Se a Wall Street riscoprono Internet la grande distribuzione scopre la Russia di Valeria Sacchi
Se a Wall Street riscoprono Internet la grande distribuzione scopre la Russia NOMI E GLI AFFARI Se a Wall Street riscoprono Internet la grande distribuzione scopre la Russia Valeria Sacchi Dopo tre anni con il cuore in gola, Jeff Bezos toma a sorridere. Per la verità il creatore di Amazon non aveva mai perso l'ottimismo, nonostante i conti in rosso e il tracollo del titolo, aiutato dal fatto che, nel biennio d'oro 1999-2000, era diventato un ricco signore. La sua creatura, nata per vendere libri on-line, ha allargato nel frattempo l'offerta e ultimamente ha ripreso a crescere sia in termini di fatturato che di utili operativi. Wall Street l'ha quindi premiata riportando il titolo sopra i 30 dollari (era arrivato a quota 113 dollari negli anni d'oro) e con lei sono scattate al rialzo e-Bay, il leader delle aste on-line guidato da Meg Whiteman e Yahoo!, il portale, alla cui testa è appena arrivato Terry Semel. E' ancora presto per dire se questi exploit borsistici delle azioni Internet Usa siano un segnale di svolta, ma Jeff, Meg e Terry ci sperano appassionatamente. Ci sperano anche gli operatori di Borsa, che tuttavia si sono fatti reticenti nei giudizi, terrorizzati dalle condanne esemplari (multe astronomiche ed espulsione a vita dalla categoria per aver raggirato la fiducia della clientela) che, negli States, sono state inflitte ai due super analisti Jack Grubmann della Salomon Smith Barney e Henry Blodget di Merrill Lynch. Perciò non è strano veder spuntare, non appena si profila un rialzo, qualcuno pronto a predicare cautela. Cosicché, anche se la voglia pazza di vedere una ripresa è forte, i timori di fondo restano. A Mila¬ no, non è soltanto il risparmiatore a tenersi lontano dal mercato, ma si moltiplicano le società che abbandonano il Usuino. Ultima, in ordine di tempo, la Saiag di Cornelio Valetto, che chiude una lista nella quale sono comprese antiche regine del parterre, come La Rinascente e Italgas, e più recenti conquiste, come lltaldesign della famiglia Giugiaro. Chi non risente di alcuna crisi è invece il gruppo svizzero Swatch, il leader mondiale dell' orologio alla cui testa è arrivato, da gennaio, NickHayer jr., figlio del fondatore. Ben deciso a continuare lo sviluppo, e sempre tallonato dal padre, Junior ha annunciato l'apertura di altri 15 negozi monomarca (nel gruppo convivono marchi come Breguet, Omega e Tissot) e il lancio di un nuovo orologio a quadrante tattile che permetterà, durante le noiose riunioni dei consigli di amministrazione, di conoscere l'ora senza farsi scorgere. Poi ha concluso lamentandosi della forza del franco svizzero, e invitando la Banca nazionale elvetica a darsi da fare per frenare il superfranco. La nuova forza dell'euro preoccupa viceversa il presidente di Volkswagen Bernd Pischetsrieder, che attribuisce in parte alla debolezza del dollaro la riduzione dell'utile nel primo trimestre (i suoi nemici, però, affermano che la colpa è soprattutto di certi modelli ormai invecchiati come Golf e Passat). La sudafricana Sab Miller, secondo gruppo mondiale della birra, ha formalizzato agli eredi di Francesco Peroni un'offerta sul 510Zo del capitale del produttore italiano che, come aveva recentemente confermato il presidente Marco Martinelli (il quale, insieme ai Peroni, ai Natali e ai Mondello ha vincolato in un accordo il 300Zo del capitale) è alla ricerca di alleanze strategiche per rafforzarsi sui mercati esteri. L'offerta, che è già stata giudicata vantaggiosa dal management della società, dovrà ora passare al vagho del patto di sindacato. La guerra in Iraq ha fatto bene alle sorelle del petrolio. Tutte, da Eni a Exxon Mobil, da Bp a Shell, hanno chiuso con forti rialzi degli utili il primo trimestre dell'anno. Le incognite ora riguardano le difficili previsioni sull'andamento del prezzo nei prossimi mesi. I bassi constimi delle famiglie rallentano il boom della Grande Distribuzione che, dopo l'arrivo dell'euro, aveva conquistato nuove fasce di clientela con una politica di calmiere dei prezzi. Ma i big del settore non demordono. L'amministratore delegato di Rinascente, Benoit Lheureux, annuncia un progetto di espansione del marchio Auchan - la catena alimentare del gruppo - che prevede l'apertura in Italia di nuovi iper al ritmo di 1-3 all'anno, la Coop Adriatica acquista una trentina di supermarket tra Marche e Emilia-Romagna, mentre la tedesca Metro, attraverso partnership con operatori locali, scala il secondo posto nella classifica dei poli italiani dell'acquisto. Contemporaneamente, senza perdere di vista la recente diversificazione nei duty-free, Arturo Bastianello, padrone e amministratore delegato di Pam, vara per i prossimi tre anni un piano di raddoppio per hard-dìscount e iper, di rafforzamento dei super (-f 150Zo) e dei negozi in franchising (-H 30-400Zo). Ma è soprattutto a Mosca che le grandi catene europee guardano, dalla stessa Auchan (che ha deciso di lasciare gli Usa per l'Urss) a Carrefour, da Metro all'Ikea che sta per investire nella capitale russa, dove è già presente con Mega, altri 200 milioni di dollari per costruire Mega-2. Esigenze di razionalizzazio,ne e la necessità di avere maggiore forza contrattuale nei confronti della distribuzione organizzata hanno spinto in Italia tre grossi operatori del settore ortofrutticolo a fondersi. Apofruit di Cesena, General Fruit di Ravenna e Coop Metapontina di Scazano Ionico (Matera) hanno così dato vita ad Apofruit Italia, gigante dell'ortofrutta che sarà presieduto da Enzo Treossi (Apofruit), affiancato dal vicepresidente Giuseppe Bubani (General Fruit) e dal direttore generale Renzo Pieraccini, da anni alla guida di Apofruit. Non si fonderanno, ma studiano un'intesa le municipalizzate per l'energia di Milano, Torino e Brescia, un riassetto favorito dalle ipotesi di misure fiscali destinate ad agevolare il riassetto elettrico e portate avanti da Bruno Tabacci, capo della Commissione attività produttive della Camera. Ad imprimere un'accelerazione all'accordo sarebbero le discussioni sul futuro di Edison, il secondo produttore elettrico italiano dopo Enel, nel cui azionariato la francese Edf è disposta a salire, ma difficilmente potrà superare il 500Zo, mentre altri soci, come le banche e Roman Zaleski, potrebbero lasciare. Dove quindi si possono aprire spazi per un polo del Nord. #1
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