Anversa fatale agli ultimi romantici della mala torinese

Anversa fatale agli ultimi romantici della mala torinese I DUE RAPINATORI ARRESTATI L'ALTRO GIORNO IN UNA GIOIELLERIA BELGA ERANO NELLA LISTA DEI SOSPETTATI PER IL COLPO AL DIAMOND CENTRE Anversa fatale agli ultimi romantici della mala torinese «Junot il tunisino» preso con un complice a un passo dal caveau milionario Quasi settantenne, le sue imprese hanno segnato tre decenni di cronaca nera Sognava il colpo della sua vita prima di ritirarsi definitivamente in pensione la storia Massimo Numa '■xm ANVERSA, oh cara. Piace da morire, questa splendida città belga, che sembra una miniatura neogotica, 45 minuti di auto da Bruxelles, affascinante incrocio di culture - ebraica ed europea - e capitale mondiale dei diamanti, lavorazione e import-export. Piace soprattutto ai superladri torinesi. Non gente qualunque: i caveau traboccanti di gemme dell'antica Antwerp vanno esercitando un fascino irresistibile a chi ha imparato un «mestiere» all'ombra della Mole. Come quello di scassinare qualsiasi tipo di serrature; di fabbricare copie di chiavi perfette; di disattivare gli allarmi. Gli «italiaans» stanno facendo impazzire gli eredi di Hercule Poirot. Gente esperta di logistica, di organizzazione, che ha deciso di emigrare per un'ultima stagione ruggente, venata dalla malinconia. Cercano il colpo della vita, il gol al novantesimo. Chiudono gli occhi e sognano le spiagge dorate dei Caraibi, già affondati nelle sabbie di quarzo, in un mare di dollari. Come il vecchio «Junot il tunisino», al secolo Giovanni Poliseri, 69 anni, detto il «re dei ladri». Un po' l'Altafini dell'ultima stagione con la Juve che entrava all'ultimo istante e spediva il pallone in fondo alla rete; un po' Jean Gabin, i gomiti sul bancone lucido di un bistrot, un bicchiere stretto e dal vetro opaco, pieno di un liquido denso che sembra latte ma che latte non è; ambrato all'inizio, la bottiglia porta su un numero: 51. Va poi allungato con l'acqua. Lo sguardo perso nel vuoto. No, non era un bistrot ma una piola, e il Pastis vale un bicchiere di barbera o semmai un Martini on the rocks. Un'energia misteriosa ha spinto «Junot» a dare la caccia, quasi settantenne, alla sua Balena Bianca, la cassaforte con l'oro e i diamanti. «Se ho tempo - diceva ai poliziotti amici - non ne resiste nessuna». Come una bella donna, inarrivabile e distruttiva. Nelle foto deir89, offre un sorriso, allegro e ribaldo, ai flash dei fotografi. Oggi la polizia federale belga lo ha rinchiuso in una cella asettica e linda come la stanza di una clinica, con le coperte verdi che sembrano di cartone, le salviette di carta che grattano la pelle e la dose giornaliera di sapone, all'interno di un cubo di vetro-cemento senza finestre e con una plafoniera al neon. La prigione come una matrioska: centinaia di celle eguali, una sopra l'altra. Ormai invisibile, il povero «Junot», solo con i suoi pensieri. Tempo scaduto, niente | golden goal. Carriera finita. Eccolo lì, in un cono di luce, davanti a un vassoio, bicchiere e posate si plastica, il cibo a base di patate che passa l'amministrazione. La signora Adriana Crudo, la moglie di Leo Notarbartolo, per colpa di questa mono-dieta, ora pesa 38 chili e ha avuto pure avuto un collasso. Molto meglio le gabbie diseguali delle Vallette, dove ci sono anche gli amici di tutta una vita dedicata al furto e la cucina è fai-da-te. Basta pagare. Ad Anversa, allo spaccio, non si compra nulla. Patate a parte. Torino e Anversa, unite solo dalla nebbia, però lontanissime. Preso a Sint Niklass, 30 minuti di autostrada da Anversa, il centro invaso dalle vetrine dei gioiellieri. Voleva svuotare il caveau della gioielleria Martens, al primo piano di un fabbricato storico. Solito buco in un muro, il sistema d'allarme soffocato dalla schiuma da barba. Poliseri e il suo complice, Pasquale Scelza, un'altra vita da mediano del crimine, tra un colpo fortunato e un po' di galera che per quelli come lui è l'università di Yale. Presi con i ferri in mano a un passo dalla cassaforte. Bottino da 500 mila mila euro. Il capo della polizia federale, Mathi Balthau, li ha già interrogati. Il colpo alla Martens è un dettaglio, quel che interessa di più è il Diamond Center. Scelza e Poliseri hanno detto di avere una casa in Germania e soprattutto di non conoscere il loro illustre concittadino, quel Leonardo Notarbartolo che ad Anversa ormai è un mito, l'uomo che avrebbe colpito al cuore la lobby degli importatori di diamanti. Anche Leo è stato immediatamente «questioned» dalla polizia. Sapete che ha detto? Che quei due torinesi non li conosce. Mai visti, mai sentiti. Però, il sistema della schiuma da barba che spegne l'urlo delle sirene a Sin Niklaas in un gorgoglio ridicolo è lo stesso usato al Diamond Center. Singolare coincidenza. D'altra parte il nome di Poliseri era tra i primi, nella lista Interpol dei sospetti per il colpo del secolo al De: 400 milioni di euro, bottino diamanti, soldi, persino videocassette pedopomografiche, misteriosi documenti. Svaniti nel nulla. Di quel favoloso tesoro è stato recuperato con assoluta certezza un solo, piccolo, misero, diamante grezzo. Prigioniero in un blister numerato, diligentemente segnato nelle denunce presen.ate dai derubati di Anversa. Trovato dal vicequestore Marco Martino, il capo dell'Anticrimine della squadra mobile, nella villetta arsenico S- vecchi merletti dei coniugi Notarbartolo. Leo è ancora in carcere in Belgio. Tutti e due, moglie e marito, accusati di aver partecipato all'indimenticabile notte al Diamond Center. Il capo della squadra mobile, Claudio Cracovia, il vice Sergio Molino e il capo dell'anti rapine, Luigi Mitola, se continua così, impareranno il fiammingo. Contatti e interscambi con la polizia belga sono ormai quotidiani. I torinesi emigrati in Belgio, e non per lavorare in miniera, non danno respiro. Ogni giorno una sorpresa o una conferma. Pasquale Scelza, il compare di Junot, aveva già subito una perquisizione da parte della squadra mobile, una ventina di giorni fa. E non per la storia, tutto sommato di routine, di Sint Niklaas ma per l'intrigo internazionale del Diamond Center. Da Torino ad Anversa. Infine Londra. Dove c'era un caveau. Aniello Fontanella, 57 anni, di Grugliasco; il proprietario di una ditta di allarmi di Sangano, Giovanni Spurgo, 53 anni, e Massimo Roco, 45 anni volevano svuotarlo. Spurgo, tanto per non sbagliarsi, raccontò di aver tentato un furto alla banca di Anversa, fallito per un amen., martinetti e bombole di gas; scanner per intercettare fre- quenze da replicare su cloni di telecomandi; le microcamere in fibraottica per esplorare le serrature. Ultimo enigma. Il misterioso signor P.: in tasca gli avevano trovato una scheda magnetica. Serviva per aprire l'ingresso superprotetto del Diamond Center. Era il novembre 2002. Un altro rompicapo per la squadra mobile. - ' '^ ' ■'■■■■■■v I PERSONAGGI Nella foto grande Giovanni Poliseri, 69 anni, detto «Junot il tunisino» Qui a fianco, Giovanni Spurgo: ha confessato che avrebbe dovuto svuotare un caveau ad Anversa Sotto, Leonardo Notarbartolo, in carcere in Belgio per il clamoroso colpo al Diamond centre In basso, la moglie Adriana Crudo: è stata scarcerata pochi giorni fa