferro, che potevano esser considerati elettrodi, se immersi in adatto elettrolito. La datazione del reperto si basa sul fortunato rinvenimento nello stesso sito, di monete della dinastia, sassanide, i re persiani (220-660 d.C). Diverse pubblicazioni sulla scoperta apparvero negli anni seguenti e tuttora essa è ricordata quando si evocano i primordi dell'elettricità. La prima pubbhcazione fu fatta da Leroy Waterman dell'Università del Michigan, che riporta anche alcune fotografie: una piccola giara alta circa 140 millimetri, sigillata con bitume, contiene una barretta cilindrica di ferro (98 mm), in un cilindro di rame del diametro di circa 26 millimetri. Scavi successivi, nel 1936 portarono alla luce oggetti simili. Il tedesco Wilhlelm Koenig, divenuto poi direttore del Museo di Baghdad, riferisce del ritrovamento negli scavi nei pressi di Kirkuk nel Kurdistan di numerosi recipienti alti 140 mm, muniti di «elettrodi»: cilindri in rame (98 mm; d=26 mm). La barretta centrale era molto corrosa, in un modo che indica corrosione anodica per passaggio di corrente. Con l'elettrolito, acido o alcalino, l'elemento presenta una forza elettromotrice inferiore ad un volt, ma sufficiente ad un bagno galvanico per la deposizione d'argento o di rame e forse, data la difficoltà, d'oro. Koening sostiene, sia pure con il punto interrogativo, la destinazione galvanica del dispositivo («Ein galvanisches Element aus der Partherzeit?). Mancano, tuttavia, prove sicure sulla destinazione, ma dagli ambienti di ritrovamento e dagli altri oggetti insieme rinvenuti, se ne può dedurre un uso magico, inteso come strumento di «magia naturale». La Persia era, infatti, culla di queste arti. F.M. Gray, della General Electric, si occupò dell'interessante questione, riproducendo la cella, valutandone le possibili utilizzazioni, quindi riferendone sull'Electrochemical Society Journal. Sembra che i dispositivi fossero diffusi in Persia, poiché molti altri furono trovati e sono esposti al Museo delle Antichità di Berlino. Sono anche visibih al Museo Archeologico di Baghdad e qui furono esaminati da Giovanni Pettinato, il decifratore delle tavolette con scritte cuneiformi trovate negli scavi di Ebla, in Siria. A Pettinato avevamo consegnato queste note in vista di un suo viaggio in Iraq, rimandato per gli eventi bellici, con la preghiera di ulteriori ricerche. Purtroppo le devastazioni avvenute al Museo il 10 aprile scorso fanno temere per questo programma. (*) Presidente del Comitato Elettrotecnico Italiano Pile
Persone citate: Clerici, Giovanni Pettinato, Gray, Leroy Waterman, Pettinato, Wilhlelm Koenig
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