Mugabe ammanetta la festa della mamma

Mugabe ammanetta la festa della mamma LO ZIMBABWE SPROFONDA NELLA MISERIA E NEL CAOS, IL PRESIDENTE REAGISCE VIETANDO TUTTO Mugabe ammanetta la festa della mamma L'arresto di cento donne è l'ultima follia dell'ex padre della patria fattosi despota personaggio Domenico Qulrico RACCONTANO che Robert Mugabe, fondatore, padrone, assassino di un lembo d'Africa un tempo felice, adesso che ha 79 anni di età e venti di potere, ha paura della morte. Per questo ha sposato l'avvenente segretaria: stregoni e maghi che affollano la sua avida corte, gli hanno assicurato che il contatto con una donna giovane allontana la vecchiaia. Così Grace, arrogante e traffìcona, si è aggiunta alla schiera dei pretoriani, e il popolo, rassegnato, si è umilmente vendicato soprannominandola «Disgrace». Ci sono davvero dittature che nella loro coerenza totalitaria sfiorano la metafisica. Il governo cinese sembrava, finora, inavvicinabile: dopo Tienanmen vietò, sulla piazza dove si era consumata la tragica e brevissima primavera della democrazia, il riso e il pianto. Qualsiasi manifestazione di sentimenti diventava allusione, pericolosa metafora di un rimpianto politico, di ima sfida. Ebbene, gli occhiuti signori della Città Proibita hanno trovato un rivale ancor più fantasioso nel vecchio satrapo dello Zimbabwe e nella sua compagna. La folla, l'assembramento, quando non è pilotato e acclamatorio, da sempre, fa inarcare le sopracciglia dei governi autoritari. E così gli sbirri di Mugabe hanno trascinato in prigione un centinaio di donne che si erano radunate a Bulawayo, una città nel Sud del Paese. Pasionarie dell'opposizione che non dà tregua al presidente e ne denuncia con tenacia (ma scarsi risultati pratici) brogli, violenze incapacità? O forse una conventicola di pericolose rivoluzionarie che preparavano la resistenza civile? Erano, invece, tranquille casalinghe che celebravano la più bonaria, innocua, casareccia delle feste del calendario in tutto il mondo: la festa della mamma. Per sfuggire al carcere hanno do- vuto pagare una multa di tre euro e 25 centesimi. Sembra una miseria: invece è una enormità in un Paese dove r850Zo della popolazione è rimasto senza lavoro e patisce la fame. Nello Zimbabwe di Mugabe, intossicato dall'amore del potere e intorpidito dai fumi della corruzione, anche la festa della mamma è reato. Una astuta trovata poliziesca infatti ha proibito qualsiasi riunione «non autorizzata», decapitando con un colpo magistrale l'opposizione. E per garantirsi la solerzia dei poliziotti il despota ha aumentato gli stipendi delle forze di sicurezza, mentre il resto del Paese sprofonda nella carestia. La polizia lo ripaga con uno zelo stakanovistico accanendosi contro tutto quello che assomiglia a un mormorio, un mugugno, una protesta. Nulla sfugge, persino il calendario viene setacciato alla ricerca di pretesti per i sediziosi. A marzo erano cadute sotto la mannaia poliziesca la festa di San Valentino e un'altra «non autorizzata» manifestazione di donne. Da Harare è appena ripartita una delegazione di tre presidenti, il sudafricano Thabo Mbeki, il nigeriano Obasanjo e il maliano Muluzi. L'Africa, preoccupata, cerca di convincere Mugabe a rassegnarsi alla pensione prima che si scateni il caos e il Paese affondi nella carestia. Difficile che si siano fatti illusioni. Il patriarca, dispettoso, da quando nel marzo dello scorso anno ha conquistato per la terza volta la presidenza grazie a ima elezione «democratica» abbondantemente corretta con brogli e violenze, ha centuplicato la sua mania di vendetta: i dipendenti pubblici sospettati di simpatie per l'opposizione sono stati cacciati dagli impieghi, le squadracce del partito del presidente si sono scatenate in una baldoria di spedraoni punitive. Perfino la tragica emergenza alimentare (fino a qualche anno fa lo Zimbabwe era considerato il gra- naie dell'Africa) è stata impugnata come una frusta per punire i sudditi molesti. Soltanto chi esibisce la tessera del partito al potere, infatti, riceve le razioni alimentari. Per gli altri c'è la fame, la carestia pilotata. La guerra scatenata contro i farmer bianchi dal presidente che manovra con astuzia il suo infracidito pedigree terzomondista, ha definitivamente distrutto l'economia. Le fattorie tolte ai «colonialisti» a colpi di pogrom non sono state distribuite ai poveri ma spartite tra i notabili del partito che le hanno saccheggiate abbandonandole, poi, in rovina. L'inflazione è cresciuta del quattrocento per cento. Chi può, tecnici, medici laureati, emigra verso il Sud Africa, gli altri si arrangiano, ingrossando le file della criminalità e della prostituzione per sopravvivere. L'Aids dilaga. I malati sfiorano i due milioni su una popolazione di dodici milioni. In una simile baraonda anche le mamme fanno paura. POPOLAZIONE: 12 milioni (di cui 2 milioni contagiati dall'Hiv) SPERANZA DI VITA: 58 anni per gli uomini, 62 per le donne REDDITO PRO CAPITE: 480 dollari Usa ESPORTAZIONI: tabacco, cotone, oro e altri minerali CAPITALE: Harare RELIGIONE: cristianesimo e animismo IL PAESE IN PILLOLE "MALATI 'x r Haràre7 i ,o J 3ABWE{ ^ (Bulawayo/ir *" botswanaSl---~^xJj /W. f "SUDAFRICA fjWAtìlAND La manifestazione ad Harare per la festa della mamma 5 s 5 i

Persone citate: Di Vita, Domenico Qulrico, Mugabe, Obasanjo, Robert Mugabe, Thabo Mbeki

Luoghi citati: Africa, Città Proibita, Sud Africa, Usa