Si è arresa a Baghdad la «dottoressa Germe»

Si è arresa a Baghdad la «dottoressa Germe» NELLE MANI DEGLI USA ANCHE L'EX CAPO DI STATO MAGGIORE Si è arresa a Baghdad la «dottoressa Germe» Rihab Taha era diventata il simbolo dell'incubo biologico iracheno Il generale Sattar catturato mentre arriva Paul Bremer, nuovo capo dell'amministrazione, che promette il «passaggio delle consegne» Paolo Mastrolilli NEW YORK Anche la «dottoressa germe» si è consegnata a^li americani, insieme al capo di stato maggiore delle forze annate irachene, proprio nel giorno in cui l'amministrazione provvisoria ha voltato pagina con l'arrivo a Baghdad del nuovo capo Paul Bremer. Rihab Taha era diventata il simbolo dell'incubo biologico iracheno, anche se il Pentagono non l'aveva inserita nel mazzo di carte con le facce dei 55 ricercati speciali. Sotto la sua direzione, durante gli Anni 80 e 90, si erano svolti gli esperimenti con agenti come l'antrace, ilbotulino e l'aflatossina, e questo le aveva fatto guadagnare il nomignolo di «dottoressa germe». Solo nel febbraio scorso, durante un'intervista con la Bbc, Rihab aveva affermato il diritto del suo Paese a sviluppare tali armi, come deterrente nell'instabile regione mediorientale. «Noi - aveva detto - non abbiamo mai avuto l'intenzione di fare del male a qualcuno. Però l'Iraq è stato minacciato da diversi nemici e si trova in un'area che soffre per i conflitti regionali. Perciò penso che sia nostro diritto avere qualcosa con cui difenderci». La dottoressa, però, aveva ribadito la linea adottata da tutti i leader del regime, secon- do cui le armi erano state distrutte e alla vigilia dell'attacco americano non esistevano più. La Taha non era solo una scienziata, ma anche una protagonista della vita politica irachena. Era sposata con l'ex ministro del Petrolio Amer Rashid, con cui formava una delle coppie più potenti del Paese. Lui si era consegnato agli americani il 28 aprile scor¬ so, mentre lei, secondo fonti di intelligence, era fuggita in Siria. Come molti altri leader del regime, anche la «dottoressa germe» non è stata catturata, ma ha negoziato la sua resa. Questo sembra indicare che le forze di occupazione faticano a trovare i ricercati, ma nello stesso tempo le condizioni di vita sono diventate così complicate, per gli ex collaboratori di Saddam, che consegnarsi è il modo migliore di sopravvivere. Gli americani ora sperano che Rihab, nota per il suo carattere scontroso, sia disposta a cooperare, fornendo notizie sulle armi di distruzione di massa che ancora nessuno ha trovato, sebbene nei giorni scorsi fosse già stata arrestata la sua ex Una squadra di sminatori mozambicani sotto comando americano al lavoro alla periferia di Baghdad collega Huda Salih Mahdi Ammash, soprannominata «signora antrace». A questo scopo dovrebbe tornare utile anche la cattura di Ibrahim Ahrnad Abd al Sattar Muhammad al Tikriti, l'ex capo di stato maggiore delle forze armate irachene, finito pure lui nelle mani di Washington. Il generale era il fante di picche nel mazzo di carte, e rappresentava una preda amhita per le informazioni militari che possiede. Due passi avanti importanti, avvenuti proprio dopo la rivelazione che la 75th Exploitation Task Force, il reparto incaricato di dare la caccia alle armi, sta per ritirarsi a mani vuote. Ieri la consigliera per la Sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, ha detto che questa forza verràsostituita a breve da un gruppo più grande di ispettori civili ed esperti di intelligence, meglio preparati a indagare su quello che Washington definisce «l'apparato di inganni» messo in piedi da Saddam per nasconderele sue sostanze vietate. Gli Stati Uniti intanto hanno cominciato a rispondere alle critiche degli iracheni per la lentezza della ricostruzione, e alla pressione politica della maggioranza sciita che chiede la partenza dei soldati e la creazione di uno Stato islamico, sostituendo il capo dell'amministrazione provvisoria, l'ex generale Usa Jay Garner. Ieri Paul Bremer, un ex diplomatico, è arrivato a Baghdad e, pur difen¬ dendo l'operato del generale Garner che era con lui, ha promesso di cambiare marcia. «La coalizione - ha detto - non è venuta per colonizzare l'Iraq, ma per rovesciare un regime dispotico. Lo abbiamo fatto. Ora il nostro lavoro è aiutare gli iracheni a riprendere il controllo del loro destino. Intendiamo avere un passaggio di consegne efficace, efficiente e ben organizzato». Questo programma, però, non ha convinto il ministro britannico per gli Aiuti umanitari, Clare Short, che ieri si è dimessa accusando il premier Blair di non aver mantenuto la promessa di garantire all'Onu un ruolo centrale nella ricostruzione.