Casini: no all'immunità - e alla «sessione speciale»

Casini: no all'immunità - e alla «sessione speciale» NELLA MAGGIORANZA SERPEGGIA IL DUBBIO SULLA PROPOSTA Casini: no all'immunità - e alla «sessione speciale» I presidente della Camera invita alla prudenza Più possibilista Pera: «Questione da approfondire» retroscena Umberto La Rocca ROMA NO all'immunità parlamentare, no alla sessione speciale della Camera per discuterne. Pierferdinando Casini prova a mettere i suoi paletti alle iniziative del presidente del Consiglio sul.'accidentato terreno del rapporto tra politica e giustizia. Il premier e la terza carica dello Stato si vedono all'una di ieri, a Palazzo Chigi, per un pranzo deciso di buon mattino e che segue l'incontro di Berlusconi con Ciampi e la cena con il presidente del Senato Pera. Piatto forte del menù, la proposta lanciata l'altra sera dal capo del governo nell'intervista ad Excalibur, di un dibattito parlamentare che affronti specificamente il nodo dell'immunità per deputati e senatori. Ma l'idea non piace a Casini. «Silvio, ci sono montagne di argomenti che vanno discussi con urgenza, mi sembra un errore bloccare i lavori della Camera su un tema così impopolare. Sei sicuro che sia conveniente?». Il quadro che il leader centrista ha di fronte agli occhi è chiaro: i deputati convocati in un'aula più-simile a una plaza de toros che a un parlamento; il presidente del Consiglio che chiede, magari in diretta tv, di approvare un provvedimento inviso a due terzi e rotti di italiani; l'opposizione infuriata che grida «Previti, Previti»; i girotondini, capeggiati da Moretti, che picchettano i portoni di Montecitorio; e lui. Casini, seduto sullo scranno più alto, in una scomodissima posizione che ricorda tanto quella di Pera durante il dibattito sulla legge Girami. «Non mi sembra una buona idea», dunque. Né il presidente della Camera è l'unico a pensarla così. Marcello Pera è più possibilista: «L'idea della sessione parlamentare non è chiarissima, ma mi sembra comunque da approfondire», spiega ai suoi. Però fra i forzisti e gli uomini di An i dubbi si sprecano. Tanto che un ascoltato consigliere di Berlusconi in materia di giustizia si spinge a definire la proposta «una sciocchezza che non so come sia venuta fuori». E che l'altro azzurro Gaetano Pecorella preferirebbe «non limitarla all'immunità, ma allargarla a tutti gli aspetti del rapporto tra politica e giustizia e ai problemi dell'ordinamento giudiziario e della durata dei processi». Dietro al no alla sessione parlamentare dei centristi (e di buona parte di Alleanza nazionale) c'è tuttavia un'obiezione più di fondo: quella contro l'immunità in se stessa. L'Udo non ha nessuna intenzione di far propria una battaglia che, in questo momento, verrebbe vista come l'ennesimo tentativo di salvare Cesare Previti. E che, soprattutto, radicalizzerebbe ulteriormente il muro contro muro tra Berlusconi e 1^ sinistra seppellendo le ultime speranze di ripresa del dialogo tenute in vita dal capo dello Stato. Ad essere seppellite infatti, insieme al dialogo, sarebbero proprio le forze moderate e centriste dei due schieramenti. Via con i paletti, quindi. «Una cosa è chiara», dice Casini al presidente del Consiglio, «l'immunità per i parlamentari si può introdurre soltanto con una legge costituzionale. E poi teniamo conto del fatto che prendendo questa strada alziamo la palla all'opposizione pei un referendum abrogativo difficilissimo da affrontare. Loro giocherebbero sul velluto...». Silvio Berlusconi, però, non si mostra convinto. Riflette, argomenta, controbatte. Ma la speranza dei centristi è che le ragioni del presidente della Camera abbiano cominciato a fare breccia, anche perché seguono da vicino analoghe considerazioni del Quirinale e la netta frenata di ieri di Gianfranco Fini che, prendendo le distanze sull'imunità, di fatto sancisce la spaccatura della maggioranza su questo tema. Via libera invece per il cosiddetto Lodo Maccanico, che prevede la sospensione dei processi a carico delle alte cariche dello Stato. Ma, conformemente al consiglio del Quirinale, anche per Casini il provvedimento non va esteso ai ministri e tantomeno ai sottosegretari. Entro questi limiti, ben venga anche la forma dell'emendamento al disegno di legge di revisione dell'articolo 68 della Costituzione sull'immunità. E' vero infatti che, quando se ne dibatté alla Camera, Casini giudicò l'emendamento estraneo alla materia. Al Senato però, dove è ora in discussione, la tradizione interpretativa è più ampia e se questa soluzione venisse approvata, il vertice di Montecitorio non ci troverebbe nulla da ridire. «Con la speranza», ha spiegato la terza carica dello Stato ai suoi collaboratori, «che l'approvazione del Lodo segni anche una minima distensione fra i Poli». Cosa che, per ora, resta appunto una speranza. -

Luoghi citati: Excalibur, Roma