Dada, l'avanguardia lunga un secolo

Dada, l'avanguardia lunga un secolo VENEZIA Dada, l'avanguardia lunga un secolo Marco Rosei CHIUSO il sipario, credo che nessuno potrà disconoscere che l'arte e l'immaginario del XX secolo sono state anche, e forse soprattutto, un territorio senza confini di antitesi, di contraddizioni, di demohzioni e di ricostruzioni, di nichilismi e di esplosioni vitali; un regno, anche, della virtualità storica e critica, cangiante e dai molti volti a seconda dell'angolo visivo, fra tradizione e avanguardia, fra valori e rifiuti e rovesciamento di valori. Dada. Tema e presenza imprescindibile, mitizzato o minimizzato in qualunque memoria o intervento sull'arte del XX secolo. Anche perché la vulgata, Breton testimone, incorona Dada radice del Surrealismo. In realtà, perché quella «società di giovani arti¬ sti e letterati» (comunicato sulla stampa di Zurigo del 2 febbraio 1916) europei disertori dalle trincee della prima guerra mondiale che aprì tre giorni dopo il Cabaret Voltaire esponendo quadri, collages, grafiche, recitando e cantando, intuì e tracciò le linee essenziali di quel territorio. Con lo scrittóre e uomo di teatro tedesco Hugo Ball, che nel 1914 avrebbe dovuto e non potè realizzare a Monaco le azioni sceniche simbolistiche di Kandinskij, vi era lo scrittore romenofrancese Tristan Tzara. «I veri dada sono contro dada». «Dada non c'è per nessuno, devono capirlo tutti». Dada travalica già le «avanguardie storiche» e inaugura i futuri decenni di Saturno che divora i propri figli. Sempre Tzara: «Non ci basiamo su nessuna teoria. Ne abbiamo abbastanza delle accademie cubiste e futuriste: laboratori di idee formali». Dinamite culturale che lascia impronta nel secolo. Ma il racconto di Ball della nascita è curiosamente minimalista, con i quattro ometti di aspetto orientale, Marcel e Georges Janco, Tzara, Max Oppenheimer, che entrano nella sala in allestimento con quadri e cartelle sottobraccio. «Per caso si trovava là anche Arp,e con poche parole ci mettemmo d'accordo». La raffinata piccola mostra, inaugurata da una rievocazione delle serate del Cabaret Voltaire con un trio di balalaike e un cantante e attore - Hugo Ball - che indossava il costume carnevalesco di cartone di cui è esposta la foto originale, riprende quel minimalismo: il manifesto litografico dell' ucraino Marcel Slodki, di pieno espressionismo tedesco (guardaro¬ ba 50 cts.), e un piccolo ricamo già informale di Aip del Kunsthaus di Zurigo, da cui proviene anche il collage «povero» su legno, costruttivista, di Janco; l'Uomo blu di Richter, anch'esso di piena discendenza monacense, mentre la bellissima grafica Boss+ceHo della GNAM di Roma è nettamente cubofurista. Donna sdraiata di Schad, anch'egh aderente al circolo, annuncia addirittura la Nuova Oggettività. La sovversione nichilistica Dada è soprattutto scritta, agita, cantata. Secondo l'erede Breton «Dada è uno stato d'animo». Dada a Zurigo. Venezia, Spazio Culturale Svizzero Campo Sant'Agnese Orario da martedì a domenica, 10-19 Fino al 22 giugno Particolare dall'«Uomo Blu» di Hans Richter

Luoghi citati: Roma, Venezia, Zurigo