L'editoria Italiana si fa in quattro: è il poker delle concentrazioni

L'editoria Italiana si fa in quattro: è il poker delle concentrazioni L'editoria Italiana si fa in quattro: è il poker delle concentrazioni Giuliano Vigini COL passaggio della Utet alla De Agostini e con la recente ristrutturazione del gruppo novarese è stata giocata in questi mesi un'altra importante carta nella partita in atto nell'editoria italiana. Anche se il tavolo è largo e tutti possono partecipare al gioco, il numero di quelli che tengono in mano le carte si riduce sempre più. Dal punto di vista del mercato, nel "mare magnum" di case editrici che compongono l'universo editoriale (al 1" maggio 2003, 5.034 case editrici), quattro grandi gruppi (Mondadori, RCS, De Agostini, Messaggerie Italiane), con le loro società e i rispettivi marchi editoriali, e non più di altre trenta case editrici grandi o medio-grandi assorbono circa il 9007o del giro d'affari del libro in tutti i canali. Il 5-607o del mercato è appannaggio di circa 100 case editrici, il 4-50Zo va a tutte le altre sigle editoriali. In sostanza, con meno di 300 editori si fa tutto. Se poi ci si limita agli editori di best-seller da 100.000 copie in libreria, la rosa, per il 2002, si restringe a sei (Rizzoli, Mondadori, Salani, Feltrinelli, Bompiani, Longanesi), e anche se si allarga il campo ai primi cento oltre le 20.000 copie, non si aggiungono alla lista molti altri nomi, sia nella narrativa italiana (Baldini 8- Castoldi, Einaudi, Zelig, E/O, Sellerio) e straniera (Neri Pozza, Einaudi, Adelphi, Guanda, TEA, Fazi), che nella saggistica varia (Fandango, Sperling fr Kupfer, Tropea, Editori Riuniti, Fazi, Sonzogno, La Mandragora). Per inserire nell'elenco della varia altre case editrici oltre a quelle già citate, bisognerebbe includere i libri per ragazzi (Piemme, Fanucci) o i dizionari (Zanichelli, Garzanti Linguistica, Hoepli, ecc.) o i testi religiosi (San Paolo, Paolina, Piemme, Ancora, ecc.), ma la composizione del gruppo - sempre a determinati livelli di classifica dei più venduti in libreria - non si allungherebbe ugualmente di molto. Del resto, anche in rapporto alle quote di mercato in libreria, sempre con sei case editrici (Mondadori, Rizzoli, Longanesi, Feltrinelli, Einaudi, Sperling SKupfer) si supera la sogha del 600Zo. Questi dai; - assieme ad altri riguardanti oltre la metà dell'assorbimento nazionale delle vendite in libreria in poche importanti aree commerciali (Milano, Roma, Padova) e in un ristretto numero di librerie (150-200) delineano un quadro che conferma come, anche in Italia, si stiano accentuando i fenomeni di concentrazione e radicalizzazione del mercato editoriale. Certo, rispetto ad altri paesi (Francia o Stati Uniti, ad esempio), ci teniamo ancora a una certa distanza, ma la direzione di marcia è la stessa. Per cercare di capire la natura di tali fenomeni, non si può però prescindere dal considerarli nel loro contesto e, da lì, prendere le mosse per valutare quale potrà essere la politica dei gruppi editoriali nei prossimi anni. Pur nella diversità degli approcci da parte dei singoli al tema dello sviluppo editoriale e alla conseguente configurazione del loro sistema d'impresa in rapporto agli obiettivi, alle strutture e alle tipologie di offerta di ciascuno, esiste innanzitutto un denominatore comune: la necessità per tutti di ripensare continuamente le aree d'affari, i contenuti e le formule alla luce delle situazioni emergenti; dirazionaUzzare e riorganizzare le scelte complessive, anche e forse soprattutto in una prospettiva intemazionale; di individuare società e canali divenuti strategici, in generale o in uno specifico ambito, che possono aprire spazi commerciali nuovi o dare valore aggiunto alle attività in corso. In ordine a questi obiettivi, le acquisizioni, le fusioni, le ristrutturazioni sono un orizzonte quasi fisiologico per un gruppo: fanno cioè parte del naturale dinamismo con cui un'impresa cerca di competere a determina- ti livelli per mantenere e possibilmente conquistare posizioni, migliorare la redditività e, in definitiva, sfruttare al meglio le risorse (economiche ed umane) di cui dispone, in modo da realizzare le finalità che si è posta fin dall'inizio o che ha individuato come più pertinenti strada facendo. Tutto questo può essere rallentato nei tempi o ridimensionato nel volume degli investimenti in periodi di persistenti difficoltà o brusche frenate di determinati settori, com'è appunto il momento che stiamo attraversando: da un lato, perché si evidenzia un sensibile calo nei consumi; dall'altro perché il mercato diventa sempre più frequentemente come un elastico, che ora tira da una parte ora dall'altra. Del resto, si vive in un clima di grande incertezza generale, dovuta non soltanto ad eventi straordinari negativi e a una conseguente flessione economica su larga scala, o di larghi settori produttivi, ma all'evoluzione stessa della società, che sembra dominata da quell'impalpabile paura o almeno da quella sotterranea insicurezza che nasce dalla complessità del mondo e dai suoi continui processi di cambiamento: dalla globalizzazione, dalla liberalizzazione e dalla competitività esasperata, ma anche da tutti i grandi o piccoli problemi individuali d'ogni giorno, che producono un senso permanente di ansia e disorientamento, con effetti di non-reattività, prudenza, ripiegamento su se stessi. Ora, inunasituazionerealeo psicologica di questo genere, non può esservi una grande propensione all'acquisto, sia perché la gente punta di più a risparmiare (non si sa mai...), sia perché cresce poco il suo potere d'acquisto. Oltretutto, i consumi tendo- ' no a spostarsi prevalentemente nella direzione dell'evasione, dello svago, del tempo libero, della vita di relazione: cioè di quei consumi, in buona parte giovanili, che si proiettano verso Tester- no piuttosto che verso l'interno (dov'è posizionata, tanto per intenderci, la lettura). Ma un gruppo, nonostante questo, non può fermarsi, anche per il fatto che le partite editoriali e commerciali ormai non si giocano più su un tavolo solo, e si trova quindi nella necessità di continuare ad investire, anche se, nel farlo, può rischiare di più. Così, pur non abbandonando l'aureo principio che il primo modo di guadagnare è quello di non perdere, un gruppo non dimentica che il fermarsi non significa semplicemente stare fermi, ma comporta spesso un andare indietro. E questa situazione può diventare in breve tempo più grave del rischio stesso che si teme. Ecco perché si guarda al futuro tenendo conto di uno scenario molto ampio, in cui le dinamiche dello sviluppo sono profondamente cambiate e non coinvolgono più soltanto i tradizionali riferimenti dell'innovazione del prodotto, dei processi o dei sup¬ porti che servono a realizzarlo, ma abbracciano l'intera rete di nuovi contenuti, servizi e relazioni sulla cui stabile e armonica integrazione si regge oggi l'equilibrio e la forza di un'impresa. Se così è, diventa normale che un gruppo non solo punti a posizionarsi o riposizionarsi meglio nel settore d'affari dove già opera oppure a coprire settori in cui ancora non è presente ma dove intravede delle opportunità, ma si inserisca anche in tutti quei gangli vitali dei processi di produzione, stampa, distribuzione e diffusione del libro che concorrono a migliorare e diversificare i contenuti, ottimizzare le risorse, controllare e gestire megho i vari anelli del sistema e, in definitiva, creare valore e redditività. In questa logica - tanto per esemplificare - l'acquisizione o il potenziamento di una catena di librerie; la definizione di accordi di vendita diretta; l'informatizzazione della filiera editoriale; l'acquisto di una cartiera o di un grande magazzino; lo sfruttamento massiccio delle potenzialità d'impatto di un canale com'è stata nello scorso anno l'edicola con la formula vincente del "giornale -)- libro" -; l'investimento in settori promettenti dell'industria della conoscenza e dell'informazione; l'utilizzo della stampa digitale possono essere elementi altrettanto importanti nell'economia di una grande azienda quanto una progettazione editoriale qualificata. Da qui nasce quell'insieme di fenomeni, di diversa natura, che spesso vengono posti sotto l'etichetta onnicomprensiva di "concentrazione", ma che rappresentano, in realtà, i molteplici e multiformi aspetti della politica di un gruppo editoriale nella società multimediale. Non che questo contesto giustifichi tutto, ma in ogni caso non vi si può prescindere, anche quando restino ben presenti i limiti di guardia da non superare per evita che un mercato sempre più ' i : to e deregolamentato si trasformi in una "selva selvaggia" eticamente e commercialmente irresponsabile. Specialmente là dove un'industria libraria in cui l'integrazione e l'interdipendenza con altri media (giornali, radio, televisioni, Internet), accelerata da un'innovazione tecnologica a getto continuo, preme con forza sempre maggiore sugli assetti di mercato e sui rapporti di forza tra operatori. Tuttavia, ragionando da piccoli editori, non si può sposare la tesi - che più volte si accampa nei libri, sulla stampa e nei dibattiti - che il successo o l'insuccesso di una casa editrice dipenda essenzialmente dalle concentrazioni o comunque dai condizionamenti che provengono dalla politica dei grossi gruppi editoriali. Il problema di fon,do, infatti - oltreché naturalmente nella qualità del marchio e dei suoi titoli -, risiede nel mercato stesso e nei suoi meccanismi; nella lentezza del sistema a fronte della crescente velocità e obsolescenza di ciò che si produce; nell'abbondanza parahzzante di un'offerta non assorbibile da una domanda piuttosto ristretta e concentrata; nell'assenza o nella lacunosità di un'informazione tempestiva e di una comunicazione efficace (dall'editore al promotore; dal promotore al libraio; dal libraio al pubblico). Tutto questo fa sì che i libri purtroppo anche quelli di grande qualità - non si vedano e non si trovino. Non a caso la domanda che più frequentemente un piccolo editore si sente rivolgere da un suo autore è di aver girato per molte librerie e di non aver trovato una copia del proprio libro. Deficienze promozionah, intoppi distributivi, disattenzione dei librai, mancati rifornimenti? Le cause possono essere le più diverse, ma la questione essenziale è che se non si migliora individualmente e non srmigliora, per quanto è comune, tutti insieme, questi problemi sono destinati a restare senza soluzione. È realisticamente difficile oggi uscire da quella spirale produttivo-commerciale nella quale la macchina della velocità e del consumo immediato è diventata il tritatutto, non tanto della qualità,, quanto piuttosto della durata e della reperibilità dei libri. La sfida, allora, non è solo di evitare l'invisibilità o l'omologazione - magari anche utilizzando canali e vie alternative rispetto a quelli tradizionali -, ma di riuscire con continuità e lungimiranza a far sì che le proprie scelte siano sempre megho commisurate al pubblico effettivo che si ha; all'ambito di riferimento culturale e commerciale che si è scelto come prioritario; alle dinamiche possibili del proprio sviluppo. Dipende, in altre parole, dal piccolo editore riuscire a trovare spazi di manovra per affermare la qualità e lo stile, del proprio lavoro. Sapendo, certo, che si incontreranno sempre più difficoltà e condizionamenti, ma sapendo anche che qualcosa di buono si potrà pur sempre fare, a patto che ci si metta - come suggeriva l'antico proverbio orientale - ad accendere la luce invece che continuare a maledire il buio. Quattro grandi gruppi (Mondadori, RCS, Messaggerie Italiane De Agostini), con le loro società e i rispettivi marchi editoriali, dominano un mercato sempre più caratterizzato da acquisizioni, trasferimenti, fusioni Con non più di altre trenta case editrici grandi o medie assorbono circa il Wo del giro d'affari del libro; se ci si limita agli editori dei bestseller da 100 mila copie, la rosa si restringe a soli sei nomi UN CONVEGNO AIE a Come si legge e come sì comprano oggi i libri in Italia? Se ne discuterà giovedì 15 maggio in Rera (h. 17 Sala Gialla) al convegno "Lettori, non lettori, lettori da edicola", organizzato dall'Associazione Italiana Editori e coordinato da Giovanni Peresson, con la partecipazione di Saverio Gazzelloni (Istat), Giorgio Grossi (iard) e Carlo Erminero (Demoskopea). m Dai dati Istat 2000 risulta che solo il 38,30Za della popolazione italiana con più di 11 anni ha letto almeno un libro nei 12 mesi precedenti; ma un'altra indagine Istat ha rilevato una quota significativa di cosiddetti lettori "morbidi" o "inconsapevoli" (i lettori di manuali, libri di cucina, guide turìstiche, gialli, rosa, ecc.). Un segmento in crescita, che porta la percentuale di lettura al MONDADORI Società controllate Sperling fi Kupfor}: Frassinelli RCS Società controllate —| Mursia Scuola I Le Monnier H Minerva Italica \ HJuvenilia Poseidonia |—JBomp | Sonzogno [La Tribuna ! -[RCS Scuola I lam RCS Collezionabili Calderini Etas La Nuova Italia r-j Tramontana Sansoni Società collegate o partecipate Società collegate o partecipate Harlequin Mondadori Leonardo Arte Electa Bruno Mondadori Adelphi RL Libri MESSAGGERIE ITALIANE DE AGOSTINI ISTITUTO GEOGRAFICO DE AGOSTINI I Società controllate Società collegate o partecipate |—{ Guanda RoughGuides IIWIWtWWMW Società controllate : I Piemme [—1 -f" RLLIbri ~~\ DE AGOSTINI PROFESSIONALE DE AGOSTINI DIFFUSIONE DELUBRO 1 Società collegate o partecipate DE AGOSTINI RIZZOLI PERIODICI Il fisco a I d'Italia liìarietti jjf Città studi ~ÌH Liviana .'"■l"""l"'l'"l1"' "'l1.1!' m il imi: La tabella indica le principali società o marchi editoriali dei quattro più grandi gruppi del nostro mercato editoriale I riferimenti riguardano soltanto le case editrici di libri operanti in Italia Fonte: Editrice Biibliograf Ica su dati del singoli gruppi Elaborazione a cura di Giuliano Viglnl

Luoghi citati: Francia, Italia, Milano, Padova, Roma, San Paolo, Stati Uniti