Maroni: subito un vertice sulle pensioni

Maroni: subito un vertice sulle pensioni IL MINISTRO INVITA IL PREMIER E TREMONTi A FARE IL PUNTO SULLA RIFORMA Maroni: subito un vertice sulle pensioni Delega congelata, sindacati pronti a far slittare la protesta Roberto Giovannlni ROMA Roberto Maroni chiama un timeout, e chiede un incontro con Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti per chiarire la linea del governo sulle pensioni. Il ministro del Welfare annuncia così il pratico congelamento fino a data da destinarsi del confronto sulla delega pensionistica all'esame del Parlamento. Ci sono state le esternazioni di Silvio Berlusconi, che di fronte ai commercianti della Confcommercio ha parlato di introdurre «disincentivi» per ritardare il pensionamento, ma anche il documento di Giuliano Cazzola e Renato Brunetta sulla possibile «Maastricht delle pensioni» da attuare nel corso del semestre italiano di presidenza deU'Ue. In più, si sa che al ministero dell'Economia l'approccio seguito dal Welfare - basato soltanto su incentivi per convincere i lavoratori a rinviare la pensione - non ha mai convinto più di tanto. E sull'altro fronte, ci sono i sindacati e Confindustria, che duellano sulle possibili modifiche alla delega, che in Senato procede con passo da lumaca. Insomma, ce n'è più che a sufficienza - confida Maroni ai suoi collaboratori - per chiedere di fare il punto della situazione, e consentire al governo di presentarsi con una linea comune sullo scottante tema delle pensioni. Una linea che per adesso non c'è. Il primo risultato di questa mossa del titolare del Welfare è che a questo punto la probabile proclamazione da parte di Cgil-Cisl-Uil di iniziative di lotta - che erano state annunciate dopo il rinvio in Zona Cesarmi dell'incontro sulla delega - potrebbe slittare. Nel sindacato c'è chi teme che la richiesta di Maroni, che di fatto si accompagna a un congelamento di ogni incontro, tecnico o politico, sia soltanto un elemento di un gioco delle parti: ci sono le elezioni Roberto Maroni amministrative, il referendum sull'articolo 18, e in questo momento il governo non si può permettere un nuovo scontro sociale su un tema così impopolare e delicato. Forse queste valutazioni hanno pesato, ma è un fatto che Maroni in questa fase sia effettivamente stretto su tutti i fronti. Da un lato, i sindacati che minacciano unitariamente lo sciopero senza modifiche alla delega in tema di decontribuzione, obbligatorietà di conferimento ai fondi pensione del Tfr e parità tra fondi aperti e fondi contrattuah. Dall'altro Confindustria, che sullo sconto per i nuovi assunti non intende affatto mollare. Un pezzo di Forza Italia intende marciare rapidamente sulla strada dell'innalzamento - di almeno cinque anni, e se non obbligatorio quasi - dell'età pensionabile effettiva. Tremonti è alle prese con conti pùbblici che non quadrano, e vedrebbe volentieri un risparmio sulla spesa pensionistica. Maroni, però, deve rispondere anche al popolo della Lega, cui ha promesso mille e mille volte che le pensioni di anzianità del Nord non verranno toccate. Sullo sfondo, ima situazione un po' surreale. Al Senato prosegue con lentezza estrema l'esame della delega predisposta un anno e mezzo fa al Welfare, ma ormai è chiaro che non si farà in tempo a licenziarla entro metà giugno. E mentre si parla della delega, sulle colonne dei giornali si parla apertamente di interventi ben più drastici, da programmare in autunno, in un contesto «europeo». A muoversi sono Giuliano Cazzola (che è anche consulente del Welfare) e l'eurodeputato di Fi Renato Brunetta, ma si sa che le loro voci hanno ascolto anche in Confindustria. Le loro sono proposte che evidentemente confliggono con lo spuito della delega, cosa di cui Maroni si sarebbe lamentato con lo stesso premier. A questo punto, Maroni preferisce che il governo non vada in ordine sparso, e per l'appunto chiede a un confronto a tre con Berlusconi e Tremonti. La data del vertice non è stata ancora fissata, ma - secondo fonti ministe- riali - Maroni avrebbe chiesto al premier di organizzare il vertice con Tremonti entro questa settimana. Nel frattempo il ministro ha deciso di «congelare tutte le attività relative alla delega sulla previdenza». Un congelamento che il sindacato vede con qualche sospetto: Adriano Musi, numero due della Uil, avverte che «Cgil, Cisl e Uil dovranno definire le iniziative necessarie ad "aiutare" il ministro del Welfare ad ottenere l'incontro chiarificatore», evidentemente rafforzando la pressione sull'Esecutivo. Per Pier Paolo Baratta, Cisl, l'iniziativa di Maroni è positiva, dopo parole di Berlusconi che hanno «peggiorato solo il clima», ma dev'essere chiaro che la delega in Parlamento si deve fermare. E per la Cgil, Morena Piccinini afferma che è bene che il governo definisca una linea comune, «anche perché le dichiarazioni del presidente del ConsigUo dei giorni scorsi sono di pessimo auspicio e vanno ben oltre il contenuto, già da noi fortemente criticato, della delega».

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