Caccia a cani e gatti, «diffondono il virus» di Francesco Sisci
Caccia a cani e gatti, «diffondono il virus» IL REGIME DI PECHINO SI APPELLA Al CONTADINI PERCHE' SI FACCIANO CURARE Caccia a cani e gatti, «diffondono il virus» In Cina voci incontrollate, nelle campagne l'epidemia non si ferma reportag Francesco Sisci PECHINO AI tempi di Mao i cani erano uccisi per strada, a bastonate, perchè considerati come uno dei lussi abietti dei ricchi, animali che sprecavano cibo prezioso per gli esseri umani. Con la politica delle riforme, invece, i cani erano usciti dall'inferno ed erano entrati in una spesele di purgatorio, tassati ma tollerati dai vicini e vezzeggiati dai padroni. Adesso, ai tempi della Sars, per i cani è ritornato l'inferno. Inseguiti dai vicini, tra le inutih proteste dei padroni, sono spesso linciati perché loro - si elice potrebbero favorire la diffusione della polmonite atipica. Gli animahsti protestano: non ci sono prove che cani o gatti (o i polli) trasmettano il morbo. Ma la razionalità e la lucieìità sono in ribasso. Anche per cjuesto, ieri il premier cinese Wen Jiabao è tornato a farsi sentire per sollecitare i contadini. Non devono nascondersi - ha detto - e potranno avere cure gratis. Inoltre, lo Stato costruirà nuove infrastrutture ospedaliere nelle campagne, proprio dove la malattia rischia di colpire eh nuovo e con più ferocia. Ma se ejuesto appare come un lavoro eh lungo termine, a breve termine Wen chiede un migliore monitoraggio della situazione, maggiore educazione pubbbea e sorveglianza nelle campagne. Intanto, l'Oms non è ancora sodehsfatta per le pohtiche decise dalla Cina: secondo i suoi ricercatori, infatti, l'epidemia non ha toccato il picco, che potrebbe interessare proprio le campagne a poche decine eh chilometri da Pechino, nella provincia dello Hebei. Lì, ufficialmente, ci sono 134 malati, un numero che è aumentato rapidamente negh ultimi giorni. Ed è lì che l'Oms vuole avere un'idea più chiara e invierà epiindi una missione speciale. Molti villaggi si sono barricati, hanno chiuso strade e ingressi a tutti ejuelli che vengono da Pechino. Ma in molti altri luoghi le famiglie nascondono i parenti scappati daUa capitale e che, a volte, si sono sottratti alla quarantena. Purtroppo, non ci sono dati precisi, ma il numero dei lavoratori fuggiti potrebbe aggirarsi da uno a epiattro milioni. I giornali citano molti episodi, per esempio cjuello avvenuto a Liaoyang, nella provincia settentrionale del Liaoning, dove è stato catturato un immigrato malato di Sars, fuggito da Pechino. Altri otto, che erano evasi da un centro di quarantena, sono ricercati nello Hebei. Nello Henan, invece, sono 350 mila le persone tornate a casa neUe ultime setti¬ mane da zone colpite dal morbo. Sembra un paradosso: le riforme e il benessere, che avevano strappato milioni eh contadini dalla terra e avevano dato loro una mobilità senza precedenti, stanno creando i problemi più gravi al Paese. «I contadini emigrati dalle campagne vivevano spesso ai margini della città racconta Lu Wei, responsabile eh un centro studi -. Non hanno forme di assicurazione e, spesso, non potevano nemmeno mandare i figli a scuola. Hanno abitazioni precarie e permessi di residenza temporanei. Ufficialmente non s:ono chiamati neppure "immigrati", ma "liudong renkou", popolazione mobile». Senza niente o pochissimo da perdere, sono tornati in massa nei paesi d'origine non appena hanno sentito avvicinarsi il pericolo. Lì, dove gli ospedah scarseggiano o non ci sono affatto, è elifficile poter contenere la Sars. Per ejuesto sono state mobilitate tutte le strutture del partito. Appena alle porte eh Pechino sono apparsi striscioni rossi che inneggiano alla battaglia contro la Sars, combattuta dai «minjin», la milizia popolare, circa 40 milioni eh uomini arruolati in un'organizzazione che era ormai prossima alla pensione e che ora toma in auge. Dovevano essere i guerriglieri in caso di invasione straniera, oggi devono dare la caccia ai loro stessi fratelli, ai vicini, come mai era successo. Perché anche la rivoluzione culturale si era concentrata nelle città e non aveva devastato la vita nelle campagne. E anche a Pechino e nelle altre grandi città, dove in queste ore si vive un maggiore ottimismo, la battagha è lungi dall'essere finita. Nella capitale, ieri, si contavano 97 nuovi malati, mentre circolava la voce che la Sars avesse colpito anche i palazzi del potere. Se nei giorni scorsi si era saputo che l'ex ministro della Difesa, Chi Haotian, si era ammalato ed era guarito, adesso sarebbe la volta eh un direttore generale dell'amministrazione comunale, vicino eh casa del capo del partito cittadino, che è stato ricoverato. La sua missione era di verificare le misure eh prevenzione e di cura dei malati: aveva visitato molti ospedali e lì si è infettato. Molti villaggi si sono barricati, ma molti altri nascondono i lavoratori fuggiti da Pechino
Persone citate: Mao, Wen Jiabao
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