Pensioni, il govemo prende tempo Sindacati pronti alla mobilitazione di Roberto Giovannini

Pensioni, il govemo prende tempo Sindacati pronti alla mobilitazione BERLUSCONI PRIMA ANNUNCIA UN VERTICE POI SMENTISCE. APPROVATA LA DIRETTIVA EUROPEA SUI FONDI Pensioni, il govemo prende tempo Sindacati pronti alla mobilitazione Roberto Giovannini ROMA Pensioni, grande è la confusione. Lunedì il ministro del Welfare Roberto Maroni aveva chiesto un vertice a tre con il premier e il ministro dell'Economia per decidere una linea del govemo sulla previdenza. Ieri mattina, da Istanbul, Silvio Berlusconi ha affermato di aver già fissato un incontro in settimana; nel pomeriggio, da Bari, il presidente del Consiglio ha fatto marcia indietro, spiegando che per adesso «non c'è nessun incontro» con i ministri Maroni e Tremonti sulla «riforma delle pensioni». Anche se «non è questa settimana, ma - ha aggiunto - c'è un accordo per vederci, anche se non è stata fissata una data». Sempre Berlusconi, a chi gli chiedeva se fosse preoccupato per l'atteggiamento della Lega Nord, il premier ha risposto: «No, assolutamente. Tra l'altro stamani ho anche sentito Umberto Bossi». Insomma, a quanto pare l'esecutivo non è ancora pronto per definire una strategia concordata sul tema delle pensioni, come chiesto da Roberto Maroni. Indice di una difficoltà nel mettere a punto una posizione, tenendo conto che nella maggioranza e nel govemo ci sono idee diverse: chi, come Maroni, difende la sua delega ora all'esame del Parlamento, e chi invece vorrebbe interventi più drastici per penalizzare le pensioni di anzianità e allungare in modo deciso l'età effettiva di pensionamento degli italiani. Oppure - come comincia a sospettare qualche leader sindacale - questo surplace altro non è che la mascheratura di una volontà dell'Esecutivo di prendere tempo: evitando una decisione immediata si punta a neutralizzare le minacce di sciopero di Cgil-Cisl-Uil, si evita che il tema (delicatissimo e poco «popolare») delle pensioni pesi negativamente sulla campagna elettorale delle amministrative, e sì creano le condizioni perché in autunno magari all'interno di un contesto europeo - possa essere varata la «Maastricht delle pensioni» che il sindacato paventa. Fatto sta che ieri, dopo le contraddittorie affermazioni di Berlusconi, nelle sedi sindacali si è diffuso malumore e preoccupazione. Ma anche un desiderio di mettere in moto la macchina della mobilitazione, proclamando uno sciopero, magari al culmine di un percorso di lotta che lascerà il tempo per un ripensamento in caso di novità. I leader di Cgil, Cisl e Uil si vedranno oggi per concordare le iniziative. Ma e parole di Adriano Musi (numero due Uil) sono esemplificative dello stato d'animo dei confederali: «Arrivati a questo punto, andremo avanti perla nostra strada. Ieri temporeggiavamo perché c'era ancora un tempo utile. Oggi è evidente che la convocazione chiesta da noi non c'è, e per sapere qual è la posizione del govemo sulla previdenza dovremo attendere. A questo punto valuteremo solo le risposte ufficiali, quando ci saranno. Ma il gruppo dirigente saprà rispondere adeguatamente a quelle che sono le preoccupazioni dei lavoratori». Sulla stessa linea la Cgil, con Guglielmo Epifani. «Ahbiamo aperto un tavolo di confronto sulle pensioni. Oggi ci accorgiamo che nel govemo ci sono due, tre posizioni diverse. Spero che governo decida rapidamente e che risponda a quello che gli abbiamo chiesto. Alla lunga - ha spiegato non si possono lasciare pensionati e lavoratori nell' incertezza sul loro futuro previdenziale». E chiede una posizione chiara anche il leader cislino Savino Pezzotta: «Il governo deve convocarci in fretta sulle pensioni e dare delle risposte alle proposte dei sindacati. Se queste non arriveranno decideremo il da farsi». E anche l'Ugl, dopo aver salutato «il time-out di Maroni» come provvidenziale a «un passo dalla rottura», alza i toni e dissotterra l'ascia di guerra. Intanto, ieri - dopo una gesta¬ zione di 12 anni, il consiglio Ecofin ha adottato, senza dibattito, la proposta di direttiva sulle attività e la sorveglianza di fondi pensione e schemi di previdenza aziendale. Le nuove norme consentono ai gestori dei fondi pensione di beneficiare pienamente del mercato interno e dell'euro, sopprimendo gli ostacoli che ancora dividono un paese dall'altro in questo settore. Gli enti interessati alla direttiva «coprono» il 2507o della forza lavoro europea e gestiscono investimenti per 2.500 miliardi di euro, pari al 290Zo del Pil della Uè. II ministro del Welfare Roberto Maroni con Stefano Parisi (Conf industria) e Savino Pezzotta (Cisl)

Luoghi citati: Bari, Istanbul, Roma