La Margherita torinese si mette in vetrina di Luciano Borghesan

La Margherita torinese si mette in vetrina TRECENTO PERSONE IERI ALL'INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE REGIONALE: TREDICIMILA GLI ISCRITTI IN PIEMONTE La Margherita torinese si mette in vetrina In via Palazzo di Città locali aperti al pubblico con Internet, giornali e caffè Luciano Borghesan Ampie vetrine per mettere in mostra la Margherita. «Un partito nuovo, non un nuovo partito», si legge in un manifesto nella sede regionale inaugurata in vìa Palazzo di Città 26. L'ultimo slogan recita «Democrazia è libertà», molti altri sono dedicati a BerlusconiPinocchio («Dopo un anno dì governo, tanti favori per pochi, tante bugie per tutti»). Del presidente del Consigho, ieri, si sono occupati anche i padrini delle cerimonia Franco Marini, Arturo Parisi, Paolo Gentilonì. Tutti d'accordo sul fatto che debba governare per tutta la legislatura «così che i cittadini lo conoscano bene anche sotto l'aspetto politico, non solo giudiziario», ma i tre parlamentari si sono dilungati di più sull'importanza della crescita della Margherita. Un'attenzione condivisa da trecento persone, oltre a deputati e amministratori del Piemonte. Con il 18,37 per cento dei voti ottenuto alle amministrative 200.1, in città è il secondo partito (dopo Forza Italia), il primo del centrosmistra. Ha 13 nula iscritti in Piemonte, dì cui 4 mila in provincia dì Torino. Conta sull'adesione dì 436 circoU. La sede è stata pensata (dall'architetto Marco Bellei) come luogo dì incontro e da vedere: uno spazio dibattiti, un punto Internet aperto al pubbhco, ima emeroteca con i principali quotidiani, un puntq caffè. «Era giusto dare una sede ambiziosa a un partito che qui ha grandi potenzialità», afferma Marini. «Il Piemonte e Torino si confermano cantiere delle novità, da qui parte la rivincita del centrosinistra», commenta Gentiloni. «Locali aperti, trasparenti, perché i cittadini siano sovrani», aggiunge Parisi. Per il coordinatore regionale, Gianni Vemetti, il contesto logistico è la conclusione del percorso polìtico che ha prodotto la Mai^herita: «Abbiamo definitivamente superato le vecchie appartenenze: i Democratici, i Popolari, Rinnovamento, l'Udeur piemontese, movimenti che hanno deciso dì sciogliersi per un cammino comune». Simboliche le presenze dì ieri, fino a tre anni fa rappresentavano sigle che comportavano riunioni troppo numerose per definire liste e programmi unitari. Renato Cambursano, Giorgio Merlo, Gianfran¬ co Mollando, Mauro Marino, Marco Calgaro, Renato Montabone, Paolo Peveraro, Michele Paolino, Angela Motta, Bianca Vetrino, Alessandro Altamura, Marco Borgione, Tommaso Panerò, Antonio Saitta, Piero Aceto; Cesare Augusto Rattazzì, Seigìo Rogna, Giuseppina Desantis, Alessandra Speranza..., tanti volti, ognuno con il suo passato politico : la sintesi raggiunta ha avuto successo. Marmi e Parisi sono convinti: «Questa leadership con gli alleati sarà decisiva per l'affermazione dell'Ulivo alle prossime elezioni regionali». Ghigo e il Polo sono avvertiti. Gentiloni rincara la dose ricordando lo scandalo della sanità e il merito dì Saitta dì averlo denunciato. L'attacco finale è per Berlusconi. Marini apostrofa i dirigenti del centrodestra «populisti, arruffoni, senza una linea», altro che il liberismo della Thatcher, dice che «l'Italia va riportata sui binari di certezza democratica». Ogni giorno una prepotenza: Parisi tuona contro il monologo del Cavaliere a Excalibur, contro il suo pressoché totale controllo tv: «Noi, invece - esemplifica il professore, amico dì Prodì -, siatno pesci rossi in una boccia dì vetro, muoviamo la bocca ma nessuno può sentirci. Continueremo ad andare al voto con l'handicap, ma questa volta sarà stato Berlusconi a farsi conoscere per quello che è». L'inaugurazione della sededella Margherita ieri, tra i padrini Gentiloni, Marini e Parisi Gentiloni, Marini e Parisi contestano il monologo di Berlusconi a Excalibur «Noi invece pesci rossi in una boccia di vetro: muoviamo la bocca ma nessuno ci sente»

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